L’Intervista: Angelo Biasella di NEO. Edizioni
Vi siete mai chiesti chi c’è realmente dietro un libro? L’autore, certo… e poi? Cosa succede a un romanzo prima di arrivare sugli scaffali della vostra libreria di fiducia? Il mondo editoriale è un mistero, affascina i lettori più appassionati, gli aspiranti autori e gli addetti ai lavori che, nonostante un’esperienza pluriennale nel settore, ancora non riescono a comprenderne a pieno le dinamiche. L’editoria è magia, e gli editori sono stregoni con il potere (e la responsabilità) di trasformare un file di testo in qualcosa di vivo, un libro dotato di un’anima che sopravvivere al tempo, capace di prenderle alla pancia e al cuore le persone che avranno la fortuna di stringerlo tra le mani e diventarne proprietari.
Questo mese proviamo ad andare a fondo nel cosmo dell’editoria e ascoltiamo la voce di una delle più promettenti case editrici italiane, Neo Edizioni.
Se gli domandi chi sono, i ragazzi della Neo rispondono più o meno così:
“La Neo Edizioni nasce nel 2008, con sede a Castel di Sangro (AQ), nel cuore del crinale appenninico, alle porte del Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise. Un luogo di resistenza (primi e ultimi: Sanniti e Brigata Majella – non a caso un giornalista ci ha definiti “i partigiani della cultura”) per dimostrare che anche da un piccolo ed isolato centro, è possibile fare e diffondere cultura in tutta Italia e Europa.
La Neo si dà come vessillo da innalzare il neo, appunto, con tutte le derive che da esso possono scaturire: macchia epidermica, tumore in nuce, simbolo di fascino o di bruttezza, elemento nuovo, inatteso, fattore che altera e destabilizza. Insomma il proposito è di fare della Neo e dei suoi libri, un neo del mondo editoriale.”
Propositi, appunto. Angelo Biasella, editor e uno dei soci fondatori di Neo, ha aperto le porte del suo ufficio a Grado Zero. Tra manoscritti e libri freschi di stampa, ecco cosa viene fuori da questa interessante chiacchierata:
Credo che ti abbiano fatto questa domanda almeno un migliaio di volte e che ti sei rotto di rispondere sempre alle stesse cose, ma io sono un rompiscatole recidivo e quindi non mi arrendo. Neo Edizioni è attiva dal 2008: tu e il tuo socio, Francesco Coscioni, vi siete dati molto da fare. Nel 2015 siete partiti dal vostro ufficio di Castel di Sangro e siete andati a sovvertire il Premio Strega. Ai tizi di Einaudi, Mondadori & company è venuto “il freddo addosso” quando si sono ritrovati XXI Secolo del vostro Paolo Zardi tra i finalisti. Cosa vuol dire per una giovane casa editrice assaltare lo Strega?
È stata una scelta ponderata, in partenza. Poi, invece, una volta dentro, l’abbiamo presa come fosse un gioco. Quando Paolo Zardi ci ha inviato la prima stesura di XXI Secolo ci è parso subito un romanzo adatto allo Strega. Lo stile asciutto e preciso, l’ambientazione lievemente distopica, i contenuti fortemente empatici… tutto ci è sembrato potesse collimare coi gusti del Comitato Direttivo in questo determinato momento storico. In più, il romanzo aveva (e ha) quella giusta dose di sconsideratezza che deve avere un outsider quando va ad affrontare le squadre più blasonate. La preparazione, quindi, è stata scientifica. Quello che è venuto dopo essere entrati nella sporca dozzina, ce lo siamo giocati di pancia, con l’entusiasmo che da sempre ci contraddistingue. A vederla col senno di poi, abbiamo aperto le porte dei social alla Fondazione Bellonci. Prima di noi, nessuno aveva osato tanto su Facebook e Twitter. Abbiamo svecchiato l’immagine di un premio che appariva molto abbottonato, quasi imbolsito. E a giudicare dai 12 di quest’anno, abbiamo fatto scuola. Ora anche le piccole case editrici si approcciano al premio con meno timore reverenziale. Ne è la riprova la presenza di Tunué col bellissimo (ripeto: bellissimo!) Dalle rovine di Luciano Funetta.
Comunque, la partecipazione allo Strega è servita soprattutto per la percezione che i lettori e gli addetti ai lavori ora hanno di noi. Prima dello Strega, si chiedevano tutti «La Neo chi?» Ora, magari, dicono «Chi, la Neo?»
Premi a parte, NEO Edizioni sembra davvero avere una marcia in più rispetto a tante altre case editrici emergenti, eppure credo che ogni vostro successo sia stato sudato, oltre che ampiamente meritato. Quanto è difficile oggi fare l’editore in Italia? In questi anni ci sono stati dei momenti in cui ti sei rimproverato di pensare in modo diverso dagli altri? Che ne so, magari da ragazzino sarebbe stato meglio applicarsi per diventare un calciatore invece che leggere miliardi di libri…
Sì, ci siamo sudati tutto. E abbiamo dovuto farci largo a spallate perché, com’è giusto che sia, in quest’ambiente nessuno ti regala niente. Ci rende orgogliosi, però, la consapevolezza di essere arrivati dove siamo (che, di certo, non è dove vorremmo rimanere) avendo sempre rispetto per tutti. Non a caso il nostro stand, alle fiere, è meta di pellegrinaggio per gozzovigliatori professionisti e fancazzisti seriali. Quanto al nostro essere disallineati rispetto alla maggior parte della produzione libraria italiana, non è stata una scelta pensata. Volenti o nolenti, siamo condannati a dipendere dai nostri gusti letterari. Sappiamo che non dovremmo farlo, che dovremmo sottostare alle tendenze del mercato, che, a volte, dovremmo evitare di pubblicare quello specifico titolo. Lo sappiamo ma non riusciamo a vietarcelo. Questo è il vantaggio, e la dannazione, di essere alla giuda da soli, senza nessuno che ci imponga di seguire una strada piuttosto che un’altra. Ma, ripeto, il pensiero sghembo, la visione periferica e una certa predisposizione per tutto ciò che è “altro” non sono mai state opzioni tra tante. Uno non sceglie di leggere i fumetti di Jodorowsky al posto dei Bonelli o di amare Garrone e non i Vanzina. Oppure, per dirla con gli odierni giuvinastri, uno non sceglie di andare a vedere Salmo piuttosto che Emis Killa. È una questione di cuore. E il cuore va sempre assecondato.
NEO Edizioni è distribuita da Messaggerie, presente in tutte le librerie e alle fiere di settore con un suo stand. Il 2016 è l’anno di Grandi Momenti di Franz Krauspenhaar, Mailand di Nicola Pezzoli e Sfida all’OK Dakar di Otello Marcacci: quali sono i punti di forza di queste pubblicazioni e perché i lettori non devono farsele scappare?
Sfida all’OK Dakar è l’avventura fantasmagorica del più famoso gregario della letteratura italiana. È il sequel di Gobbi come i Pirenei, un romanzo che, in passato, ci ha dato parecchie soddisfazioni. La seconda puntata della storia di Eugenio Bollini (ciclista di professione) è arrivata a furor di popolo, dopo che siamo stati subissati dalle richieste di lettori che ne volevano ancora. È un romanzo toccante, emozionante, sfacciato.
Mailand è la terza creatura in Neo Edizioni di Nicola Pezzoli, autore che si è fatto apprezzare per il suo stile scoppiettante e la capacità, unica, di combinare diversi generi letterari. La saga di Corradino è un unico, enorme, universale romanzo di formazione, ma si può leggere anche al ritmo di tre tappe autoconclusive. Malinconico, spassoso, illuminante.
Grandi momenti, infine, è un romanzo di auto-fiction ambientato a Milano. L’autore, con stile esiziale e muscolare, ripercorre l’anno successivo al suo primo infarto. Un romanzo per stomaci forti, politicamente scorretto, condito di bizzarri viaggi temporali ed esperienze extracorporee. Un’avventura estremamente umana, pericolosamente in bilico tra il coronarico e l’esoterico. Il libro più doloroso, spavaldo e divertito di Franz Krauspenhaar.
La linea editoriale di NEO è chiara: cercate opere viscerali, irriverenti, coraggiose, ovvero autori che non abbiano paura di sporcarsi le mani. Immagino che il tuo studio sia pieno di manoscritti, come funziona realmente il processo di selezione? Qual è la giornata tipo dei NEI, riuscite davvero a leggere tutte le opere che vi arrivano? E quale sarebbe il prototipo di autore che non pubblichereste mai, oltre Barbara D’Urso?
Già da tempo abbiamo pregato gli autori di mandare le proprie opere via mail. Dopo qualche anno di invii cartacei, la nostra sede era diventata un antro oscuro in cui eravamo costretti ad aprirci un varco con le pale, scavare cunicoli stando attenti a che tutto non ci rovinasse addosso. Ultimamente, invece, abbiamo sospeso la valutazione degli inediti inviati spontaneamente. Nel 2015, complice la candidatura allo Strega, le proposte sono aumentate esponenzialmente e non riuscivamo più a leggere tutto quello che ci arrivava. Ora abbiamo una coda di lettura interminabile e non sappiamo quando riusciremo a smaltirla. Preferiamo, quindi, lavorare su quelli che abbiamo piuttosto che accumularne altri.
Il processo di selezione è tradizionale. Leggiamo il manoscritto e, se ci piace, iniziamo il lungo percorso che porterà, poi, alla pubblicazione. Ovviamente, data la quantità di inediti e le esigue risorse umane, la selezione ‒ siamo sinceri ‒ è “anche” una questione di fortuna. Insomma, le variabili in gioco sono tante: il momento in cui un manoscritto arriva sulla scrivania di chi deve giudicarlo, lo stato d’animo dell’editor, l’efficacia dell’incipit, la sua adattabilità al nostro catalogo, la presunta capacità di penetrazione nel mercato librario, l’originalità dello stile. Tutte cose opinabili, chiaramente, ma siamo solo in due. E siamo umani, quindi passibili di errore.
La nostra giornata tipo è come una gita al Luna Park. Ci barcameniamo tra esordienti e autori già pubblicati, giornalisti, distributori e promotori, tipografi, librai di fiducia, organizziamo fiere, presentazioni ed eventi, monitoriamo e partecipiamo ad alcuni premi letterari, leggiamo riviste di settore, facciamo la spola tra Poste, banche e corrieri, ultimamene ci tocca fare anche il recupero crediti. Insomma, sembra sempre di essere sulle montagne russe o sul tagadà. È sfiancante ma divertente.
L’autore che non pubblicheremmo mai è quello che non ci dà nessun brivido. E non è detto che la D’Urso non sia capace di farlo.
Per saperne di più a proposito di NEO Edizioni, visitate il sito ufficiale: qui.
Antonio Lanzetta