Mio padre aveva il suo modo di andare in montagna. Poco incline alla meditazione, tutto caparbietà e spavalderia. Saliva senza dosare le forze, sempre in gara con qualcuno o qualcosa, e dove il sentiero gli pareva lungo tagliava per la linea di massima pendenza. Con lui era vietato fermarsi, vietato lamentarsi per la fame o la fatica o il freddo, ma si poteva cantare una bella canzone, specie sotto il temporale o la nebbia fitta. E lanciare ululati lanciandosi giù per i nevai.
Quando sul tavolo delle nuove proposte si sceglie un libro di cui non si è mai sentito parlare, la prima a farsi notare è sempre la copertina. Inutile credere al vecchio detto che l’abito non fa il monaco: l’abito dei libri è la loro prima presentazione. Se la copertina ci piace, il libro ruota di centottanta gradi per mostrarci la sua quarta con la sinossi, qualche avviso della critica e una sintetica nota biografica. Se anche questa ci convince, si passa alla mossa definitiva: leggere la prima pagina.
È da quell’incipit tante volte lasciato al caso che dipende l’acquisto di un libro nuovo, dalla capacità dell’autore di catapultarci direttamente in una storia di cui desideriamo sapere il seguito, di giocare con le parole con un’abilità tale da lasciarci ammirati, sulle spine, incuriositi. Questo è, a mio avviso, uno dei migliori pregi della scrittura di Paolo Cognetti: inchiodare il lettore alla pagina con una prosa studiata e accattivante, cucita intorno alle storie come un abito di alta fattura, elegante e senza sbavature o inutili fronzoli retorici.
Paolo Cognetti è il vincitore del Premio Strega 2017, un riconoscimento artistico meritato e motivato. Con Le otto montagne (Einaudi 2016), romanzo con cui Cognetti si guadagna lo Strega, il giovane milanese – classe ’78 – celebra la propria maturità di scrittore, suggella un stile personale e inconfondibile e si colloca tra le migliori penne italiane del nostro secolo.
Nel mondo della letteratura contemporanea, Paolo Cognetti si fa conoscere soprattutto
Differenti sono i protagonisti della seconda raccolta: adolescenti in preda ai problemi più
“Ama i tuoi personaggi e poi fai quello che vuoi”, confessa l’autore a Daniela Monti in un’intervista per Il Corriere della sera. Questo è il, o uno dei, segreti della scrittura di Paolo Cognetti: amare ciò che si crea. Sarà per questo che è facile entrare nei suoi personaggi, capirne i pensieri e lo spirito senza che la penna li espliciti.
Se alcuni dicono che la forma breve impedisce per sua natura di sondare la profondità psicologica dei personaggi, è anche vero che la “forma lunga”, il romanzo, non mette alcun freno alla narrazione e che chiunque sia al comando della penna possa sentirsi libero di scavare, aggirare, contemplare e descrivere ogni cosa. Questo passaggio da una forma all’altra non avviene in modo così evidente nella scrittura di Cognetti. Le otto montagne si presentano, infatti, più come un lungo racconto che come un romanzo: la scrittura non è mai esplicita su emozioni, ragionamenti, sentimenti dei protagonisti. Tutto emerge dalla storia, dalle azioni e dalle decisioni.
I protagonisti del romanzo sono Pietro e Bruno. Il primo è un ragazzo nato tra il rumore
In montagna Pietro ha il tempo di ritrovarsi, dapprima d’estate durante le vacanze con la famiglia, poi ogni volta che ne sente l’esigenza. Il tempo, in alto, a duemilacinquecento metri sopra Milano, sembra tornare indietro. Le stagioni della montagna sono sempre in anticipo rispetto alla valle e il corpo sembra più giovane e forte lontano dall’annichilimento della città.
Di cosa parla Le otto montagne? È un romanzo di formazione? Sì e no. È una storia di amicizia? Anche. È un desiderio di evasione? Tra le righe. È un romanzo che dice tante cose senza parlar troppo. Che non si esprime attraverso le parole, ma grazie all’uso che se ne fa.
Che cosa leggiamo quando leggiamo Paolo Cognetti? C’è Carver, tanto Carver, con il suo seguito di scrittori statunitensi del secolo scorso, amanti delle quotidianità di provincia senza eroi. C’è uno scrittore che ha dato il meglio di sé già dai primi racconti e che con Le otto montagne celebra la sua maturità artistica. C’è una letteratura ibrida, a metà tra l’Italia e il forte influsso americano. C’è una promessa mantenuta, una lettura a cui è difficile sottrarsi e un giovane autore che finalmente fa parlare di sé.
Anna Fusari
Nobody Wants This è una boccata d’aria fresca nel panorama delle commedie romantiche. Perché la…
#gradostory Gomito alzato, pistola in pugno. Sguardo fisso all’orizzonte – chiuso. Una flotta di navicelle…
#gradostory Somewhere Only We Know, canzone pubblicata dalla rock band britannica Keane nel 2004, è…
Condominio Ogni mattina, alle 4.50, l’inquilino dell’interno 6 prepara il caffè in cialda. Dal momento…
Quest’estate sono entrato in una libreria con la semplice intenzione di dare un’occhiata in giro,…
L’uomo davanti a me s’infila il dito indice nel naso. Avvita, avvita, avvita, fin quando…