Cinque ragioni polemiche per cui non diventerai mai uno scrittore di successo.
Tra tutte le passioni che potevi avere, la scrittura è la più stronza. Senza che storci il muso, se stai leggendo questo pezzo è perché avrai sicuramente digitato sul browser chiavi di ricerca come “diventare uno scrittore di successo” oppure “scrivere un best seller”. In realtà, forse, il romanzo non l’hai ancora scritto. Magari è solo un’idea che galleggia insieme a tante altre nella tua testa. Se è così, potrei consigliarti di non farlo, di cambiare mestiere, ma chi sono io per convincerti del fatto che trasformare la scrittura in un lavoro vuol dire combattere contro i mulini a vento?
Una volta mi dissero che scrivere è come innamorarsi: appena cominci, non riesci a farne a meno. E se credi sul serio in questa passione, se la senti bruciare nel petto e vivere di letteratura è l’unica cosa che vuoi fare, allora è bene che ti chiarisci subito le idee. Bisogna essere realisti, pubblicare con un piccolo editore di qualità va bene all’inizio, ma il fatto di avere una distribuzione inesistente, di faticare a raggiungere gli scaffali della libreria e vendere tra le cento e le cinquecento copie all’anno (i parenti non contano!) non ti aiuterà a diventare un professionista. Dagli addetti ai lavori sarai sempre considerato un esordiente, anche se hai scritto più libri di qualche stronzetto che pubblica per un grande editore.
Già… devi chiarirti le idee e comprendere che ci sono cinque dannati motivi per i quali tu, forse, non diventerai mai un autore di successo.
1) Non leggi abbastanza. Porti avanti la scusa poco credibile secondo cui leggere mentre scrivi il tuo romanzo è sbagliato perché le parole degli altri potrebbero influenzarti. Oppure, ancora peggio, sei convinto di essere un figo perché sulla tua scrivania c’è una pila di saggi, o perché a te i romanzi non interessano: devi fronteggiare le difficilissime ricerche che fai per scrivere i tuoi capolavori, figurati se hai tempo di leggere le cose degli altri. Ascoltami, io non ne saprò più di te ma una cosa è certa: se scrivi merda è perchè in primis sei un lettore di merda, e la cosa non cambierà se non inizierai a rispettare la lettura. Prendi un romanzo, leggilo con occhio critico, smontalo e poi rimontalo, capirai come lavorano quelli migliori di te. Altro che saggi e corsi di scrittura via skype a 300 euro…
2) Lecchi il culo, ma non lo fai nel modo giusto. Hai inviato richiesta di amicizia sui social a un autore noto, condividi e metti like a ogni cretinata che posta, gli scrivi, vai alla presentazione dei suoi libri e rischi l’infarto quando, al firmacopie, lui fa finta di ricordarsi di te. Nello zaino hai la copia del tuo ultimo manoscritto e, con la destrezza di un ladro di caramelle, riesci a mollarla allo scrittorone, convinto che il suo interesse al tuo lavoro sia concreto. Speri che lui riesca a leggerti e magari condivida il tuo lavoro con le persone che contano, tipo inviare una mail alla redazione della casa editrice con l’oggetto: “Fermi tutti, ecco il romanzo del nuovo Stephen King!”. Povero illuso, un film del genere ha la stessa probabilità di realizzarsi della tua elezione a Papa. Il piatto è povero e l’appetito è tanto. Lo scrittorone non può aiutarti perchè chissà chi aiuta lui. Quando ti sorride non immagini nemmeno la tensione che ha addosso: il suo libro nuovo non sta vendendo un cazzo e, mentre ti stringe la mano, pensa : “Speriamo che questo pollo lo compra!”
3) Hai visto troppi episodi di Californication e sei convinto che un agente letterario possa salvarti la vita. Bene, se speri che una grossa agenzia letteraria scopra il tuo talento e decida di fare un regalo all’umanità, strappando per te un contratto all’editoria che conta, sei il mio mito! Per gli agenti, tu equivali al suono delle monetine infilate in un salvadanaio di latta. Prova a inviare il tuo manoscritto alle redazioni delle agenzie più quotate: sono rapidissime a rispondere con mail standard in cui ti propongono la valutazione a pagamento del tuo lavoro. Valutazione, ovviamente, che non comprende la funzione di rappresentanza. Sono davvero curioso di sapere se gli amici degli amici, i parenti di, i figli di, etc… abbiano mai dovuto pagare un euro per farsi leggere. E non venirmi a raccontare che le agenzie ricevono troppi libri da valutare, perché mi incazzo. Non ho scelto io di fare dei libri un business, e se ti arrivano manoscritti con cui forse puoi fare soldi, allora il tuo lavoro è leggerli! Il fatto è che non c’è alcun interesse a fare scouting, nessuna voglia di rischiare. Meglio lavorare con quei quattro o cinque nomi che hanno già un seguito. Quelli rappresentano un guadagno certo, in un modo o nell’altro.
4) Non ti conosce nessuno. Sei mai stato in televisione? Hai un canale di youtube con migliaia di followers? Facevi l’attore? Sei un giornalista? Figlio d’arte? Tuo zio fa il politico? No? E allora come pensi d’essere preso in considerazione? Parliamoci chiaro, sei nato in Italia e l’editoria non funziona diversamente da altri ambiti lavorativi. Pensavi che avere voglia di fare, talento e tante altre fantastiche doti che tua madre ha sempre decantato con le amiche al mare siano sufficienti per emergere? Adesso deglutisci e ricorda che in questo paese è nato prima il clientelismo e poi la pizza Margherita.
5) Alla gente non frega un cazzo dei libri. Mentre stai leggendo questo articolo una libreria indipendente sta chiudendo. Ti sei chiesto il motivo? I libri costano troppo? Non dire fesserie. I libri costano il giusto (salvo in alcuni casi, che non cito per evitare querele). Il problema è che manca educazione alla lettura. Le persone guardano ai libri come mostri che rubano tempo. Preziosissimo tempo che potrebbero invece dedicare ad altro, tipo giocare a FarmVille . Non stupiamoci poi se le case editrici siano costrette a pubblicare ogni sorta di pattume mediatico per fare cassa. Biografia di calciatori, racconti di vita di personaggi dello spettacolo, romanzo thriller di un conduttore semianalfabeta, e così via… secondo te a che servono questi libri? Per fare soldi. La situazione è triste: in un paese in cui non si legge, tu non diventi altro che uno strumento per quadrare i bilanci in profondo rosso. Non tutti i grandi editori sono interessati a fare letteratura.
Vogliono vendere, e se tu non sei vendibile allora non esisti.
Se dopo aver letto questo elenco di motivazioni non ti sei demoralizzato e hai una voglia di scrivere più forte di prima, allora benvenuto nel club degli Hooligans della Scrittura. Approcciati al romanzo con un solo scopo: spaccare tutto. Cambia le regole del gioco, fai tremare la sedia sotto il culo degli scrittoroni. Devono sentire il tuo fiato addosso perché tu puoi essere come loro, solo un po’ più incazzato. Leggi tanto, come se non ci fosse un domani, e, soprattutto, cerca modelli di riferimento che abbiano qualcosa di vero da insegnarti.
Rispetta i tuoi lettori, anche se all’inizio ti sembreranno pochi rispetto al super figo che monopolizza le vetrine della Feltrinelli. Le vetrine si comprano, il cuore della gente si conquista, uno per uno. Oggi sono in cento a seguirti, domani ne saranno mille.
Vendi la tua spontaneità, la tua umiltà, il tuo modo di essere. Non dimenticare mai da dove vieni e il resto verrà da sé. E se alla fine non succede, fanculo… non sanno cosa si stanno perdendo.
Antonio Lanzetta
Cotanta verità tutta insieme fa male XD
Grande!
E a proposito, sono nella squadra 😉
Articolo spettacolare!
Caro co-scrittore non te la prendere più di tanto. Fatti un bucatino alla carbonara e troverai te stesso! Ti consoli sapere che: l’utilità di tanti libercoli sarà proporzionata al numero di latrine disseminate nei bar delle stazioni ferroviarie.
bravo, condivido in toto 😛
Hai iniziato prepotente.
Hai finito molto meglio.
Già a metà lettura eri uno stimolo a far meglio, il finale è stata la chicca.
Di certo non venderò un caxxo ma a quei folli che mi seguono, in caso regalerò il mio testo!
Almeno potranno fermare una sedia che dondola!
1) Non si legge mai abbastanza. Pensavo di leggere “tanto” con i miei 12-15 libri l’anno. La mia editor se ne divora 150 l’anno (e ci credo che si fa pagare così tanto) e si lamenta che vorrebbe leggere di più.
2) Il culo va leccato ai lettori o presunti tale. Lo “scrittorone” va citato doverosamente sul proprio blog autore per fargli i complimenti e ottenere una parte del traffico di chi cerca su google lui e si imbatte in te.
3) Le agenzie letterarie serie (in italia erano due-tre, adesso non so… una mi pare sparita) esistono, ma si fanno pagare. Fare l’agente letterario è un lavoro, chiedere una valutazione del proprio lavoro equivale ad ingaggiare un professionista.
4) Se non mi conosce nessuno è perché finora ho comunicato nel modo sbagliato.
5) A giudicare dai continui tagli all’istruzione negli ultimi 60 anni sembra che lo stato italiano non voglia che gli italiani leggano (il congiuntivo è d’obbligo). Corre voce che la cultura nuoccia gravemente agli interessi di chi governa il paese. Questa conclusione l’ho tratta nel constatare come sia costume diffuso in molti giovani del bel paese lo “svendere” al 50% il bonus cultura ai vecchi bacucchi come il sottoscritto in cambio di vile denaro. Personalmente ho rifiutato consigliando la lettura di Pinocchio, con particolare riferimento alla fine di Lucignolo.
Io ho fatto la fine del Grillo Parlante…
…anche a distanza di tanti anni Collodi continua a mietere vittime.
Leggendoti, hai alimentato solo in me la volontà di continuare a scrivere!… e ti ringrazio!
Meraviglioso! Credo che il punto fulcro e origine di tutti i mali sia il primo, perché se la community di scrittori o presunti tali non si sostiene a vicenda (e no, per sostegno non intendo il punto 2) non andremo da nessuna parte. Come puoi pretendere che la gente compri (legga) il tuo di libro se tu sei il primo a non comprare (leggere) quello degli altri?
Bellissimo articolo in ogni caso! 😉
L’ha ribloggato su In Nomine Artis – Il Ritrovo degli Artistie ha commentato:
Fantastico articolo di Antonio Lanzetta
Felice di sapere che il pezzo vi sia piaciuto. Pensate che alcuni scrittori, o aspiranti tali, sono stati toccati dalle mie parole a tal punto da cancellarmi dagli amici di Facebook. L’articolo non voleva assolutamente demotivare le persone a inseguire i propri sogni, anzi…
L’ha ribloggato su Volevo fare la scrittricee ha commentato:
Bravissimo! La sacrosanta verità in poche parole. Grazie Antonio Lanzetta
Ciao, carinissimo. Ho letto e condivido tutto, spazzante ma vero. Io continuerò a scrivere perché mi piace e sono convinta che piaccia anche a te… A presto
😁
so di scrittori che pagano fino a 2.000 euro per farsi pubblicare un libro che venderà non più di 300 copie. comunque ho visto contratti Einaudi anche per 1.000 copie. 500 libri venduti, oggi, può anche essere un successo. (la Duras ne vendette anche meno), no,era per puntualizzare sulle cifre.
Guarda, apprezzo l’articolo, la passione… condivido anche qualche punto, pur aggiungendo che non esiste una concezione unica della scrittura. Questa è pur sempre una visione Premetto, non sono uno scrittore, ci sto provando a diventarlo. Non confuto il lato economico e di marketing (fondamentale, senza soldi non cantano messe), ma soprattutto il primo punto mi ha lasciato perplesso. Leggo molti libri e molti saggi e li trovo entrambi utili per ragioni differenti. Devo dire, anzi, che in quanto a ispirazione i secondi paradossalmente mi hanno dato un input, benché ti riesca difficile crederlo.La mia parola conta meno di zero, ma migliaia di testimonianze di scrittori – anche famosissimi – del mondo sono d’accordo con me, tant’è che gli stessi scrittori scrivevano saggi sulle opere altrui: è una forma del pensiero, anzi, una forma letteraria come un’altra. E spesso ti aprono la mente molto di più di quanto non faccia un romanzo, una poesia o altro. Penso che il punto nodale sia cosa si voglia scrivere.
Una bomba di articolo che, onestamente, non credo proprio demotivi chi ha una reale passione. Anzi, per quanto mi riguarda, mi ha motivata ancora di più!
L’ha ribloggato su Inchiostro macchiato.e ha commentato:
Sacrosanta verità.