Un incontro, questo, davvero difficile da commentare sia per la complessità che per la densità degli interventi.
Stefania Sini, Bianca Del Villano, Giacomo Morbiato, Marco Viscardi, Cheti Traini, Emanuele Canzaniello, Paolo Lago, Marco Mongelli, Gabriella Assante, Antonella Di Nobile e Lorenzo Mari, hanno provato a testare le teorie del grande teorico russo su un ventaglio molto ampio di testi e su diversi medium artistici compresi cinema e fumetto. Purtroppo sarà impossibile parlare dettagliatamente di ogni intervento, ma quello che mi sembra importante è che a cinquant’anni dalla pubblicazione di L’opera di Rabelais e la cultura popolare, le teorie bachtiniane riescono ancora a essere una ottima e feconda chiave interpretativa.
Già dall’intervento di Stefania Sini si è intuito che la giornata sarebbe stata ricca e stimolante, la Sini ha presentato non solo il percorso formativo del critico russo, ma ha anche svelato e parlato di un Bachtin ancora inesplorato, a volte frainteso o ideologicamente orientato, cercando di far riflettere seriamente sulla collocazione e sulla vitalità del pensiero del teorico russo.
Giacomo Morbiato si è concentrato sul linguaggio della commedia filosofica di Giordano Bruno, il Candelaio, e sui conflitti tra codici linguistici e quindi culturali capaci di rivelare una doppiezza costitutiva dell’opera mettendo alla luce il rapporto che si instaura tra il basso e l’alto, tra il riso e la conoscenza del mondo.
Difficile parlare in poche righe della profonda analisi di Marco Viscardi sui contro-racconti che vanno a intaccare il mito della Storia e del suo racconto trionfale. Viscardi è riuscito a portare alla luce quelle sacche di resistenza, che si oppongono al peso di un passato glorioso e di un futuro radioso, in cui si nascondono paure e ansie, dissonanze e inquietudini.
Il monologo al proprio membro tra il Satyricon di Petronio e quello di Fellini è stato al centro dell’intervento di Emanuele Canzaniello, che ha indagato le modalità di attacco al sublime e al sacro tra letteratura e cinema, tra continuità e discontinuità, e il rapporto con l’epica e le riscritture moderne da Joyce a Sanguineti.
Anche il fumetto è entrato nella discussione con l’intervento di Antonella Di Nobile; l’Incal di Moebius e Jodorowsky letto attraverso le lenti bachtiniane risulta davvero un mondo al rovescio, un carnevale in cui l’antieroe, re del carnevale è trascinato suo malgrado in una avventura mistica in cui sacro e profano, alto e basso, luce e tenebra, sono parte di una singola unità. Una lettura, questa, davvero in grado di fare luce sull’opera di questi maestri del fumetto, una ulteriore conferma di come il pensiero e le teorie di Bachtin siano ancora fecondi e capaci di creare chiavi interpretative adatte ai nostri tempi.
Lorenzo Di Paola
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