Come rivolgersi a chi non sa leggere, se non per immagini?
Il fumetto diventa un ottimo affare, e in effetti se i giornali riescono ad arrivare ad una diffusione di massa è soprattutto grazie ai fumetti. Si inizia con supplementi domenicali a colori, rivolti sia ad adulti che a bambini.
Convenzionalmente il fumetto nasce dalla vena acida e satirica di Richard Felton Outcault nel 1895 con “Hogan’s Alley”, in cui si mette in scena la vita turbolenta e pittoresca in un quartiere di immigrati. Inizialmente tutto si svolge in una unica grande vignetta densa di immagini e parole che compaiono su muri, cartelli e sul camicione di quello che ben presto diviene protagonista : Yellow Kid, un ragazzino dalla strana fisionomia con indosso un camicione giallo sul quale compaiono reclami non proprio inneggianti ad una morale borghese. Il linguaggio sgrammaticato, la miseria che lascia segni su volti e paesaggio urbano, sono solo una parte dell’aggressività di questo fumetto, in cui sembra dominare un’allegra anarchia riottosa alle convenzioni sociali e alle regole.
Un gusto cinico e violento che sembra riflettere lo spirito dell’America dei pionieri, ma che finirà per preoccupare buona parte della borghesia e dei ben pensati.
Outcault pensò allora di sostituire la sadica innocenza di Yellow Kid con l’angelico bambino borghese Buster Brown (in Italia Mimmo), che esordisce sul New York Herald il 4 maggio 1902. Ma la carica eversiva è solo in parte smorzata dall’ambiente borghese e dalla punizione finale che fa rientrare nell’ordine il caos scatenato dalle marachelle di Buster Brown, dato che ogni episodio tende a concludersi (oltre che con la punizione) con una morale personale in contrasto con quella del mondo degli adulti.
Quel che accomuna due creature così diverse è una precisa predisposizione all’anarchia e alla sovversione, tanto più rilevante in Buster Brown, dalle apparenze angeliche e felicemente impegnato ad architettare scherzi violenti e strategicamente indirizzati a destabilizzare la borghese monotonia dei rituali familiari. La morale della favola che sigla le malefatte di Buster effonde ipocrisia e svela ancor più il cinismo di Outacault e della sua creatura, che in mancanza della figura del padre e della madre (lui è quasi sempre assente, la bella mammina compare soprattutto in veste di giustiziera per sculacciare il figlio dopo qualche disastro, conservando intatta la sua leggiadria art noveau) con la complicità del suo inseparabile bull–dog Tige si autogestisce una morale a sua immagine e somiglianza, insieme angelica e perfida.[2]
Comunque in questa prima fase nel fumetto americano sembra dominare l’ambiente multietnico, di cui si ride, ma di cui si mette anche in mostra la carica eversiva. The Katzenjammer Kids di Rudolph Dirks (1877-1968) è centrato su due piccole pesti che parlano un inglese germanizzato (conosciuti in Italia come Bibì e Bibò). Su questa scia si inserisce Fred Opper (1857- 1937) con Happy Hooligan (Fortunello) e Maud (la Checca), ancora personaggi del sottoproletariato.
Nel 1907 con Mutt e Jeff di Bud Fisher, nasce la striscia quotidiana:
I temi della striscia quotidiana dei primi anni sono simili a quelli della tavola domenicale, ma si può forse osservare una piccola sterzata in senso borghese: Mutt e Jeff sono due americani qualunque di classe media, non degli immigrati che vivono in uno slum, e nemmeno dei ragazzini terribili. Il lettore di ogni giorno vuole dunque forse ritrovare una qualche immagine di sé, in mezzo alle notizie del mondo in cui vive[3].
Jiggs e Maggie della striscia Bringing Up Father,( per noi Arcibaldo e Petronilla) di George McManus, sono dei borghesi arricchiti, ma anche in questo mondo di disavventure e gag, si mostrano contraddizioni e ipocrisie del mondo borghese. Arcibaldo mette in crisi la visione borghese del lavoro; diventato benestante con una vincita alla lotteria non si fa problemi a vivere di rendita e continuare la precedente vita, d’altra parte Petronilla fa di tutto per mascherare il suo essere una parvenu e con ansia sogna un riconoscimento sociale e culturale.
Lorenzo Di Paola
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[1] Daniele Barbieri, Breve storia della letteratura a fumetti, Roma, Carocci Editore, 2009, pp. 15,16, 17.
[2] Pietro Favari, Le nuvole parlanti: un secolo di fumetti tra arte e mass media, Roma, Carocci Faber,1996, p.23.
[3] Daniele Barbieri, Breve storia della letteratura a fumetti, p. 20.
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