Li abbiamo visti venir giù dai palazzi, correre con auto incendiate, sfrecciare in retromarcia e ricevere pistolettate in una maniera così convincente da lasciarci chiedere: è ancora vivo?
Benvenuti nel mondo degli stuntman!
Che li chiamiate controfigure o cascatori poco importa: il loro mestiere è fare cose pericolose, dando libero sfogo a tutta l’adrenalina dello spettatore. Per raggiungere tale obiettivo e, soprattutto, farlo senza lasciarci la pelle, gli stuntman, oltre che su di una forma fisica sempre eccellente, devono fare affidamento su preparazione tecnica e tecnologia.
Ad esempio, capita spesso di imbattersi in scene dove gli stuntman cadono da posti altissimi. Originariamente, il massimo che ci si poteva permettere era cadere in acqua; si è poi passati alle balle di fieno, alle reti, alle scatole di cartone, agli airbag. Queste tecnologie, per quanto potessero essere utili, avevano sicuramente un grande contro: la ripresa doveva essere per forza effettuata dal basso, per evitare che nella scena finissero oggetti non desiderati.
Tutto ciò finché un tale non inventò un dispositivo chiamato “Decelerator”, consentendo così agli stuntman di saltare da edifici alti fino a 105 piani. Il Decelerator non è altro che un semplice cavo, legato all’anca dello stuntman, che ne rallenta fortemente la caduta.
Applicando poi semplici tecniche cinematografiche, il cavo non è per nulla visibile: in questo modo, il regista può riprendere la scena anche inquadrando verso il basso.
Un dispositivo che serve all’azione opposta, ossia al lancio di uno stuntman dal basso verso l’alto, è invece chiamato air ram. Tale oggetto, che serve a simulare gli effetti di un’esplosione, è costituito da un largo pedale che, una volta schiacciato dallo stuntman, lo catapulta con grande forza verso l’alto.
Nel film “Jack Ryan” è stato addirittura ricoperto con asfalto antiscivolo un intero tunnel di Liverpool, per consentire a Chris Pine di guidare una motocicletta ad alta velocità e senza casco, tenendo sott’occhio contemporaneamente la sua sicurezza. Di acrobazie spericolate ne esistono di tanti tipi e stuntman diversi prediligono l’una oppure l’altra: esistono stuntman specializzati in trucchi circensi, altri in arti marziali, altri ancora nella guida ad alta velocità, ma non c’è un vero e proprio diploma scolastico per diventare stuntman, quanto, invece, diverse “scuole” sparse nel mondo che servono a formare il bagaglio culturale dell’aspirante cascatore. Eppure, sebbene quello del massimo realismo a tutti i costi potrebbe sembrare un feticismo recente, la storia degli stuntman nei film parte da almeno cento anni fa con Frank Hanaway.
Nel 1903, Frank, ex cavallerizzo nell’esercito americano, utilizzò nel film “The Great Train Robbery” la sua abilità di cadere da cavallo senza farsi male. Dopo di lui, incominciò la nuova era dei cascatori. Fra i più grandi, si ricordano, ad esempio, Buster Keaton, che eseguiva salti da treni in corsa e scappava da palazzi che gli stavano per cadere addosso ben prima che la computer grafica facesse il suo ingresso nel mondo del cinema; Dar Robinson, che durante la sua carriera riuscì a non rompersi neanche un osso, finché, durante il film “Million Dollar Mistery” morì lanciandosi con una moto da un dirupo; Jackie Chan, ben conosciuto per il suo ruolo di attore con una grande predilezione per le arti marziali; Vic Armstrong, controfigura in Superman e Superman II oltre che nei primi tre film di Indiana Jones.
Il mondo degli stuntman, benchè sia ancora dominanto dalla componente maschile, ricorda però delle grandissime stuntwoman: è il caso di donne come Wendy Leech che fu la controfigura del robot C-3PO nel film “Star Wars”; oppure di Michelle Yeoh, a cui fu consentito, niente poco di meno che dallo stesso Jackie Chan, i eseguire i suoi stessi stunt.
Non sempre però, fra gli stuntman, tutto è andato come si deve. Partendo dal citare record negativi come quello di Evel Knievel, che nella sua carriera si ruppe un totale di 433 ossa, la lista di persone morte sul set è abbastanza lunga, proprio per la pericolosità del mestiere. Per questo motivo, come accennato poche righe più sopra, la computer grafica è divenuta di grande aiuto quando i rischi diventano troppi, sebbene i costi siano a volte proibitivi.
La CGI, acronimo di “Computer-Generated Imagery”, è diventata una valida alternativa alla registrazione reale. Tanti effetti speciali nascevano prima da grandiosi lavori di astuzia. Fra questi, potremmo citare ad esempio le miniature: modelli in scala che venivano ripresi molto da vicino per simulare cose come esplosioni di teste, oppure addirittura l’affondamento del Titanic. Edifici che cadevano a pezzi venivano simulati dipingendo un pezzo di vetro in maniera che rappresentasse le parti dell’immagine modificate ed effettuando la ripresa attraverso di esso; il sangue, invece, ha avuto una lunga storia di finzione che va dallo sciroppo di cioccolato spalmato dall’attore mentre si toccava la ferita, a piccoli lavori di “idraulica” dove pompette e tubicini che rilasciavano sangue finto erano applicate sui lati delle armi bianche in posti non visibili dalla cinepresa.
In conclusione, possiamo quindi dire che sicuramente gli stuntman hanno dato moltissimo e ancora tantissimo avranno da donare alla cinematografia, ma, al giorno d’oggi, dove inutili rischi possono essere prevenuti con l’ausilio dei computer, sicuramente vedremo sempre di più acrobati lavorare insieme ad esperti di computer grafica.
Fabio Romano
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