The Affair: oltre l’amore, un discorso sulla letteratura
The Affair è una serie statunitense andata in onda tra il 2015 ed il 2016, per ora ancora inedita in Italia. Il titolo, ad un primo sguardo, può chiarirci completamente la trama; The Affair, infatti, è un’espressione utilizzata per indicare il tradimento. E, in effetti, è proprio un tradimento l’evento dal quale prende le mosse la vicenda che si snoda per due stagioni (la terza è in produzione): Noah, insegnante di lettere, appare felicemente sposato con Helen, almeno nelle prime puntate: la storia tra i due – e nel complesso – si complica sempre più soprattutto dopo l’apparizione di Alison, cameriera di Montauk, luogo di vacanza – e quindi evasione – per la felice famiglia di città, presa inizialmente solo dai “naturali” problemi adolescenziali di due dei loro quattro figli.
Montauk è sicuramente protagonista secondaria di questa serie, figurandosi da subito come luogo esotico, estraneo alla routine, luogo della semplicità e dei valori genuini: il ranch, la tipica tavola calda che vende panini all’astice, il mercato locale, i pescatori sul molo: Montauk diventa luogo di evasione non solo dalla quotidianità materiale della città, ma anche, potremmo dire, meta simbolica; Montauk si materializza quasi come polo opposto di quella che potremmo definire una sorta di lotta di classe, dando alla storia dei tratti da topos letterario d’altri tempi dove il giovane borghese/nobile/ricco si innamora della ragazza semplice/umile/popolana, proprio per l’attrazione per un mondo puro che “la metropoli” non incarna più. Ecco il primo tratto di letterarietà.
Ma non siamo più nell’Ottocento e la purezza del luogo, la semplicità di Alison, vengono eclissati da un oscurità fatta di fantasmi del passato, di leggende che narrano di bambini morti in mare, di cui è possibile ascoltare il grido, di rivalità tra famiglie e maledizioni. È sì, un conflitto tra due mondi, un possibile incontro che non si realizzerà mai, se non attraverso un evento tragico, che sembra unire definitivamente i due protagonisti (ma nulla è da dare per scontato, tenendo conto che c’è ancora una terza stagione).
Questo motivo è centrale anche nel secondo libro di Noah, “Descent” (letteralmente la discesa, ma il termine si carica di ulteriori significati se notiamo che può riferirsi anche alla discendenza familiare), destinato a diventare un best seller e tramite il quale si attua un discorso metanarrativo: Descent è, infatti, la storia stessa di Noah ed Alison, riproposta sotto forma di romanzo, un romanzo che dalle persone care a Noah non viene ben giudicato: ci appare quasi come un prototipo di letterature di serie b, con continue scene erotiche ed un finale shock – che a quanto pare, viene apprezzato anche da Franzen, che vuole incontrare l’autore ad una festa per complimentarsi -. Così, quindi, ci viene detto ancora qualcosa sul mondo della letteratura, o meglio, in questo caso sul mercato della letteratura (incarnato dal gelido agente letterario Harry). Ma lo scontro tra due realtà ritorna come discorso tematico: Harry convince Noah a chiudere Descent con l’omicidio dell’amante da parte del protagonista del romanzo, perché il senso sotteso è che i due mondi non potranno mai incontrarsi. Qui si opera di nuovo un meta discorso, sebbene Noah sia contro questo tipo di finale violento, si decide a chiudere il romanzo, attratto, sostanzialmente da una mera questione finanziaria. Per tutta la serie, questo discorso dei due mondi inconciliabili, ritorna palese agli occhi dello spettatore attento.
I riferimenti letterari non si esauriscono: troviamo continue citazioni di libri (ad esempio, appaiono fisicamente Infinte Jest di David Foster Wallace, Il signore degli anelli di Tolkien, assistiamo per qualche minuto ad una lezione su Romeo e Giulietta di Shakespeare), così come viene descritto in modo molto spietato l’ambiente letterario, nello specifico quello dove si “producono” best seller, un ambiente molto simile a quello che, nell’immaginario collettivo, è il mondo patinato del cinema hollywoodiano fatto di feste, trasgressioni e rancori.
Insomma, il mondo della letteratura ci viene raccontato in modo abbastanza disincantato e disilluso, e Noah, dopo il flop del suo primo libro, cerca di diventare uno scrittore di successo, si lascia abbindolare dal denaro creando una frattura con Alison, che sebbene “imborghesita” resta nell’animo la cameriera che ha conosciuto a Montauk.
The Affair è un prodotto abbastanza complesso, che mischia tematiche e storie, ma al centro del quale risalta questo elemento letterario, una crisi della letteratura moderna, uno svilimento della figura dello scrittore, che quando vuole impegnarsi in un libro che lo rappresenta al meglio, più complesso, un romanzo storico, viene spinto dal suo agente a scrivere il seguito di Descent, continuare su quel tema per continuare a vendere e a non finire nel dimenticatoio. Ma come detto c’è qualcosa di più, a livello tematico che intreccia la storia con la narratività: la ripresa di un topos antico “rivisitato”: nulla è a caso e nemmeno la citazione di Romeo e Giulietta, innamorati ostacolati dalle famiglie.
The Affair ci mostra quanto i meccanismi della serialità televisiva si siano complicati in senso positivo, quanto è alta l’attenzione nel mondo americano verso la narrativa, e verso la nuova direzione che questa sta intraprendendo: in altri paesi, soprattutto europei (ma penso principalmente all’Italia) non sono certa che dietro una storia di amore, qualche produttore sia d’accordo con l’inserire una storia di (della) letteratura.
Anna Giordano