La diffidenza nei confronti del diverso è una questione atavica, forse nata insieme all’uomo. Con l’automatismo, con il progredire di una società meccanizzata, il concetto di alieno, di estraneo, si è allargato: aliene sono state le macchine, che nella visione marxista della società alienano l’uomo da sé; e nemiche le stesse macchine che già con l’avvento della prima rivoluzione industriale erano state accusate dai proletari di causare disoccupazione e abbassamento dei salari causando ciò un ulteriore impoverimento delle loro situazioni economiche.
La macchina divenne poi un simbolo del prestigio sociale, della ricchezza economica della società, si pensi al taylorismo e al fordismo, alle
Un episodio della serie Ai confini della realtà mostrava una cosa simile. Il protagonista si ritrovava in un luogo deserto in compagnia di una ginoide; dopo l’iniziale diffidenza iniziò a familiarizzare con essa e quasi dimenticò che non era un’umana. E così attribuendole facoltà umane, se ne innamorò. Venuto il momento di lasciarla alcuni suoi compagni la disfecero mostrandogli ciò che in realtà essa fosse: una macchina. E ciò non perturba soltanto il protagonista, nella finzione scenica, ma anche lo spettatore nel suo inconscio.
Nel 1980 al programma Vent’anni al 2000, Rita Levi Montalcini in un’intervista spiegò come in una società automatizzata si arriva alla situazione in cui non è più l’uomo a regolare la macchina ma è l’uomo ad adattarsi alla macchina. L’uomo sembra sviluppare una particolare facoltà di calcolo, una particolare attitudine alla tecnica, al senso pratico, ma è il lato più propriamente umano ad esserne inficiato, a risentirne. Montalcini afferma che la macchina non ha una coscienza etica e morale e che è questo che l’uomo deve tener ben stretto, la capacità di giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e non ciò che è più utile in termini di numeri e freddi calcoli. Accanto a una conoscenza scientifica, quindi, si pone l’accento della questione sulla necessità di una coscienza tipicamente umanistica che vede al lato più intimo dell’uomo. Al lato più umano.
Sembrerebbe quasi un paradosso, che in tempi di automatismi si sia sviluppata la psicoanalisi che mira a puntare l’attenzione sul sé più profondo e interno. Ma forse non è che l’effetto di una causa.
Roberta Attanasio
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