Sulla semplicità nella letteratura di Raymond Carver
Gran parte della letteratura contemporanea si distingue per una visibile semplicità sintattica e linguistica, lontana dall’accuratezza e dalla complessità della tradizione antica e moderna; si pensi all’importanza della retorica nella produzione medievale oppure alla complessità del barocco, in particolare. Questa semplicità della letteratura contemporanea spesso potrebbe essere scambiata per una superficialità da parte dello scrittore, che sia indistintamente poeta o prosatore; in effetti a volte è così, ma non sempre. Le produzioni più alte della letteratura contemporanea, ad esempio, celano dietro la semplicità una vera e propria complessità, un vero e proprio lavoro di mente e “di lima” tutt’attorno al testo che ha come fine proprio la resa della semplicità.
Raymond Carver spiega in un’intervista proprio come dietro alla semplicità si nasconda un duro e complesso lavoro: “È difficile la semplicità”, dice. La semplicità, quindi, viene intesa come il punto d’arrivo per la stesura di un testo e non come un punto d’inizio. L’idea di un’opera scritta a partire da un’idea semplice e ornata da uno stile complesso si ribalta qui e appare vero il contrario.
È proprio per questa semplicità stilistica che per la produzione carveriana si è parlato di minimalismo, idea tuttavia che lo stesso Carver respinse. Ma la semplicità di Carver, comunque, non è vera soltanto quando si parla dello stile, dell’architettura che regge il testo; essa esiste anche quando si parla delle tematiche: tematiche semplici ma che in realtà ancora una volta celano quella complessità propria delle vicende umane.
I protagonisti delle sue opere, inoltre, non sembrano solo gli uomini, ma anche gli oggetti, piccoli elementi che spesso risultano imprescindibili al fine di costruire la storia come se tramite la loro presenza si possa mettere meglio in luce il tema principale della questione. Oggetti rigorosamente comuni e quotidiani, semplici, quindi, a essere in molti casi coprotagonisti dei racconti insieme alle emozioni che nell’uomo quell’oggetto suscita. L’oggetto che mette in luce ancor di più l’emozione, l’oggetto che sottolinea gli stati d’animo e le passioni intere dell’uomo. Vi è una corrispondenza tra le parole e le cose priva di artifici retorici e stilistici; se il classico lavoro di abbellimento letterario parte da una semplicità e con le parole compone una complessità stilistica elevata, il lavoro procede al contrario: è ora la semplicità ad essere la condizione ricercata.
Un posacenere, un termosifone, un telefono, tutti oggetti fermi, immobili, che coadiuvano la narrazione delle vite narrate. Sì perché leggendo una parte di questi racconti, il lettore spesso si ritrova a domandarsi come sarebbero andate le cose: “Cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stata quella cosa?”, “Come sarebbe continuata la vita dei coniugi se non fosse arrivata quell’inaspettata torta in Una piccola cosa ma buona? Sarebbe stata la stessa cosa?” E ancora si chiede: “Cosa accadrà ai coniugi di Mio dopo che avranno realizzato le conseguenze del loro superficiale gesto?”
Ma non solo gli oggetti, si diceva prima. Le emozioni, i sentimenti umani: questi sono gli elementi su cui soprattutto si sofferma l’analisi di Carver. Spesso i rimorsi. “Si sarebbe potuta evitare la tragedia in Limonata? Sarebbe potuto andare avanti Al se non avesse ritrovato la cagnolina in Jerry, Molly e Sam?”
Spesso si sente parlare d’originalità nella letteratura del XXI secolo e questa originalità viene a volte scambiata con un imperativo di fare tabula rasa di tutta la tradizione letteraria antica e moderna, è un errore nel quale pare che molti ricadano. Ancora una volta considerando la produzione alta, ci si accorge che l’originalità consiste in una rielaborazione di tematiche, tra l’altro, sempre valide, quali l’amore, o i rapporti interpersonali in genere. Ancora una volta si citi Carver, il quale ha come modello il russo Anton Čechov, non antico o moderno ma comunque precedente a Carver, sebbene pare così diverso dal suo modo di scrivere: eppure entrambi trattano di semplici eventi, di fatti comuni nella loro quotidianità che possono però portare a conseguenze inaspettate o drammatiche. Čechov ne La signora con il cagnolino, tratta di un amore che pare impossibile da essere vissuto serenamente per via delle convenzioni sociali, eppure questo fatto così semplice, così apparentemente ordinario, cela profondi drammi; in Zio Vanja tutto pare muoversi ma tutto rimane sempre uguale a se stesso, piccoli eventi pesano sui cuori come eventi dall’insopportabile portata trascinando i pensieri dei personaggi tra le amarezze, i rimorsi, le illusioni e i disincanti.
Carver e Čechov sono solo due esempi di questo filo letterario che si snoda a metà strada tra una semplicità senza regole e un complesso logico, cognitivo e strutturale, di architetture che nascondono, dietro quella stessa semplicità, la profondità e la complessità degli ordinari casi della vita.
Roberta Attanasio