Lyrics: Flathead, proferire oscenità in un hotel rosa
L’ho scritto altre volte in questa rubrica: la bellezza dell’inglese, che è una lingua tecnica e precisa, risiede anche nella sorprendente capacità di creare immagini fortemente allusive, nella possibilità di giocare creativamente con le parole e sorprendere il lettore col fascino dell’ambiguità.
È il caso di Flathead, canzone composta dal gruppo scozzese The Fratellis e parte dell’album Costello Music. Il singolo venne lanciato nel 2007 con lo scopo – successivamente rivelatosi non all’altezza delle aspettative – di entrare massicciamente nel mercato Americano.
Naturalmente, il sesso
La canzone è una specie di dialogo tra la voce narrante e Flathead, che nel gergo britannico indica una persona un po’ stupida o pazza. Se sia maschio o femmina, non è dato sapere (la precisione dell’inglese svela i propri limiti in una grammatica snella che non distingue il genere) ma io propendo di certo per una figura femminile, in quanto Flathead viene presentato in vaga competizione con un’altra donna.
Ma torniamo all’ambiguità delle immagini e alla potenza delle allusioni. Abbiamo visto già in diverse occasioni che nella musica rock le allusioni sono quasi sempre collegate alla sfera sessuale o alla cultura dello sballo, cioè alcol e droga. Anche Flathead non fa eccezione, e comincia proprio col sesso. I primi quattro versi scattano una fotografia ben precisa e nitida che ritrae una donna il cui nome non viene rivelato direttamente ma che potrebbe essere identificata più avanti come Josephine. A ogni modo, il nome è del tutto irrilevante. Quello che conta sono le azioni e la volontà della donna, la quale, secondo l’io narrante:
1) lo nutre bene (she feeds me well)
2) potrebbe soltanto volere le sue ossa (She might just want my bones)
3) gli lascia proferire oscenità in un hotel rosa (she made me talk dirty in a pink hotel).
Se un hotel rosa non sembra aver senso al di fuori di un riferimento alla genitalità, dove l’oscenità (letteralmente il “parlare sporco”, talk dirty) è senz’altro l’unione carnale, il lasciarsi nutrire assume tutta l’aria di un riferimento all’erotizzazione del seno, mentre le ossa che la donna desidera sono tutt’altro che la morte o il cadavere dell’uomo (nello slang britannico l’osso indica volgarmente il pene in erezione).
Il senso dei primi quatto versi è dunque questo: Solo perché mi lascia succhiare i suoi seni e fa sesso con me, non significa che sia innamorata di me (Doesn’t mean she’s got eyes for me) ma potrebbe essere semplicemente interessata al mio pene.
Nel raccontare questi dettagli scabrosi, l’io narrante rassicura l’interlocutrice Flathead, intimandole di non fare la stronza (Hey, Flathead, don’t you get mean), in quanto quella donna è ben seconda in simpatia a Flathead stessa. Qui appare il termine killer, che è usato in linea con lo slang comune, ovvero come sinonimo di persona che ha un impatto o un effetto formidabile. Quella donna, dunque, limitatamente agli effetti che è in grado di suscitare, è solo seconda per importanza (She’s the second best killer that I have ever seen) mentre Flathead la supera di due misure (you [Flathead] killed me twice).
Le solite droghe citate nei testi di musica rock
A questo punto si passa alla droga. Sì, perché l’effetto formidabile (killer) potrebbe anche riferirsi alla droga che Flathead gli procura, piuttosto che alla personalità con cui si mostra. Dice infatti il testo: “Una volta ti ho vista in fondo al locale prendere metanfetamine (in gergo, Chewing on glass) e farti un trip” di acidi (in gergo, a ticket stub), il che verosimilmente avveniva al posto dell’eroina (in gergo, the boy) che è stata buttata fuori, nel senso che non la si usa più, che si è riusciti a ripulirsi.
Flathead, l’accompagnatrice con un pizzico di gelosia
Dopo la droga si ritorna al sesso. L’io narrante sta parlando con Flathead e le ricorda che è cosa risaputa che lei è la persona da chiamare in una circostanza specifica (Everybody knows you’re the one to call). Ecco, dirò tra pochissimo quale sia questa circostanza, ma prima vorrei soffermarmi sull’espressione usata poc’anzi. Vediamo, dunque, cosa si può intendere con una persona “da chiamare” (the one to call). Chi è una call girl? L’espressione è nota in italiano come ‘squillo” ma nella cultura anglosassone designa un’accompagnatrice che dietro compenso (spesso lauto) affianca a un uomo in occasioni anche mondane, con la possibilità non troppo remota di finire a letto insieme. Se non volessimo andare troppo per il sottile, potremmo definirla una prostituta, ma per un pubblico specifico.
Ora, il testo della canzone rivela che Flathead è la persona da chiamare (dunque da ingaggiare come accompagnatrice) quando le ragazze in fondo al locale cominciano a diventare brutte (When the girls get ugly at the back of the wall). Che vuol dire? Vuol dire che, man mano che si fa più tardi e la serata volge verso il termine, le ragazze più carine sono state già scelte, per cui a rimanere ancora libere sono quelle più brutte. A meno che non si voglia flirtare con una brutta, la canzone spiega che è meglio ricorre alla bellezza (prezzolata) di Flathead, la quale sembra comunque avere un debole per l’io narrante, visto che, come dicevo all’inizio, viene ritratta con un pizzico di gelosia e un sentimento di rivalità verso qualcun’altra, ovvero colei che “lo nutre bene e gli lascia proferire oscenità nell’hotel rosa”.
Giuseppe Raudino
Flathead
Just because she feeds me well
And she made me talk dirty in a pink hotel
Doesn’t mean she’s got eyes for me
She might just want my bones, you see
Hey, Flathead, don’t you get mean
She’s the second best killer that I have ever seen
They don’t come much more sick than you
I could go on if you want me to
It’s just so wrong, so very nice
I told you once, and you killed me twice
I saw you one time at the back of the club
Chewing on glass and a ticket stub
I heard they kicked the boy till he bled
Then stood and said, ‘oh my god’ till she said
‘Bara bap bara ra ra bara bap bara ra ra ra.’
Everybody knows you’re the one to call
When the girls get ugly at the back of the wall
Josephine says you got a bleeding nose
So taking it with her wherever she goes
Hey, Flathead, don’t check me in
Well, hers is a tonic and mine is a gin
They don’t come much more slick than you
I’d drive your car if you asked me to
Said the boy’s not right in the head
So he stood and got a kicking instead till she said
‘Bara bap bara ra ra bara bap bara ra ra ra.’
Compositori: John Lawler (in arte “Jon Fratelli”)
Testo di Flathead © Sony/ATV Music Publishing LLC