Un viaggio nel nero: evoluzione del romanzo gotico.
Ci sono edifici che conservano segreti. L’eco di risate e di pianti nei corridoi bui, l’odore di muffa e lo spettro di passioni intrappolate dietro tende logore e mura antiche. Vecchi castelli, case abbandonate nelle campagne incolte, vetri marchiati da impronte di storie che premevano contro di essi per uscire ed essere raccontate.
Vetri come quelli della villa di Strawberry Hill, realizzata nel 1750 nei pressi di Londra su ordine dello scrittore Horace Walpole, il cui stile e dettagli hanno sancito la nascita del neogotico e influenzato l’architettura europea. Tutto nasce dagli edifici, dal rapporto simbiotico che esiste tra letteratura e architettura nel mondo gotico. Le ambientazioni hanno un’anima e influenzano la narrazione. Horace Walpole ne sa qualcosa perché il suo nome sarà anche legato a Il Castello di Otranto, romanzo pubblicato nel 1764 e considerato precursore del genere gotico. Ambientato nella città salentina di Otranto, la prima edizione del romanzo si presentava come una traduzione di un manoscritto stampato a Napoli nel 1529 e rinvenuto nell’abitazione di un’antica famiglia cattolica nel nord dell’Inghilterra. Soltanto nella seconda edizione Horace Walpole ammetterà d’essere l’autore del romanzo e, indirettamente, il padre della letteratura gotica.
Horace Walpole, Walter Scott, Ann Radcliffe, Matthew Gregory Lewis, Bram Stoker. Nomi di autori incisi sulle copertine di libri immortali. La letteratura gotica divampa dopo la metà del XVIII secolo come contrapposizione alla razionalità dell’illuminismo, alla gelida spinta verso l’industrializzazione, una rivolta romantica che esalta la nostalgia per il Medioevo e le sue atmosfere esoteriche. Un rifiuto della luce per lasciar entrare il buio. E allora i romanzi gotici sono caratterizzati dalla paura, dagli amori impossibili e da personaggi tormentati da conflitti interiori senza soluzione. Elementi letterari che si ampliano nel 1818 con Mary Shelley e il suo Frankenstein, con cui l’autrice spiega la paura verso il progresso scientifico utilizzando la figura di un Prometeo. Il rapporto tra etica e scienza, i limiti che è lecito valicare in nome del progresso. Frankestein e l’essere prodotto in laboratorio per inseguire l’ideale dell’essere umano perfetto, immune alle malattie, e che si rivela invece come un abominio agli occhi del suo creatore. Un mostro dotato di una forza soprannaturale e di un cuore infettato dalla solitudine, un mostro che, al pari di Adamo nel Paradiso Perduto di Milton, si interroga sul perché della propria creazione per poi ribellarsi a colui che gli ha dato la vita. La rivolta delle macchine, le conseguenze possibili dello sviluppo scientifico. Una tematica così attuale che fa passare quasi inosservata la sua influenza su letteratura e cinematografia.
Il romanzo gotico si nutre delle angosce umane, le mette a nudo, usandole come terreno fertile per la sua evoluzione e non solo. Un genere nel genere, che contamina la produzione letteraria oltre la Manica, che raccoglie consensi ma anche contestazioni (soprattutto nei salotti vicini al Vaticano). La forza sta tutta nella costruzione dei personaggi: è dalla contraddizione delle eroine sentimentali di Ann Radcliffe o nelle passioni represse del Monaco Ambrosio di Matthew Gregory Lewis che questa corrente letteraria si evolverà, mutando la propria faccia e influenzando altri generi. Ne I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni intingerà la punta del suo pennello nel nero per tracciare su tela le vicende della Monaca di Monza o il volto dell’Innominato. Silenzioso e invisibile come un virus, il gotico darà spiegazione, nelle pagine dei suoi romanzi, al mistero dell’irrazionale prorpio attraverso i suoi personaggi: mostri sacri della letteratura, come Edgar Allan Poe, rifiutando la ragione illuministica, sceglieranno elementi narrativi gotici per dare voce alla Morte e comprenderne le ragioni oscure del suo agire (La Maschera della Morte Rossa).
L’eccesso nel descrivere le emozioni esasperate nei romanzi gotici, degli amori proibiti e dell’orrore potrebbero mostrare, secondo la critica, una necessità umana di liberarsi attraverso il testo delle fratture interiori. L’ossessione per il macabro rivela però il fallimento nell’esorcizzare queste ansie e rende chiaro come alla fine il predominio spetti al proibito, al violento e al morboso. Nella sua espressione contemporanea, il romanzo gotico non perde presa sui lettori. I toni e lo stile nella costruzione delle storie è cambiato, anche in favore dell’originalità che sembrava essere stata sacrificata nelle proposte di metà XIX secolo: sia durante il decadentismo che durante il modernismo gli scrittori che si sono dedicati al romanzo nero hanno in massima parte sfruttato le tematiche dei loro antecedenti senza grandi variazioni sui temi limitandosi per lo più ad affinare lo stile e gli espedienti letterari per creare maggiore tensione e orrore. Allo stesso modo il cinema, pur dedicandosi spesso alla realizzazione di film horror e thriller, ha raramente proposto contributi innovativi, limitandosi nella maggior parte dei casi a trasporre sul grande schermo i classici della letteratura e attingendo da questa per soddisfare la sua fame di soggetti.
La letteratura contemporanea, al contrario , ha visto nascere al suo interno contributi innovativi che si sono staccati dai modelli ottocenteschi, pur conservando le stesse caratteristiche di orrore e repulsione tipiche del genere. La proliferazione di nuovi e brillanti scrittori, dalle tematiche in parte comuni ha indotto a postulare l’esistenza di una corrente a se stante che attraversa con una certa indipendenza lo specchio della letteratura postmoderna. Si potrebbe stilare un elenco di scrittori e opere intese come una vera e propria lista di suggerimenti per la lettura. Restando in Gran Bretagna, per esempio, Ian McEwan – autore di Espiazione e esponente di spicco della letteratura moderna – abbraccia apertamente le tematiche gotiche, orientando la sua attenzione sugli aspetti più deleteri della società e su personaggi caratterizzati da devianze psichiche. Il risultato è la produzione di romanzi indimenticabili come Il Giardino di Cemento, capolavoro del 1978, in cui McEwan turba la mente del lettore proponendo il punto di vista di un narratore adolescente il quale racconta la storia della morte e del seppellimento della madre nel modo più freddo e immediato possibile. Il suo sguardo assume un’importanza cruciale nell’interpretazione dell’opera in quanto, imitando il meccanismo della telecamera, esplora la realtà circostante con voluttà portando in secondo piano l’aspetto interpretativo. Non ci sono nel romanzo episodi di aperta violenza o descrizioni sanguinolente, ma sono l’atmosfera morbosa nella quale si situa l’azione e l’ambiente malsano nel quale si sviluppa un rapporto incestuoso tra due fratelli a inserire di diritto quest’opera nella tradizione gotica.
Molto più rilassate e commerciali, ma con questo non meno affascinanti, sono le atmosfere proposte da altri autori del genere. I lettori hanno imparato ad amare i misteri della Barcellona degli anni ’40 grazie a Carlos Ruiz Zafón e al suo Cimitero dei Libri Dimenticati. L’Ombra del Vento, arrivato alla pubblicazione mondiale dopo una triste lotta per rivendicare i diritti editoriali, rappresenta un vero caso letterario in cui l’autore spagnolo regalerà ai lettori il privilegio di poter leggere un romanzo che lascerà una dolce e malinconica sensazione che accompagnerà per molto tempo dopo aver concluso la lettura. La storia ha inizio una mattina del 1945 quando il proprietario di un modesto negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, nel cuore della città vecchia di Barcellona al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo in cui migliaia di libri di cui il tempo ha cancellato il ricordo, vengono sottratti all’oblio. Qui Daniel entra in possesso del libro “maledetto” che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura del suo autore, Juliàn Carax, e da tempo sepolti nell’anima oscura della città. Una storia in cui i bagliori di un passato inquietante si riverberano sul presente del giovane protagonista, in una Barcellona dalla duplice identità: quella ricca ed elegante degli ultimi splendori del Modernismo e quella cupa del dopoguerra. Una storia prigioniera del tempo, come quelle dei vecchi castelli inglesi, in cui i personaggi saranno così delineati e reali da creare una triste empatia con il lettore. Triste perché una volta conclusa la lettura si avrà l’amara sensazione d’aver perso degli amici.
Antonio Lanzetta