Ma c’è questo mare? Ma c’è?
Sicuro che c’è!
Io solo lo vedo,
io solo mi posso indugiare a guardarlo,
tessuta ho la vela io stesso:
la prima a solcarlo
(Aldo Palazzeschi – Mar grigio)
Una “Città di matti” è Firenze secondo Malaparte, e matto forse è stato anche Simone Innocenti quando ha deciso di imbarcarsi in questo progetto: Firenze Mare edito da Giulio Perrone editore.
Il mare di Firenze è l’Arno, immagino che chi vive in una città di mare se era rimasto scettico al titolo ora starà già storcendo il naso. Il mare dei toscani è, come lo stesso autore sottolinea nel libro, un mare sciapo, senza sale come il loro pane, una cosa non alla portata di tutti, qualcosa che possono apprezzare e capire solo in pochi insomma, ma non sono per niente pochi quelli che hanno visto sotto questa luce Firenze.
Tutto a Firenze ruota intorno all’Arno: la città ha formato i suoi confini negli anni strappando la terra alle sponde del suo fiume, fiume che ispira, cattura, separa e unisce con i suoi ponti, un fiume-mare che ha appassionato e stravolto molti pittori e scrittori, perché l’Arno ti porta a cambiare prospettiva, punto di vista e talvolta anche il pensiero in rapporto al lato da cui osservi la vita.
La presenza del mare in questa città non è dettata solo dalla presenza fisica e costante dell’Arno, ma la si ritrova anche sui muri con le targhe che indicano le piene dell’Arno lungo tutta la città, o in luoghi impensabili, saldamente ancorati alla terra come gli Uffizi; Cataluccio li descrive:
Il cuore della galleria degli Uffizi era, e per certi versi lo è ancora, la Tribuna ottagonale sormontata da una cupola incrostata di conchiglie di madreperla su uno sfondo di lacca scarlatta.
L’idea che si fa sempre più viva nel proseguire la lettura della guida è che Firenze è una città di mare e come tale va navigata, bisogna lasciarsi attraversare dai venti, dalla bonaccia alle tempeste, i venti di Firenze che tutto sconvolgono, i venti che i fiorentini hanno imparato a riconoscere, naso all’insù, come spiega Manganelli; quei venti che non si sa mai cosa riserveranno al loro passaggio.
Firenze Mare di Simone Innocenti non è possibile racchiuderlo in un’unica definizione e presentarlo come una guida su Firenze, è piuttosto un saggio letterario che però non pecca mai di artificiosità, l’autore ha avuto la curiosità, la pazienza e la passione di voler portare i suoi lettori alla scoperta di una Firenze che ormai si nasconde sempre più dietro la sua maschera, una Firenze probabilmente in alcuni tratti sconosciuta agli stessi fiorentini.
Entra così l’autore nei palazzi, nei caffè, nei vicoli della città e della periferia, della sua Montelupo, dove ritrova la voce di molti scrittori e poeti, gente che ha amato Firenze, che ha saputo descrivere la città nei suoi mille volti, la Firenze sfuggente e a volte ostile. Un cammino lungo il bel tempo passato, i fasti di questa grande città porto di letterati e scrittori, alla Firenze moderna, seguendo il corso delle onde dell’Arno seguendo la rotta del riconoscimento per Firenze di essere città di mare. Innocenti attraversa le maree artistiche, culturali e conviviali che hanno attraversato questa città da Ponte Vecchio alla Biblioteca Marucelliana, dagli Uffizi a piazza Santa Croce, dai caffè che hanno visto nascere riviste simbolo del Novecento come Solaria, Campo di Marte e La Voce, alle parole dedicate a Firenze dai grandi autori del passato e quelli del presente come Vasco Pratolini, Aldo Palazzeschi, Dante Alighieri, Dino Campana, Corrado Alvaro, Tommaso Landolfi, Mario Tobino, Curzio Malaparte, Luciano Bianciardi, Pier Vittorio Tondelli, Sebastiano Vassalli, Camillo Sbarbaro, Giorgio Manganelli, Eugenio Montale, Italo Calvino, Simona Baldanzi, Elena Stancanelli, Vanni Santoni, Giampaolo Simi, Luca Doninelli, Alessandro Raveggi e Francesco Recami.
La potenza come attributo per affrontare Firenze diventa lo snodo per comprendere la natura stessa della città, la sua idea stessa, la sua paura più recondita. Che qua l’armamentario per capire Firenze è quello della guerra, a questa città bisogna darle l’assalto. In questa città «è in corso da sempre una rissa geometrica, che ha il suo centro nella geometria del terrore del Battistero», scrive ancora Manganelli. Le sue frasi sembrano coordinate di una mappa, una cartina nautica, vanno seguite se si vuole sopravvivere alla rissa, al civettino, all’omicidio, alla marea.
La potenza di Firenze, la difficoltà di questa città e di questa gente è quella che arriva quando si inizia il cammino attraverso questo saggio, e Innocenti lo sa e prova a spiegare facendosi spesso prestare le parole e la voce da chi già aveva tentato di parlare e descrivere questa terra.
Quello che emerge da Firenze Mare è un libro pieno di suggestioni, di sapori, profumi di terra e di mare; un libro che ti fa camminare restando fermo. Le scene, le immagini e i luoghi che descrive l’autore si aprono davanti agli occhi in modo nitido perché schietta, nitida e pulita è la scrittura di Simone Innocenti; non perde mai il filo, segue l’idea di base fino all’ultimo istante ma l’invito è quello di perdersi tra i segreti che solo un giornalista o forse un toscano, o meglio ancora un montelupino poteva raccontare.
Ho letto Firenze Mare quasi tutto in treno sognando ogni volta di poter ritornare a quell’amata città. Oggi penso a Firenze con un’idea diversa, forse invecchiata, consumata dal mare, da quel suo mare così povero di sale così ricco di cultura.
È una guida, un saggio, un romanzo Firenze Mare. Firenze è mare, è qualche cosa che sfugge ma allo stesso tempo, grazie alle parole di Innocenti, si fa leggere seppure al ritmo confuso e lento dell’Arno.
Anna Chiara Stellato
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