Lo specchio e l’anima: fra reale e digitale
L’Io tende a comunicare, ha bisogna di legami, e allora lo vedremo dentro le relazioni: di coppia e nel gruppo familiare, fino alla comunità. Il passaggio dall’Io al Noi è alla base della vita con gli altri
Vittorio Andreoli
Nelle comunicazioni contemporanee si può integrare il concetto di comunità con quello di comunità virtuale, nella quale l’internauta è sì inserito come in un gruppo reale, ma con il rischio che il confine tra queste due nozioni venga a sgretolarsi, con il sorgere di alcuni problemi d’interpretazione e di giusta valutazione di tali sfere.
Nel mare magnum delle telecomunicazioni digitali quale la rete internet, l’utente diviene come un marinaio che durante un fortunale, in balia delle onde, non sa riconoscere la rotta e cerca tra le nebbie un porto sicuro, un faro che gli indichi la via. Spesso questo luogo ameno non si limita a essere l’approdo alle soluzioni su cui l’internauta si poneva domande, ma spesso il luogo dove riparare l’anima da insoddisfazioni e solitudine. Ecco palesarsi all’internauta una serie di piattaforme di comunicazione sociale, social network, che sembrano essere faro per il viandante del mare. Ma più che faro forse sirena. Come quest’essere fantastico, spesso le piattaforme di telecomunicazione sociale persuadono, gratificano, con le loro reti d’amicizia, di popolarità, di messa al centro dell’attenzione di un mondo che però è virtuale, non reale. Ed ecco crearsi una personalità virtuale del tutto slegata dalla vera vita reale.
Non è un caso che si parli di social network, ossia “rete sociale”: nozione nata in ambito sociologico e sviluppata in sociolinguistica ancor prima di essere presa in prestito dal “mondo virtuale”. All’interno di una rete sociale avvengono scambi comunicativi che influenzano il comportamento linguistico e sociale dei membri, o meglio il senso di appartenenza all’interno di quella stessa rete costruita attorno al parlante. Sociologicamente questa inconscia ricerca d’appartenenza e dunque consenso sociale può portare a una omologazione comportamentale; nella sfera semantica del comportamento si sta considerando una serie di concetti legati all’antropologia, alla sociologia, alla psicologia e alla sociolinguistica: i soggetti che mirano a essere considerati parte fondamentale di un gruppo, che temono la non-popolarità, il non-prestigio sociale, saranno anche i più suscettibili a quelli che di volta in volta diverranno i nuovi pensieri dominanti senza maturare un loro vero status identificativo. Tutto ciò può portare in termini psicologici a una debolezza dei criteri di autovalutazione e conseguentemente a quelli di autostima, a una debolezza del proprio equilibrio psico-emozionale e a una continua ricerca di affermazione di sé, proiettata nel consenso dei membri della rete virtuale o di rafforzamento della propria autostima, che nella realtà è vacillante, tramite l’esibizione anche fittizia di sé.
I meccanismi che regolano i sistemi virtuali divengono, così, del tutto simili a quelli che si sviluppano nella psiche umana e che influenzano a livello inconscio la parte emozionale del sé e dunque la sfera più profonda dell’io: sensazioni quali la gratificazione, la popolarità e il desiderio di sentirsi importanti nascono qui e si sviluppano in una maniera più o meno forte in base ai caratteri di questi “marinai” rapiti dalla sirena di internet: ecco così manifestarsi esibizionismo o narcisismo, con cui si mostra se stessi fino al punto di mentire. Tali soggetti avranno spesso anche una vita sociale intrisa di tali manifestazioni ma spesso è l’insoddisfazione sociale a far creare un mondo virtuale parallelo e a dare origine a tali comportamenti forse rimasti latenti. La rete sociale virtuale sembra esagerare questi comportamenti, e rifacendosi all’idea di narcisismo digitale, concetto nato proprio analizzando i comportamenti psichici in rapporto alle reti sociali virtuali, l’esagerazione della visibilità pubblica e la continua ricerca di un consenso sociale provoca disarmonie psico-emotive.
Tenendo presente che la gratificazione è generata da processi difensivi dell’io e che questi nel caso in cui la gratificazione reale non avvenga possono portare alla falsificazione della stessa realtà, in soggetti indeboliti da un non sanato conflitto tra io ed es possono manifestarsi comportamenti che portano alla sovrapposizione di rete sociale reale e rete sociale virtuale, fino all’inglobamento della prima nella seconda e mascheramento dunque della propria realtà dietro la virtualità. Maggiore è il grado d’integrazione del parlante, maggiormente questi si avvicinerà alla norma codificata da quella comunità sociale. Non pare errato, parafrasando questo concetto, parlare di senso di appartenenza alla rete virtuale che provoca spinte all’integrazione e alla socializzazione che spesso risultano fuorvianti e provocano dipendenze da essa: considerare amici chi semmai si incontra saltuariamente porta a un appiattimento degli strati della rete sociale e a una confusione nei meccanismi psichici di rapporti interpersonali.
Naturalmente non si stanno discutendo i pro e i contro della rete sociale virtuale: la rete sociale, la menzogna di sé, e diversi altri elementi qui riscontrati, sono comuni anche alla social network reale. Si tratta certamente di un’estremizzazione. Una facilità eccessiva nel divenire chi non si è, come una vita vissuta fra appuntamenti al buio.
Roberta Attanasio