Bastien Vivès, l’esuberanza del realismo in tranches de vie familiari

“Vorrei tanto sposare mamma, se solo non ci fosse papà.” “Vorrei tanto sposare papà, se solo non ci fosse mamma.”

 

La famille – ovvero “la famiglia” – raccontata da Bastien Vivès non è un semplice nucleo di persone legate da sentimenti d’affetto e spirali di DNA, o almeno, non è soltanto questo.

La lettura delle vignette in copertina lascia presagire la trattazione di un argomento dai risvolti “inquietanti”, sebbene si tratti soltanto del trito e ritrito complesso di Edipo/Elettra, portato a galla e demistificato da Freud tempo fa. Quando si parla di incesto, di perversione, o banalmente, di sesso, il lettore medio storce il naso, pensando che qualcuno possa giudicare male la sua scelta di aprire un libro con una copertina tanto sconcia. Eppure, non poche ragazze ammalate d’insana pudicizia si sono avventurate con squisito entusiasmo nella trilogia del sadico Christian Grey. Qualcosa c’è, allora, che ci spinge a volerne sapere di più su tutto ciò che la tv censura nelle fasce protette, ed è la soggiacente convinzione che, in fondo, non ci sia nulla di male a parlare dei propri istinti.

La biografia artistica dell’autore de La famille, inizia con una serie di romanzi grafici, di cui è facile apprezzare la delicatezza degli argomenti e, allo stesso tempo, il disincanto dei protagonisti. Elle(s) (Tra due cuori. Alice, Charlotte e Renaud, è il titolo in italiano) è il romanzo a fumetti con cui Bastien Vivès esordisce nel 2007, e racconta la storia di un fragile triangolo amoroso tra due personaggi femminili e uno maschile. Nel 2009 Vivès pubblica Le Goût du Chlore (Il gusto del cloro), la storia di un amore nato in piscina. Per  questo romanzo l’autore riceve il Prix Révélation al festival del fumetto di Angoulême e il Premio Micheluzzi al Napoli Comicon 2010. Ispirate alla città partenopea sono, invece, le storie di Tranches Napolitaines (Napoli, sguardi d’autore), un volume realizzato insieme a Anne Simon, Alfred e Mathieu Sapin, nello stesso anno.

In questi primi romanzi, i disegni di Bastien Vivès sono più accademici, sia per l’attenzione ai dettagli delle figure, sia per scelta della policromia. La vera rivoluzione stilistica avviene con Polina, l’ultimo romanzo grafico di Vivès, del 2011, in cui la dolcezza dei movimenti e la complessità psicologica del piccolo personaggio in tutù sono realizzati con pochi e ben studiati tratti di matita.
Per Polina, infatti, Vivès sceglie di utilizzare il bianco e nero e una visibile sinteticità nel disegno.

Lo stile dell’essenzialità sperimentato con l’ultimo romanzo è estremizzato da Bastien Vivès nella collana di albi a fumetti Shampooing, pubblicata tra il 2012 e il 2013 e edita da Delcourt. Se nei romanzi grafici Bastien Vivès realizza quella che Hugo Pratt (autore di Corto Maltese) definisce la “letteratura disegnata”, nella collana Shampooing egli mette in scena la “quotidianità disegnata”.

La lista di titoli, in effetti, suggerisce un forte attaccamento alle cose della vita di ogni giorno, agli affetti più comuni, agli spazi dell’esistenza più noti. Il primo albo è stato Le Jeu vidéo (Fatality), seguito da La Famille (Family Business), L’amour (Questioni d’amore), La blogosphère, La guerre e La Bande Dessinée (L’importanza di chiamarlo fumetto).

Le figure, in questi albi, sono appena accennate, ma basta un’impercettibile inclinazione del tratto di matita che disegna una spalla, o un ciuffo di capelli più folto che ricade sul viso, per capire le emozioni, i toni e i sentimenti di ognuna di esse. I volti muti, senza alcun tratto somatico del viso che possa permetterci di capire l’espressione assunta, sono la grande risorsa di Bastien Vivès, che egli sfrutta con furbizia ed eleganza.

Ne La famille, il fumettista parigino si dedica alla descrizione di tranches de vie familiari senza censurarne alcun aspetto: dal discorsetto, al complesso edipico dei bambini; dalla scoperta di bisogni fisiologici e orientamenti sessuali nell’età più tenera, alla banalissima, seppur sofferta, rinuncia alla vita d’artista per un lavoro come venditore di piumoni. In ognuna di queste storie, l’autore descrive, con sottilissima ironia, la polvere che una famiglia comune nasconderebbe sotto il tappeto: le discussioni a voce bassa nell’altra stanza, o la ben nota frase di rimando: ”Te lo dirò quando sarai più grande”. Nelle famiglie di Bastien Vivès niente è rimandato a più tardi, non ci sono mezzi toni, le parole e i pensieri di ogni personaggio sono messi nero su bianco, esattamente come i loro corpi.

In questo straordinario circuito di scene di vita familiare, non manca l’elemento autobiografico, che risponde a una scelta precisa dell’artista: fare dell’ironia sul proprio lavoro da fumettista e sulle sue presunte “doti nascoste” che fanno invidia a tutti i suoi colleghi.

Sfogliando quest’album, il lettore scopre che il sarcasmo e la satira beffarda adottati dall’autore non fungono da strumento di polemica o di denuncia. Vivès non offre un’amara riflessione sul mondo e sulla società moderna, tutt’altro: il suo obiettivo è quello di rendere tutta questa modernità lobotomizzata dai media e dai social, divertente nelle sue storture. Questo giovane artista parigino vuole abbassare i paraocchi della politesse – la “buona educazione” – per dar voce a tutto ciò che normalmente resta intrappolato tra le pareti della nostra testa, e il risultato di questa lotta al perbenismo è la risata spontanea che, tra una vignetta e l’altra, nessuno dei suoi lettori può trattenere.

Anna Fusari

Anna Fusari

Fa tante cose diverse, ma principalmente le piace leggere libri e dire la sua. Ha studiato Lettere Moderne a Napoli e Filologia Moderna tra Padova e Grenoble; ha lavorato in Francia come insegnante di Italiano e come responsabile della comunicazione in un’associazione culturale. Ha fatto un Master in Editoria alla Sapienza e uno stage al Battello a Vapore. Continua a collaborare con alcune case editrici italiane specializzate in letteratura per infanzia e ragazzi (Giunti e Gribaudo) e fa altri lavori che in parte la rispecchiano e in parte no, ma le permettono di fare quello che le pare nel resto del tempo.

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