Prof 2.0
Alessandro D’Avenia, per molti Prof 2.0 , classe ’77 è ormai il più popolare docente di lettere degli ultimi anni.
Dopo un’infanzia e un’adolescenza più o meno comuni: un ragazzo che non aveva tanta voglia di andare a scuola, che si divertiva con scherzi e chiacchiere tra compagni, si avvicina alla letteratura in modo più serio e maturo durante il liceo grazie a due importanti figure della sua vita, Don Pino Puglisi e il suo professore di lettere Mario Franchina.
Decide di diventare insegnate grazie ad un film in particolare L’attimo fuggente, e così come il professor Keating anche D’Avenia entra a far parte di quella schiera di giovani professori un po’ missionari toccati da una certa vocazione mistica di dover salvare i giovani dall’abbrutimento della noia e della vita; quei professori che ripetono in continuazione di non avere alcuna pretesa di insegnare qualche cosa ma che piuttosto pongono i loro giovani e ingenui studenti nella condizione di poter imparare incuriosendosi, perché la curiosità salverà il mondo. Quei professori che, se un ragazzo è un po’ ribelle, scrive sui muri, è scontroso, non volenteroso, bugiardo e picchia i compagni di classe, non fanno altro che mettersi dalla parte di questi ragazzi, contro quella vecchia guardia di professori “negativi” che ancora osano girare liberi nelle scuole. Gli unici veri professori insomma, capaci di guardare oltre quel ragazzo aggressivo e di scoprire il futuro poeta, scrittore, musicista, artista che diventerà.
Il tono è provocatoriamente ironico, Alessandro D’Avenia non è solo un professore, è diventato il più famoso professore tra gli adolescenti perché nel 2010 Mondadori pubblica il suo primo romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue al quale si ispira il film omonimo uscito nelle sale nel 2013. Il successo editoriale non tarda ad arrivare, complice la storia: due adolescenti, un giovane supplente di storia e filosofia, e la vita che si spezza. Leo il protagonista, crede che la scuola sia una perdita di tempo, descrive la vita e le emozioni attraverso i colori, odia il bianco, per lui le cose brutte sono così senza colore, bianche; conosce e si innamora di Beatrice capelli rossi, occhi verdi, colpita dalla leucemia vede la vita e il mondo in modo diverso rispetto a Leo che grazie a lei e al professore di filosofia avrà la possibilità di crescere, maturare e diventare uno scrittore da grande.
I personaggi sono molto caratterizzati, ogni parola è un indizio, la scelta dei colori, dei nomi dei protagonisti, i soprannomi dei professori sono ognuno al proprio posto. D’Avenia ha un suo stile semplice, a tratti banale, ma che nasconde una buona e solida formazione, capace di inserire pensieri filosofici tra un rigo e l’altro di una storia senza rendere il tutto un trattato, non ama girare intorno ai contenuti ma li espone, anche i più tristi e dolorosi, in modo chiaro e delicato. Il successo di questo libro sta sicuramente nella capacità di D’Avenia di parlare attraverso la voce di Leo, il sedicenne protagonista, e non con quella del giovane professore appassionato e emozionante.
La trasposizione cinematografica ha avuto ugualmente successo, va da se che il pubblico maggiormente colpito sono gli adolescenti, sia per la storia che per un professore di storia e filosofia come Luca Argentero (che se l’avessi avuto anche io …).
Dopo il successo di Bianca come il latte, rossa come il sangue, D’Avenia nel 2011 pubblica Cose che nessuno sa, torna così a raccontare il mondo adolescenziale in una storia che affianca adulti e ragazzi impegnati in quella lotta contro i propri fantasmi, alla ricerca di sé e di quel coraggio che spesso ci manca per guardare al di sotto di quel filo sul quale siamo ormai abituati a camminare in equilibrio.
Ultimo suo romanzo Ciò che inferno non è ( il titolo riprende una famosa citazione di Italo Calvino tratta da Le città invisibili) questa volta la storia ha un respiro diverso.
Palermo, 1993. Federico, studente modello del liceo classico Vittorio Emanuele II, ha diciassette anni e un mare di domande. Ma ha anche un professore di religione speciale: padre Pino Puglisi. Con lui si troverà a scoprire un'”altra” Palermo, quella del quartiere Brancaccio, dei casermoni di cemento, di Cosa Nostra; ma anche la città del coraggio e della speranza. Con l’emozione del testimone e la potenza dello scrittore, Alessandro D’Avenia ridà vita in questo romanzo al “suo” don Pino, un uomo straordinario.
Un romanzo profondo, struggente, che ha ancora una volta per protagonista un adolescente animato da una forte passione civile e una tormentata sensibilità religiosa.
Insomma Alessandro D’Avenia, il professore palermitano, riccio, biondo, occhi azzurri, perennemente sorridente è stato descritto come un fenomeno pop, e sicuramente il suo blog Porf 2.0 è molto pop.
Parla e descrive la vita dei ragazzi, ci vive con questi giovani, li ascolta e riporta su carta tutto quello che sente e prova stando con loro. Non oserei però affiancare D’Avenia all’altrettanto famoso Moccia: entrambi descrivono gli adolescenti, ma in modi diversi; i ragazzi del prof. sono adolescenti più maturi, sensibili, incuriositi.
Un professore atipico questo D’Avenia, come atipici sono i professori dei suoi romanzi, e come atipica è quella scuola. Forse però ad un certo punto questi mistici professori che salveranno il mondo citando Dostoevskij ad ogni lezione riusciranno a mettere il naso nel mondo reale, dove la scuola è molto meno poetica di quello che ci vogliono far credere, dove forse questi profeti dell’ultima ora tra qualche anno saranno come quei vecchi professori “negativi” che tanto vorrebbero rottamare.
Anna Chiara Stellato