Windows 10: la Microsoft lancia il suo “ecosistema” multidispositivo
L’attesa è finita, è arrivato il gran giorno a Redmond: Windows 10 sbarca sui pc e sui dispositivi degli utenti. La prima domanda che viene da farsi, leggendo il nome del nuovo sistema operativo targato Microsoft, riguarda la mancanza di un Windows 9. Dopo i non troppo esaltanti successi delle edizioni 8 e 8.1 (lanciato probabilmente solo per placare l’ira degli utenti affezionati al menu start), dopo le dimissioni di un informatico un po’ tutto matto come Steve Ballmer, la Microsoft ha cercato di rompere con le edizioni precedenti, evidenziando, di fatto, un salto. Al posto di Ballmer arriva Satya Nadella, al posto delle grida, delle urla euforiche, delle camicie zuppe di sudore e dei salti di gioia di Steve, un veterano della divisione ricerca e sviluppo, un ex dipendente della Sun Microsystems che, dal suo ingresso in Microsoft nel 1992, ricoprendo i suoi incarichi nella sezione cloud ne ha fatto schizzare in avanti i ricavi di svariati miliardi.
Windows 10, nome in codice “Threshold”(“Soglia”), è stato distribuito in ampio anticipo fra gli iscritti al programma Insider di Microsoft sotto forma di builds, versioni che venivano completate man mano, con l’arrivo di nuove funzionalità e con la correzione di caratteristiche non completamente funzionanti, segnalate o meno dagli utenti tramite un servizio di Feedback. Rivedendo spuntare la bandierina del logo nell’angolo inferiore, si potrebbe pensare che “tutto cambia per restare com’è”, ma non è affatto così. Una delle novità più dibattute è stata la sostituzione di Internet Explorer con un browser del tutto nuovo, Microsoft Edge, che si vocifera possa supportare i plugin creati per altri browser.
Edge promette, oltre al supporto di standard del web a cui Internet Explorer mai troppo si è attenuto, una velocità di caricamento delle pagine molto elevata, a cui si uniscono caratteristiche di base interessanti, come la possibilità di inserire note web scarabocchiando direttamente sulle pagine. Manca però, per ora, la possibilità di importare i preferiti da altri browser che non siano Explorer e, in effetti, questo può essere abbastanza antipatico. La migliore amica di Edge è senz’altro Cortana, l’assistente vocale già visto nei dispositivi mobili targati Windows Phone. Curiosità: prende il nome dall’omonimo personaggio del videogame Halo, prodotto dalla stessa Microsoft. Per accedere a Cortana basta pronunciare un “Ehi Cortana”, cliccare sull’apposita barra inserita di fianco al tasto Start, oppure tramite scorciatoia da tastiera, con Windows+C. Cortana, dopo aver settato varie impostazioni riguardanti il capitolo privacy e aver scelto i propri interessi, mostra una serie di notizie prese dal web che rispecchiano le proprie scelte. Di base, Cortana riesce a salvare note, ricordare appuntamenti e cose da fare, cantare qualche canzone(si, esatto), riprodurre musica, effettuare ricerche sul web aprendo istantaneamente Edge, con il quale sembra essere perfettamente in cooperazione.
Cambiamenti poi son stati effettuati anche nell’area impostazioni. Nel momento di stesura del presente articolo, oltre al classico “Pannello di controllo” si può trovare una versione semplificata di quest’ultimo accedendo all’area notifiche(una mezza novità anch’essa) e cliccando su “Tutte le Impostazioni”. Utilizzando Windows 10 per la prima volta, vi sono delle sensazioni che prevalgono, soprattutto per chi viene da Windows 8: sembra di trovarsi in un ecosistema armonioso dove ogni cosa coopera con altri elementi e soprattutto è facile da utilizzare. Non più macchinosi sistemi divisi fra interfaccia Metro e Desktop, ma un’interfaccia che unisce elementi d’affetto per il passato(come ad esempio il menu start) a quel tipo di modernità che garantisce un continuo grafico fra i vari dispositivi Microsoft: il cosiddetto “Family-feeling”, riconoscere e sentire familiare un sistema già al primo
colpo d’occhio. Una delle cose su cui val la pena soffermarsi è l’introduzione del sistema “Continuum”, che consente di passare dalla classica modalità desktop alla modalità tablet, ottimizzata per touchscreen, che ridisegna il menu start e passa in una modalità “Tile” simile a quella del predecessore, che esegue le app direttamente a schermo intero. I tasti nella tray rimangono però gli stessi, vien da chiedersi se siano davvero così comodi da utilizzare su di un touchscreen. Il sistema, non volendo (in questo caso, di proposito) utilizzare strumenti “scientifici” di test delle prestazioni, sembra piuttosto reattivo e fluido, nonostante varie installazioni di programmi.
Finora si son esplorate solo poche delle novità introdotte dalla Microsoft per questa edizione di Windows e, forse, il lato realizzativo non costituisce la rivoluzione copernicana del mondo dei sistemi operativi. Quella che è la più grande novità è, per il colosso americano, il modo di intendere il business. Se fino a ieri esso puntava alla raccolta di ricavi tramite vendita di licenze, Windows 10 è orientato invece ai servizi, agli abbonamenti per usufruire di questi ultimi, svincolando quindi le entrate dalla sola vendita del sistema operativo. Un esempio: Microsoft WiFi, che consente di utilizzare le reti senza fili messe a disposizione da Microsoft ove disponibili, mediante pagamento. Inoltre, cambia il modo in cui l’utente è posto davanti al mondo Microsoft. I vari dispositivi non sono più slegati fra loro ma cooperano, si può giocare con una Xbox connessa in Streaming col pc di casa, si caricano dati sul cloud, gli sviluppatori possono programmare “App Universali” capaci di girare su qualunque dispositivo massimizzando la User Experience, i dispositivi si sincronizzano, vivono in sinergia, e sembra riescano a colmare il buco più grande che c’era fra un utente Microsoft e un utente Apple: sentirsi quasi parte di una causa, divertirsi utilizzando un dispositivo, e non essere più un semplice operaio abitudinario dello stesso.
Fabio Romano