«Come si dice: Thanks God, it’s Sunday night, grazie al cielo è domenica sera [Ride]. […]Il salone è finito, l’abbiamo portato in porto: sono stati quattro giorni molto intensi, pieni di problemi – essendo la prima volta – ma anche pieni di soddisfazioni. Penso sia un modo bello di incominciare un’avventura che spero continui».
Queste le parole di Francesco Durante, direttore artistico di Napoli Città Libro, rilasciate ai nostri microfoni. Una soddisfazione che si riscontra in tutta l’organizzazione, negli editori che hanno partecipato a questa prima edizione, e soprattutto nei lettori che hanno visitato il Salone del Libro.
Non è semplice fare un resoconto di un evento come questo. Grado Zero ha seguito decine di eventi e sono stati presenti autori del calibro di Annie Lanzillotto, Jay Parini, Peter Covino, Stan G. Pugliese, Tim Parks, Lorenzo Marone, Giancarlo de Cataldo, Ermanno Cavazzoni, Michael Frank e Paolo Malaguti.
Cinque le sale eventi, sette i corridoi per gli espositori. L’ambiente suggestivo del complesso monumentale di San Domenico Maggiore ha permesso di assistere a presentazioni di libri e dibattiti culturali sotto affreschi di meravigliosa bellezza.
Non abbiamo ancora dati ufficiali sui numeri di questa manifestazione. Quello che possiamo dire è che sin dal primo giorno l’affluenza è stata notevole, con picchi – com’era presumibile – durante il weekend. Venerdì è stato il giorno delle scolaresche. Spesso – ci è parso – poco guidate dai docenti in quella che poteva essere una vera esperienza di scoperta del mondo del libro e del lavoro che c’è dietro.
Napoli, è indiscutibile, aveva bisogno di una fiera di questo tipo. Una fiera che riportasse al centro la cultura, che smuovesse i napoletani e li portasse in una situazione di forte interesse culturale e editoriale. Il fatto che in questa prima edizione sia arrivato un riscontro così forte da parte della città fa ben sperare che Napoli Città Libro possa crescere, attirare ancora più editori, sviluppare nuovi eventi.
Le difficoltà non sono certo mancate. La più importante ha riguardato le due sale Biblioteca, che sono in realtà un’unica sala divisa da una paratia insonorizzante. Non essendo stato possibile portare la paratia fino al soffitto – per motivi legati all’importanza storica della struttura – i microfoni delle due sale tendevano ad accavallarsi, causando scontento nel pubblico.
Ma se il secondo giorno è stato segnalato questo problema, la mattina del terzo era già risolto. Una nuova ‘sala’ è stata allestita nel chiostro, prendendo su di sé gli eventi di una delle due sale Biblioteca.
Insomma: Napoli Città Libro ha dimostrato che fare cultura a Napoli è di nuovo possibile. Strutturare una fiera – una macchina così complessa – in modo professionale. Abbiamo concluso la manifestazione condividendo l’entusiasmo dei lettori e degli organizzatori con cui abbiamo avuto modo di confrontarci.
Chiudiamo questo breve resoconto con la dichiarazione di Alessandro Polidoro, presidente del comitato LiberArte, promotore della fiera. Uno dei tre padri fondatori di questa esperienza:
«Siamo felicissimi, stasera, è un risultato eccezionale. La risposta di Napoli e dei napoletani è stata davvero straordinaria. I napoletani hanno decretato di volere il salone del libro, ed è stato quasi un rimprovero all’organizzazione, alle istituzioni, ai comitati, perché per dieci anni, quasi, non gli è stato dato un evento culturale così importante. Quindi questa non soltanto è una gratificazione che ci rende felici – noi del comitato LiberArte – ma è uno stimolo e un motivo per crescere e andare avanti, insieme con la politica, le istituzioni, la finanza, per portare Napoli capitale d’Europa.
In questi quattro giorni Napoli lo è stata, ed è pronta a riconquistare il posto che merita».
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