Atti persecutori e stalking nel romanzo La Rete. Intervista a Elisa Gobbi.
Si stima che il 21,5% delle donne fra i 16 e i 70 anni (pari a 2 milioni 151 mila) abbia subito stalking da parte di un ex partner nell’arco della propria vita. Se si considerano le donne che hanno subito più volte gli atti persecutori queste sono il 15,3%, mentre quelle che hanno subito lo stalking nelle sue forme più gravi sono il 9,9%.
Purtroppo questi dati sono in continuo aumento, per quanto oggigiorno le donne siano più attente, e dipende anche da uno scarso interesse da parte delle forze dell’ordine che si muovono solo quando il caso è già molto grave e a volte solo quando il peggio è già successo.
Proprio del fenomeno dello stalking ci parla Elisa Giobbi nel suo bel romanzo d’esordio La Rete, edito da Stampa Alternativa.
La rete è quella che tende Nico, la protagonista, alle sue vittime, alla moltitudine di uomini che seduce e che si innamorano perdutamente di lei. La rete è quella in cui cade Nico stessa – dapprima il vischioso reticolo di dipendenze, poi quella ordita dal suo stalker. La rete è il non-luogo in cui si consuma questa storia dalla struttura circolare, in cui l’indicibile, i sospetti e le ombre contano quanto gli eventi narrati.
Sullo sfondo di una Firenze inedita e nascosta, un romanzo a tinte fosche ambientato negli straordinari decenni dell’ultimo mezzo secolo, che racconta il percorso – tanto contorto e intermittente quanto ambiguo e profondo – di un’amicizia femminile, svelando la natura labile di ogni confine: condanna e perdono, ragione e sentimento.
Abbiamo intervistato l’autrice.
D: Cosa ti ha spinta a scrivere questo romanzo?
R: Più che “cosa”, direi “chi”. Mi hanno spinto le persone, a me più o meno vicine, che conoscono e apprezzano me e la mia scrittura. La storia poi, da un’idea ancora grossolana, si è sviluppata e delineata nel corso della stesura, catturando me, prima che gli altri.
D: Parlaci del personaggio principale, Nico, e di come ti sei immedesimata in lei.
R: Nico è un personaggio profondamente distruttivo ma nello stesso tempo assai intrigante. Ci sono in lei delle caratteristiche che un po’ mi appartengono, altre invece sono quanto mai lontane dal mio modo di intendere la vita.
D: Quanto è stato difficile affrontare una tematica così delicata come quella dello stalking?
R: Non è stato difficile perché come mi è già successo di sottolineare La rete è un romanzo, non un saggio. Tuttavia sono molto vicina e sensibile a certe tematiche e credo che purtroppo quanto ho raccontato sia piuttosto realistico.
D: Come ci si può accorgere in tempo che si sta diventando vittime di stalking, secondo te?
R: Ripeto: non sono un’esperta in materia, ma credo che ci siano profili psicologici, o forse meglio dire caratteristiche, che possano essere riconducibili a vittime e carnefici. Quello che credo e che evidenzio nel mio romanzo, è che sono entrambe figure tristemente fragili, profondamente insicure.
D: Come viene affrontata dai media nazionali questa tematica, secondo te?
R: Mi sembra che se ne parli, talvolta in modo interessante e approfondito: penso soprattutto a certi programmi di Rai 3 come Amore criminale, Chi l’ha visto o Storie maledette, realizzati e condotti da seri professionisti. In altri casi invece questi temi vengono trattati in maniera morbosa e volgare, alla stregua di banale gossip. Non faccio nomi perché credo sia superfluo.
D: È possibile fare di più per sensibilizzare e aiutare le vittime di violenza?
R: Certo, ma a monte, e soprattutto intervenendo sui potenziali persecutori più che sulle vittime. A partire dalla famiglia, educando i ragazzi al rispetto e alla parità e non alla celebrazione della forza e della virilità, del machismo di stampo sessista. Insegnare che la delicatezza d’animo non è una prerogativa femminile, che un vero uomo non ha motivo di nascondere le lacrime. Questi aspetti sono trattati anche nel mio romanzo, in più di un’occasione. E poi si possono prevenire certe tragedie soprattutto curando e contenendo chi manifesta atteggiamenti violenti e facendo in modo che le pene siano sicure. Le vittime di violenza devono essere aiutate dalle forze dell’ordine, che troppo spesso sottovalutano o minimizzano il problema.
D: Che consigli daresti a una donna in balia di uno stalker?
R: Sarà banale, ma consiglierei di allontanarsi alle prime avvisaglie. Denunciare, anche se spesso non basta. Non concedere niente, negarsi sempre e comunque.
D: Progetti futuri?
R: Continuare a scrivere, organizzare concerti e rassegne, dedicarmi alle cose e alle persone che amo.
L’autrice
Elisa Giobbi, nata negli anni Settanta a Firenze, ha fondato e diretto fino al 2009 la casa editrice Caminito. Ha pubblicato Firenze suona con Zona, Rock’n’Roll Noir con Arcana e Eterni con Vololibero. È presidente dell’associazione culturale “Firenze suona” e organizzatrice e curatrice di eventi culturali e musicali. Questo è il suo primo romanzo.
Floriana Naso