Addio al Roaming: cosa c’è da sapere
Per chi non ha mai viaggiato all’estero, la parola “roaming” potrebbe risultare nuova; per chi invece si è trovato fuori dal suolo italiano per vari motivi, la notizia è davvero buona. Dal 15 giugno 2017, infatti, non si vedrà più il credito telefonico prosciugarsi dopo un semplice sms inviato dall’estero, oppure dopo una chiamata di pochi minuti fatta verso casa, anche per comunicare ai propri cari che la vacanza “fila liscio” e si è arrivati a destinazione.
Il roaming, senza entrare in tecnicismi, serve a un gestore per rintracciare un telefono che non fa parte della propria rete (ad esempio, l’utente è all’estero) e prevedeva, negli anni precedenti, dei costi abbastanza alti che si sono man mano abbassati fino al 15 giugno 2017. Magari non è di quelle notizie che cambiano la vita radicalmente, ma costituisce comunque un bel passo avanti verso il progresso e verso una Unione Europea che sia davvero una “unione”.
Il dibattito finale sul roaming è durato molti mesi e tutta la discussione ha avuto inizio più o meno dieci anni fa, coinvolgendo tutti i paesi dell’Unione e i suoi gestori telefonici. Ma vediamo più in dettaglio come cambiano le cose. Di base, vale il principio “roam like at home” per tutti i paesi membri della UE: paghi quanto pagheresti per una chiamata a tariffa nazionale e, se la tua offerta li prevede, saranno utilizzati giga, minuti, sms appartenenti a essa.
Per fare in modo di evitare gli abusi, c’è però una clausola, quella dell’uso corretto, che consente al gestore telefonico un monitoraggio di almeno quattro mesi e si articola in due punti: per prima cosa, il traffico generato nell’arco di quattro mesi sul suolo nazionale deve essere prevalente rispetto a quello generato all’estero; seconda cosa, la presenza sul suolo nazionale deve essere anch’essa maggiore rispetto a quella sul suolo straniero. Nel caso in cui l’operatore telefonico noti del traffico anomalo, potrebbe chiedere al consumatore di provare, entro due settimane, uno “stable link” con lo stato da cui è partito.
Facendo un esempio, un ragazzo partito in Erasmus dall’Italia oppure un lavoratore frontaliero sono forniti di un valido “stable link” con il loro paese d’origine e dunque possono continuare a usufruire del “Roam Like At Home”. Nel caso in cui non si riesca a dimostrare uno “stable link”, potrebbero essere applicati dei piccoli sovrapprezzi di roaming. I sovrapprezzi sono soggetti ai seguenti massimali che corrispondono ai prezzi dei servizi all’ingrosso, IVA esclusa: 3,2 centesimi al minuto per ogni chiamata vocale, 1 centesimo per SMS, 7 euro e 70 al gigabyte nel 2017. Il costo per giga sarà poi decrementato nel corso degli anni, diventando di 6 euro nel 2018, 4 euro e 50 centesimi nel 2019, 3 euro e 50 centesimi nel 2020, 3 euro nel 2021 fino ad arrivare a 2,50€ IVA esclusa nel 2022. Se si fosse poi muniti di un contratto nazionale che preveda dati, sms e chiamate illimitati, si potrebbe usufruire di sms e chiamate senza limite come previsto, ma bisognerebbe utilizzare la seguente formula per conoscere quanti “giga” si potranno usare in “roam like at home”:
(2 x (quanto si paga mensilmente/costo del giga all’ingrosso))
Ad esempio, considerando una tariffa mensile di 40 euro IVA esclusa, si potrà usufruire, nel 2017, di:
(2 x (40/7,70)) = 10,3 GB di dati
L’operatore, in ogni caso, è tenuto a comunicare in maniera chiara questo limite, al superamento del quale per i giga partiranno i massimali per i prezzi all’ingrosso. Infine, per usufruire del “roam like at home”, non c’è bisogno di alcuna registrazione: è partito in automatico il 15 giugno, salvo deroghe richieste da alcuni operatori minori.
Che dire, buon viaggio a tutti!
Fabio Romano