Il fuoco è alimentato dalle vicende di Daniele, giovane ventenne incapace di opporsi alle aspettative degli altri e agli eventi che gli capitano. In poco tempo, spinto dalla madre, si ritrova a scrivere romanzi rosa, e in ancora meno tempo, persuaso da Ernesto – editore senza scrupoli ciecamente orientato ai ricavi – passa alla letteratura pornografica per omosessuali. Pur senza essere omosessuale Daniele comincia a indagare, saggiando sulla propria pelle, l’universo gay; che trova la sua essenziale sintesi nella figura di Agnetha Fältskog, la “bionda degli ABBA”.
Gli ingredienti ci sono tutti per mettere in scena l’incontro-scontro tra mondo etero e mondo gay, ma il libro è anche una buona occasione per permettere a ognuna delle categorie di riflettere e, magari, sorridere col fronte opposto.
In un’intervista del 2008 Vecchiotti segnalava proprio la componente emozionale del romanzo tra le motivazioni per leggere il suo libro:
«ci si diverte», dichiarò, «e credo lo si faccia nel senso completo della parola: in 304 pagine si ride (molto), ci si intristisce (un pochino), ci si incazza (in quantità diversa a seconda dei soggetti), ci si eccita (in quantità diversa a seconda degli ormoni), insomma si provano emozioni».
Credo che riportare in libreria un romanzo del genere sia una scelta azzeccata. Il confronto fra generi oggi è ancora più attuale che nel 2008. E la leggerezza con cui Vecchiotti affronta il tema dell’omosessualità, il trattamento che offre a quell’universo, talvolta guardato con sospetto, potrebbero essere l’ennesima dimostrazione che la narrativa, quando ci si mette, può accorciare le distanze.
Antonio Esposito
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