La famille – ovvero “la famiglia” – raccontata da Bastien Vivès non è un semplice nucleo di persone legate da sentimenti d’affetto e spirali di DNA, o almeno, non è soltanto questo.
La lettura delle vignette in copertina lascia presagire la trattazione di un argomento dai risvolti “inquietanti”, sebbene si tratti soltanto del trito e ritrito complesso di Edipo/Elettra, portato a galla e demistificato da Freud tempo fa. Quando si parla di incesto, di perversione, o banalmente, di sesso, il lettore medio storce il naso, pensando che qualcuno possa giudicare male la sua scelta di aprire un libro con una copertina tanto sconcia. Eppure, non poche ragazze ammalate d’insana pudicizia si sono avventurate con squisito entusiasmo nella trilogia del sadico Christian Grey. Qualcosa c’è, allora, che ci spinge a volerne sapere di più su tutto ciò che la tv censura nelle fasce protette, ed è la soggiacente convinzione che, in fondo, non ci sia nulla di male a parlare dei propri istinti.
La biografia artistica dell’autore de La famille, inizia con una serie di romanzi grafici, di cui è facile apprezzare la delicatezza degli argomenti e, allo stesso tempo, il disincanto dei protagonisti. Elle(s) (Tra due cuori. Alice, Charlotte e Renaud, è il titolo in italiano) è il romanzo a fumetti con cui Bastien Vivès esordisce nel 2007, e racconta la storia di un fragile triangolo amoroso tra due personaggi femminili e uno maschile.
In questi primi romanzi, i disegni di Bastien Vivès sono più accademici, sia per l’attenzione ai dettagli delle figure, sia per scelta della policromia. La vera rivoluzione stilistica avviene con Polina, l’ultimo romanzo grafico di Vivès, del 2011, in cui la dolcezza dei movimenti e la complessità psicologica del piccolo personaggio in tutù sono realizzati con pochi e ben studiati tratti di matita.
Per Polina, infatti, Vivès sceglie di utilizzare il bianco e nero e una visibile sinteticità nel disegno.
Lo stile dell’essenzialità sperimentato con l’ultimo romanzo è estremizzato da Bastien Vivès nella collana di albi a fumetti Shampooing, pubblicata tra il 2012 e il 2013 e edita da Delcourt. Se nei romanzi grafici Bastien Vivès realizza quella che Hugo Pratt (autore di Corto Maltese) definisce la “letteratura disegnata”, nella collana Shampooing egli mette in scena la “quotidianità disegnata”.
La lista di titoli, in effetti, suggerisce un forte attaccamento alle cose della vita di ogni giorno, agli affetti più comuni, agli spazi dell’esistenza più noti. Il primo albo è stato Le Jeu vidéo (Fatality), seguito da La Famille (Family Business), L’amour (Questioni d’amore), La blogosphère, La guerre e La Bande Dessinée (L’importanza di chiamarlo fumetto).
Ne La famille, il fumettista parigino si dedica alla descrizione di tranches de vie familiari senza censurarne alcun aspetto: dal discorsetto, al complesso edipico dei bambini; dalla scoperta di bisogni fisiologici e orientamenti sessuali nell’età più tenera, alla banalissima, seppur sofferta, rinuncia alla vita d’artista per un lavoro come venditore di piumoni. In ognuna di queste storie, l’autore descrive, con sottilissima ironia, la polvere che una famiglia comune nasconderebbe sotto il tappeto: le discussioni a voce bassa nell’altra stanza, o la ben nota frase di rimando: ”Te lo dirò quando sarai più grande”. Nelle famiglie di Bastien Vivès niente è rimandato a più tardi, non ci sono mezzi toni, le parole e i pensieri di ogni personaggio sono messi nero su bianco, esattamente come i loro corpi.
Sfogliando quest’album, il lettore scopre che il sarcasmo e la satira beffarda adottati dall’autore non fungono da strumento di polemica o di denuncia. Vivès non offre un’amara riflessione sul mondo e sulla società moderna, tutt’altro: il suo obiettivo è quello di rendere tutta questa modernità lobotomizzata dai media e dai social, divertente nelle sue storture. Questo giovane artista parigino vuole abbassare i paraocchi della politesse – la “buona educazione” – per dar voce a tutto ciò che normalmente resta intrappolato tra le pareti della nostra testa, e il risultato di questa lotta al perbenismo è la risata spontanea che, tra una vignetta e l’altra, nessuno dei suoi lettori può trattenere.
Anna Fusari
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