I dolori del giovane Editore secondo il Vangelo di Calvin e Hobbes
Pubblichiamo questo articolo di Lorenzo Battaglia, editore per Battaglia edizioni.
Calvin & Hobbes (Calvin and Hobbes) è una striscia di fumetti ideata e disegnata dal disegnatore statunitense Bill Watterson, pubblicata sui quotidiani statunitensi dal 18 novembre 1985 al 31 dicembre 1995 e comparsa, nel momento di massima popolarità, su 2.400 pubblicazioni diverse.
Il protagonista della serie è Calvin, un bambino di sei anni che ha una tigre di pezza, Hobbes, che nella sua fantasia è un essere vivente dotato di una propria personalità. Calvin, per sfuggire alla noia di tutti i giorni, vive in un fantastico mondo tutto suo nel quale si trasforma in un detective, in un astronauta o in un terribile dinosauro, ma anche in uno zombi affamato o in un insetto velenoso e molte altre cose.
Forse vi chiederete cosa c’entra questo con l’editoria. Giusto. Be’, ho iniziato l’articolo introducendo il personaggio principale di Calvin e Hobbes, ovvero l’infante, perché, credetemi, la vita di un piccolo editore come il sottoscritto non è tanto diversa da quella del fanciullo Calvin. Anch’io, più o meno ogni giorno, sono sottoposto alle angherie di una vecchia maestra di turno che mi sgrida per cose che lei reputa facili ma che per me sono difficili, messo sotto pressione da calcoli e rompicapi inaffrontabili e compagni di classe secchioni (nel mio caso colleghi o addetti ai lavori) che te la devono sempre spiegare. Insomma, spesso, l’unica via di fuga sembra proprio quella di affidarsi a un pupazzo di pezza che ti indichi le vie per affrontare la vita e ti trasmetta un po’ della sua fiducia. In poche parole: grazie mille Hobbes! Per me sei come un dio.
Il rapporto autore/editore
Di seguito propongo alcune regole da sapere, quelle che reputo le più importanti, per ogni giovane editore che prima o poi dovrà imparare a gestire il rapporto di reciproca sopportazione con un autore. Ricordatevi che:
1) L’autore sa tutto.
2) L’autore non sbaglia MAI, è l’editore che non capisce.
2-bis) Se, in rarissimi casi, l’autore ammettesse che qualcosina nel suo testo, forse, è poco comprensibile, la causa è da ricercarsi nell’Enciclopedia di Stile e Retorica alla voce: “Licenza poetica”. E, in quanto autore (e quindi artista a titolo di comodato d’uso), egli gode del diritto naturale di uso e abuso della Licenza Poetica. Quindi, anche in questo caso, la colpa è tutta dell’editore, reo di non capire.
3) Il titolo scelto dall’autore è sempre il più bello; quello dell’editore è bello ma non coglie in pieno il significato profondo della storia.
4) Guai se l’editore taglia frasi o anche solo semplici battute del testo originale. Ogni riga scritta dall’autore è insindacabilmente necessaria e fondamentale alla salvezza del genere umano.
5) Ogni autore è come il vostro primo e unico figlio. Non fategli presente che lavorate contemporaneamente con altri autori, che avete una famiglia, un secondo lavoro, una vita, degli amici, ecc. Se l’autore dovesse scoprire tutte queste cose, nel migliore dei casi ci rimarrebbe molto male, nel peggiore potrebbe uccidervi. Mi raccomando.
Da Il Vangelo di Calvin e Hobbes:
Siusi, (amica di Calvin): “Sta’ a sentire testa di rapa, hai sprecato un’intera settimana di biblioteca”
Calvin: (silenzio)
Siusi: “Dobbiamo portare la ricerca entro lunedì, sarà meglio che ti dia una mossa durante il weekend o dirò alla maestra che non hai fatto niente, capito!”
Calvin: (silenzio)
Siusi: “Allora, cos’hai da dirmi?! Ti rendi conto che è una cosa importante!”
Calvin: (silenzio, con sguardo rassegnato)
Il rapporto editore/testo
Nella mia giovane esperienza da editore ho solo una certezza: molti autori di libri o semplici librofili pensano che un libro nasca già libro. Questo è un fatto eccezionale. È come pensare che un adulto nasca già in formato 185 centimetri per 80 chili, senza passare per la fase neonatale. Ebbene, ora, in questo preciso istante, sfateremo il tabù: i libri nascono in PDF! Et voilà, notizia sconvolgente. I libri che sfogliate in libreria non li portano le cicogne. No. Ci pensano i distributori.
Ma prima, alle origini della vita di un libro, l’editore programma e progetta un percorso di sviluppo per cui quel semplice e fetale pdf diventerà un “vero” libro, con tanto di muscoli, copertina e brossura. Il percorso è costituito da tappe varie e dispendiose: prima valutazione, seconda valutazione, preparazione e firma del contratto editoriale, editing del testo, minimo tre giri di bozze per realizzare il testo secondo le proprie norme editoriali ed eliminare eventuali refusi, impaginazione e grafica di copertina, creazione di paratesti, inserimenti e registrazione di codici isbn e a barre, preventivi e ordini della stampa per la prima edizione, ecc, ecc, ecc,… e poi finalmente – VOILÀ! – il libro arriva in libreria.
A questo punto penserete che l’editore si risposerà godendo finalmente i frutti del suo lavoro. E invece no! Ora bisogna affrettarsi nelle strategie del marketing: pubblicità, interviste, recensioni, organizzazione di presentazioni ad hoc, partecipazione a concorsi, tutto questo per valorizzare il libro e poi ci sono i conti da fare, rendiconti e pagamenti. E nel frattempo cominciano altri giri con altri autori e altri testi, anche questi rigorosamente in PDF…
Da Il Vangelo di Calvin e Hobbes:
Calvin: “Ciao Hobbes! Che stai facendo?
Hobbes: “Niente!”
Calvin: “Niente del tutto?”
Hobbes: “Esatto”
Calvin: “Ti do una mano”
Hobbes. “Accomodati”
Il rapporto editore/guadagno
Tanti, quando scoprono il mestiere che faccio, mi pongono questa domanda: quanto guadagna un editore? Io rispondo in modo vago ma sincero: “Poco”. Non sono alla ricerca di alibi, ma questa è la realtà. Un editore guadagna poco, mettetevelo in testa.
Invece la seconda domanda che di solito mi fanno è: quindi un editore non riesce ad arrivare alla fine del mese? E il sottoscritto, sempre di solito, risponde: “diciamo che arrivare alla fine del mese è un discreto casino per un giovane e piccolo editore”. Glisso il discorso velocemente. Ma non tutti gli editori sono giovani né piccoli e, forse, almeno nel mondo del lavoro, le dimensioni hanno la loro importanza. Soprattutto nel settore imprenditoriale. Perché l’editore è, prima di tutto, un imprenditore e non uno strano “personaggio romantico e un po’ vetusto che ama leggere”, come in molti pensano. Alla fine dell’anno bisogna fare i conti con il bilancio, e le faccende pseudoromantiche e le questioni retorico-stilistiche del salotto intellettuale vanno a farsi friggere.
La terza e ultima domanda che mi pone l’interlocutore dopo momenti di pausa e riflessione è la seguente: come fa i soldi un editore?
Un editore non a pagamento guadagna il proprio stipendio principalmente dai libri venduti, tolti ovviamente i costi di stampa. E sottolineo e ripeto: tolti ovviamente i costi di stampa.
Dando per assodato che il sistema di guadagno del settore editoriale è malato e c’è palesemente qualcosa che non va e andrebbe riorganizzato, diciamo che: se, per esempio, un libro costasse 10 euro (prezzo improbo per la sopravvivenza di un editore, ma che tanti lettori invocano come prezzo “popolare”), al distributore e al librario va per diritto circa il 65% del prezzo di copertina, all’editore, calcoli alla mano, resta il 35%. A questa percentuale che spetterebbe al prodigo editore vanno sottratte le percentuali per l’autore, quella per il grafico/illustratore e, nel caso ci fosse, la parcella per il traduttore. Alla fine della storia: se di media un piccolo editore vende 300 copie per una prima edizione (che è un bel risultato ve lo assicuro; il numero di copie vendute è spesso molto più basso), quanto guadagna l’editore?
Risolvete il problema con calma. E quando avrete trovato la soluzione non affrettatevi a dirmela, tenetela per voi. Grazie. In matematica son sempre stato scarso e forse è per questo che sogno di fare l’editore.
Da Il Vangelo di Calvin e Hobbes:
Papà di Calvin: “Buonanotte Calvin”
Calvin: “’Notte papi… Ehi! Non saluti Hobbes?”
Papà di Calvin. “Buonanotte Hobbes”
Hobbes (preoccupato): “Come?! Nessuna storia, nessun bacino?!”
Lorenzo Battaglia