Tra film e serialità: il futuro del cinema è in tv

Un’oscura entità malvagia viene sprigionata quando si leggono ad alta voce le formule contenute in un libro misterioso, e puntualmente, quando si crede di averla sconfitta, ci si ritrova a doverla affrontare ancora. Il gestore di un motel si macchia di matricidio e dell’assassinio di altre donne. Uno stimato psichiatra diventa un temutissimo serial killer quando sfoga la sua spaventosa attitudine all’antropofagia. Da dove deriva il potere del libro denominato Necronomicon? Perché l’albergatore ha ucciso sua madre? Fino a che punto è capace di spingersi il più noto cannibale che abbia mai popolato l’immaginario collettivo?

Qualcuno avrà capito che è dei film La casa, Psyco, Il silenzio degli innocenti e i suoi sequel che stiamo parlando. Ma non solo di quelli. Ahsley J. Williams detto Ash, Norman Bates e Hannibal Lecter sono personaggi le cui storie e personalità offrono così tanti spunti che potrebbero anche non esaurirsi nell’arco di qualche pellicola. Bocconi così succulenti sono facilmente prede di una nuova logica della produzione, in un’epoca in cui almeno la metà delle idee più interessanti finisce per essere destinata alla tv.

L’universo sempre più vasto della serialità si sta appropriando, anno dopo anno, di un numero in crescita continua di plot e characters concepiti inizialmente per il cinema, e il saccheggio non sembra essere a priori una cattiva idea. Le grandi icone del cinema possono tornare a vivere un’esistenza che non è destinata, stavolta, ad esaurirsi nello spazio di 120 minuti o giù di lì, proiettati in una nuova dimensione che consenta di approfondirne maggiormente la psicologia, di scoprirne nuove sfaccettature caratteriali, di allungarne la storia quel tanto che basta a fargli percorrere nuove avventure.

I telefilm di questo tipo si candidano ad essere a tutti gli effetti un prolungamento dei film che li hanno generati, come una sorta di sequel e forse anche qualcosa di più. Si va dalle serie che si limitano a ricostruire l’atmosfera della produzione originale, riprendendone poco più che il nome (The Exorcist), a quelle che ripescano alcuni elementi inserendoli in una storia nuova (Fargo, Scream), fino a quelle che sono completamente debitrici della storia madre: anche qui, però, se Hannibal si limita a riprendere il noto serial killer senza però tener conto delle narrazioni precedenti, Ash vs. Evil Dead e Bates Motel si collocano lungo la stessa linea dei lungometraggi da cui derivano, l’uno proiettato in avanti verso il futuro e l’altro teso retrospettivamente alle origini del noto psicopatico (benché non si tratti propriamente di un prequel).

Quella di prendere un film per trasformarlo in una serie tv non è una novità esclusiva dei nostri anni. Basti pensare che due telefilm di culto quali Stargate SG-1 e Buffy l’ammazzavampiri, entrambi del 1997, prendono le mosse, più o meno direttamente, da due pellicole di poco precedenti, Stargate (1994) diretto da Roland Emmerich, e Buffy – L’Ammazza Vampiri (1992), da una sceneggiatura dello stesso Joss Whedon. Senza contare Alien Nation (1989), dall’omonimo film dell’anno prima, o La guerra dei mondi (1988), che non soltanto è ispirato al romanzo di H.G. Wells, ma riprende la narrazione nel punto in cui si era conclusa con il film del 1953.

È soltanto negli ultimi anni, tuttavia, che il fenomeno è diventato sistematico (sono in arrivo anche Westworld, Arma Letale, e si parla di una serie tratta da Shutter Island), e ha “preso di mira” veri e propri giganti del cinema, capisaldi dell’horror, dell’action e della fantascienza senza tempo, e personaggi che hanno fatto storia nei rispettivi generi.

D’altronde, è risaputo che la televisione è diventata ricettacolo per eccellenza dell’innovazione, e innovazione non vuol dire soltanto novità, ma anche trasformazione. Alla soglia degli anni 2000 il cambiamento era già in atto, e tutt’a un tratto ci siamo abituati ad un’offerta di così elevata qualità che è diventato difficile competere per il cinema. Una narrazione epica come quella de Il trono di spade non avrebbe potuto essere compressa soddisfacentemente in una saga cinematografica, e un film non avrebbe potuto rendere altrettanto adeguatamente la trasformazione dei personaggi di The Walking Dead.

Persino nello star system hollywoodiano si è registrata un’inversione di tendenza, laddove un tempo gli attori sognavano di andarsene dalla tv per non farvi più ritorno: personalità del calibro di Kevin Spacey, Matt Dillon, Kathy Bates e Kirsten Dunst hanno avuto la possibilità di interpretare ruoli che al cinema non gli offrivano da tempo. Jessica Lange, Robin Wright, Kevin Bacon hanno ritrovato la popolarità perduta. E diciamoci la verità, Viola Davis, William H. Macy, Terrence Howard un tale successo di pubblico e dei personaggi così belli non li avevano mai visti. È anche questo il compito delle serie tv, oggigiorno, rilanciare la carriera degli attori il cui talento non trova spazio altrove, oltre alle trame che si prestano bene ad una rivisitazione: perché se solo il 50% delle idee migliori approda in televisione, c’è sempre tempo per riprendersi anche le altre.

Andrea Vitale

Andrea Vitale

Napoletano di nascita, correva l'anno 1990. Studia discipline umanistiche e poi inizia a lavorare nel cinema. Nel frattempo scrive, scrive, scrive sempre. Ama la musica e la nobile arte delle serie tv, ma il cinema è la sua prima passione. Qualunque cosa verrà in futuro, non abbandonerà la penna. Meglio se ci sia anche un film di mezzo.

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