Aspettando Nicola Pugliese. Un pensiero su Malacqua
Personaggi e fatti di questo libro sono puramente immaginari. Anche se la realtà è sovrabbondante di pretesti narrativi, in ogni caso.
Con queste parole il giornalista Nicola Pugliese (1944-2012) si rivolge al lettore del suo romanzo Malacqua. Quattro giorni di Pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un Accadimento straordinario. Con questa premessa l’autore lascia ben intendere, al di là di ogni dissimulazione, come la materia del suo libro provenga dalla realtà quotidiana. Una realtà quotidiana sofferta che trae spunto da un evento realmente accaduto e cioè lo sprofondamento della strada napoletana via Aniello Falcone causato da dissesti idrogeologici e avvenuto il 20 settembre 1969. Nel libro sono narrati i casi della vita di uomini e donne, immaginari per identità ma reali per sentimenti, che vissero durante i quattro giorni di pioggia di cui fa menzione il sottotitolo di Malacqua, le loro insicurezze e le loro attese. E sono le attese a collegare le vicende dei diversi personaggi che attraversano le pagine del libro. È l’attesa di un Accadimento straordinario destinato a cambiare la vita delle persone, non si sa se in bene o in male, non si sa in che momento, ma tutti vivono nell’attesa quasi angosciosa che un qualcosa dovrà accadere.
Questioni esegetiche su Malacqua vengono analizzate nel saggio di Giuseppe Pesce, Napoli, il dolore e la non-storia. Malacqua di Nicola Pugliese, un piccolo capolavoro del secondo Novecento, Anacapri, Oxiana, 2010. Qui, ci si vuole piuttosto soffermare sul fatto che questo romanzo, edito nel 1977, descrive non soltanto le diverse sfaccettature delle persone ma restituisce il carattere di un’intera società rendendolo universale, le contraddizioni e i dissidi che a oggi affannano il cuore delle persone.
Nonostante le differenze che caratterizzano le storie narrate dai personaggi, tutti aspettano un Accadimento straordinario che possa mutare la situazione in cui vivono, un prodigio che li sciolga dalla situazione di stallo in cui essi si vedono versare durante i giorni di pioggia. Questa comune attesa assume un valore simbolico all’interno dell’architettura del romanzo: essa viene a configurarsi come un invito a un moto spontaneo degli animi di rifiuto della loro condizione, una liberazione dalla “trappola sociale” in cui volenti o nolenti sono imprigionati. E la città di Napoli e la Pioggia non fungono soltanto da sfondo alle vicende dei personaggi; esse ne sono parte integrante. Influenzano le loro azioni, le loro scelte e il loro destino. Esse danno luogo a riflessioni sulla propria condizione di essere umano intrappolato nella società e in taluni personaggi comportano prese di coscienza che vanno a condizionare la vita futura. È una condizione di riscatto quella che cercano e attendono i personaggi. Ma dinanzi agli occhi di tutti la Pioggia scorre come la vita e la vita come la poggia mentre costantemente essa è attraversata da un senso di vacuità e rassegnata melancolia.
Tutto ciò sembra tradursi nella cruda immagine di eco montaliana del “male di vivere”. Nel romanziere, come nel poeta, il “male di vivere” trova concretizzazione nella figura di un cavallo stramazzato al suolo, simbolo di una lenta agonia di un presente che rassegnato attende. Questo è il fulcro del romanzo, questo il punto in cui Nicola Pugliese non ci invita ma ci costringe a riflettere: attendere nell’eterna attesa che possa cambiare qualche cosa o divenire parte attiva dell’inarrestabile scorrere della vita? In ogni caso il futuro, nella sua incertezza, resta sempre uguale a se stesso.
Salvatore Di Marzo