Categorie: CulturaLetteratura

L’Intervista: Francesca Diotallevi

Nel 1938 Neri Pozza sfidò la polizia fascista per seguire un ideale: fondare una piccola casa editrice con lo scopo di pubblicare il libro di poesie di Antonio Barolini, che l’avvocato Ermes Jacchia, un editore ebreo costretto alla fuga dalle leggi razziali, non potè più dare alla stampa. Dal 1938 è passata più di una vita ma Neri Pozza non ha mai smesso di guardare alla letteratura di qualità, di tendere l’orecchio all’ascolto di nuove voci, proprio come quella di Francesca Diotallevi.
Milanese, laureata in Scienze dei Beni Culturali e con un lavoro in uno studio legale che fa tanto Kafka, Francesca ha deciso di respingere i tentacoli invisibili del grigiore che si agitano nell’aria e minacciano di stritolarci. Una ragazza davvero coraggiosa che ha scelto di combattere quella battaglia silenziosa che anima gli artisti e di usare come unica arma la sua scrittura tersa e ricca di talento.

Dentro soffia il vento, il suo romanzo edito da Neri Pozza, Francesca Diotallevi racconta la storia di Fiamma e di una piccola comunità della Valle d’Aosta al tempo della Grande Guerra, accarezzando un tema caro alla letteratura di ogni tempo, ovvero la forza dell’amore che piega le difficoltà fino ad annullarle. L’amore che non si arrende e dissolve i pregiudizi.

“L’amore non si insegna, è l’unica cosa che non posso spiegarti. Non posso dirti quali battaglie combattere, dovrai capirlo da sola e non sarà facile. L’amore non lo è mai, richiede coraggio e tenacia. Non si sceglie, è sempre lui che sceglie te.”

Durante il suo firmacopie alla scorsa edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, siamo andati a salutare Francesca allo stand di Neri Pozza e abbiamo scambiato due chiacchiere con lei. Leggete cosa ci racconta…

La vita di uno scrittore è fatta di ostacoli, un labirinto di muri contro cui si ha la costante sensazione d’andare a sbattere. Ogni autore che si rispetti ne è consapevole, ed è proprio la paura dell’impatto a tenerlo vigile, perché una volta che si riesce ad aggirare le difficoltà, una volta che si riesce a creare il giusto spazio tra le delusioni e il successo, lo scrittore può sorridere. Tu ce l’hai fatta, Francesca, e i lettori riescono a godersi il tuo sorriso. Hai abbattuto quei muri che intralciavano il tuo passo e tutto grazie a un concorso indetto dall’editore Neri Pozza. Vero?

In realtà, per me vincere il Premio Neri Pozza è stato l’abbattimento di un muro (e il coronamento di un sogno) non solo per via della pubblicazione, dal momento che avevo già pubblicato i miei precedenti romanzi con due editori di tutto rispetto, ma proprio in virtù del fatto che Neri Pozza è sempre stato il mio punto di riferimento nell’ambito dell’editoria italiana. Il loro è un catalogo sofisticato e selezionatissimo, esclusivamente incentrato su titoli di pregio. Non mi sarei mai azzardata a mandare alla loro redazione qualche mio lavoro, se non ci fosse stata l’opportunità di partecipare a questo concorso. Essere selezionata tra le centinaia di manoscritti pervenuti è stata un’iniezione di autostima che cercherò di non scordare mai, nella mia vita.

Dentro soffia il vento è un romanzo che tocca il cuore, che parla d’amore ed è destinato a consacrarti come un nuovo talento della narrativa italiana. Quanto c’è di te in questo libro e chi è Fiamma?

Di me, in questo romanzo, c’è molto. Uno dei miei primi lettori, mio papà, lo ha definito il mio romanzo più autobiografico. Questo perché i luoghi di cui parlo, i boschi e le montagne della Valle D’Aosta, mi appartengono, fanno parte di me, delle vacanze spensierate della mia infanzia, ma anche della persona che sono adesso, che non è poi così diversa dalla bambina di un tempo. Uno dei personaggi, a un certo punto, dice: “ho le montagne conficcate nel cuore, non le posso dimenticare”. Credo che anche per me sia stato così, mentre scrivevo.
Fiamma è la protagonista indiscussa del romanzo, anche se in realtà la narrazione è affidata a tre voci. Ma credo che i lettori abbiano capito che la sua, in particolare, risulta più incisiva delle altre. È una ragazza che vive ai margini della comunità, nel bosco, e viene considerata una strega dagli abitanti del villaggio, una donna perduta foriera di sciagure. In realtà è semplicemente una guaritrice, esperta di erbe e medicamenti. Vittima del pregiudizio e dell’ignoranza di chi la circonda, Fiamma vive la propria condizione di emarginata e di capro espiatorio della collettività a testa alta, ma, come tutti, ha le sue debolezze e le sue fragilità. Ma solo chi è in grado di andare oltre le apparenze riuscirà a coglierle.

Tra i tuoi autori preferiti ci sono Jane Austen e Charlotte Bronte. Partendo dal tuo romanzo d’esordio, Le Stanze Buie, e arrivando a oggi, quanto i tuoi gusti letterari hanno influenzato la tua scrittura e cosa deve avere un libro per colpirti?

Le stanze buie (Mursia Editore), il mio primo romanzo, è un concentrato molto forte di tutti i libri da me amati fino a quel momento. Come se li avessi assorbiti e poi lasciati andare, con amore, attraverso tutte le pagine che lo compongono. Jane Eyre, soprattutto, è il romanzo che mi ha influenzato più di tutti nella mia carriera di lettrice prima, e scrittrice poi. Di quel libro amo le atmosfere cupe, la grande casa gotica piena di corridoi, porte, e terribili segreti; la complessità dei personaggi, i dialoghi brillanti, la forza della protagonista. Inevitabilmente, quando ho iniziato a scrivere, ho iniziato anche a rielaborare tutto ciò che avevo trovato stimolante e profondo negli altri libri, facendolo mio, cercando il mio stile che, ora, arrivata al terzo romanzo, posso dire di aver trovato. Del resto, nessun uomo è un’isola e non lo sono nemmeno i romanzi. Arrivano sempre da altre storie che li hanno preceduti e influenzati.

In Italia ci sono più libri scritti che letti, una frase che ormai sentiamo ripeterci così spesso che dovrebbe essere inserita negli articoli della Costituzione. Cosa dovrebbe avere, secondo te, un autore emergente per distinguersi dalla massa di scriventi, i cui manoscritti infestano le redazioni delle case editrici?

Cuore e umiltà. I lettori non sono stupidi, soprattutto se sono lettori forti. Capiscono se dietro alla carta e all’inchiostro di un libro c’è una passione autentica o solo un grande ego. La scrittura è fatta di pazienza, di buchi nell’acqua, di duro lavoro, di studio, di emozioni vissute sulla propria pelle, di tempo sottratto ad altre cose, di lettura e rilettura, di scontento, di continuo confronto. Ma, soprattutto, è fatta di amore per le parole. Carver diceva che le parole sono tutto ciò che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste.
Non basta lanciarle a manciate su un foglio, per fare lo scrittore e, per quanto mi riguarda, l’unico modo per imparare a usarle nel modo corretto è leggere, non ne conosco altri.

Antonio Lanzetta

Redazione

Grado Zero è una rivista culturale online, nata dall’incontro di menti giovani. Si occupa di cultura e contemporaneità, con particolare attenzione al mondo della letteratura e del cinema.

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