Con “I Barbari, saggio sulla mutazione”, Baricco aveva introdotto il concetto di una vera mutazione che avrebbe portato allo smantellamento sistematico di tutto l’armamento mentale ereditato dalla cultura ottocentesca, romantica, e borghese. Sicuramente non siamo stati invasi dai barbari, ma è in atto una mutazione che coinvolge tutti, chi più chi meno.
Questa mutazione sarebbe stata generata dall’affermarsi e dallo sviluppo delle innovazioni tecnologiche che hanno riorganizzato i concetti di spazio, tempo, hanno permesso l’accesso a un mondo del sapere e della conoscenza a Homines Novi, portatori di nuova energia capace di generare il mutamento.
La conclusione a cui approda Baricco in Barbari è che è necessario accettare l’idea di mutazione e che questa non va considerata come semplice saccheggio. Quando si è di fronte a un cambiamento quello che viene da chiedersi è “che fare?” ma quello che Baricco cerca invece di presentare è “cos’è questa mutazione che viviamo tutti, che ci attraversa, che conosciamo per sommi capi”?
Ora, a più di 10 anni di distanza, lo scrittore registra nel suo nuovo libro, The Game (Einaudi), cambiamenti ancora più radicali e universali, dovuti a quello che lui identifica come l’ insurrezione digitale.
Con The Game Baricco prova a dare una struttura cronologica, gerarchica e geografica delle innovazioni digitali che hanno cambiato le nostre vite negli ultimi trent’anni. Divide la storia in diverse fasi, in ognuna di esse vengono geograficamente identificati dei picchi montuosi di innovazione.
Dal 1997 in avanti individua l’epoca classica, caratterizzata dalla traduzione digitale del mondo e dalla creazione dei suoi fondamenti come la digitalizzazione delle informazioni, nascita del personal computer, nascita di internet; la fase di colonizzazione del web, che coincide con la nascita del web 2.0, segnato dall’interattività diffusa che segna la nascita di una nuova civiltà e infine, “il Game” vero e proprio: la dissoluzione della frontiera psicologica che separa come due momenti diversi dell’esperienza il mondo reale e quello digitale.
Baricco individua una serie di svolte importanti per ognuna di queste fasi, svolte prima embrionali come il Commodore 64, la nascita del world wide web, i primi portali come Google, Yahoo, Ebay, Amazon e poi sempre più pervasive: l’avvento dei social: Facebook, Twitter, YouTube, degli smartphone analizzando il fenomeno Blackberry e iPhone; l’arrivo di Wikipedia; e ancora la configurazione di un nuovo universo di senso, la mutazione definitiva dell’uomo stesso, con mezzi come Instagram, WhatsApp, Uber, Tinder ma anche con fatti politici cruciali come Obama, e il Movimento 5 stelle.
Quello che Baricco vuole presentare, senza avere nessuna pretesa di tenere una vera lezione a riguardo, è una storia dell’evoluzione tecnologica e culturale che ha portato inevitabilmente a creare un nuovo mondo e un nuovo uomo. Un uomo in movimento, non più lineare costretto ad obbedire a determinati schemi e dogmi, questa nuova generazione non è nient’altro che quella generazione di ingegneri hippie californiani che ha cambiato il mondo sviluppando quell’idea di mutare di consistenza dell’esperienza perché c’era bisogno immediato e salvifico di soluzioni e strumenti; capirono che era necessario generare cambiamento sfornando strumenti che se non sono giochi almeno gli assomigliano ed ecco il Game.
Non solo i videogiochi come i Space Wars e Space Invaders, ma anche i portali e soprattutto le app sono pensati tenendo conto dell’ elevazione del gioco a schema fondativo di un’intera civiltà: gesti semplici, interfaccia colorate, soddisfazioni immediate. Ne consegue anche una certa tendenza alla superficialità: privilegiare la semplicità rispetto alla complessità rinunciare ad orpelli garantisce un’efficacia performativa totale.
Siamo oggi nel pieno del Game.
L’autore però riconosce come per ogni rivoluzione anche qui la presenza di paradossi la grande accessibilità a pari livello che questa rivoluzione ha prodotto, boicottare i confini, tirare giù tutti i muri, allestire un unico spazio aperto, demonizzare l’immobilità, in qualche modo ha favorito lo stagnarsi di atteggiamenti conservatori, oscurantisti, populisti : individualismo di massa, che si sono tradotti anche nella nostra recente vita politica. Inoltre Baricco riconosce un errore di fondo in questa rivoluzione: “c’è bisogno di cultura femminile, di sapere umanistico, di memoria non americana, di talenti cresciuti nella sconfitta e di intelligenze che vengono dai margini” l’affiancarsi, almeno, delle cosiddette contemporary humanities, discipline che mirano appunto a una sintesi più armoniosa fra tecnica e umanesimo, fra slancio e riflessione.
Come detto, in questo secondo saggio sulla mutazione Baricco porta avanti un’analisi anche geografica dell’evoluzione tecnologica e lo fa grazie all’ aiuto di mappe che sono presenti nel libro che gli servono da base per questo suo percorso; egli inquadra tutto seguendo una linea precisa lineare fatta di cause e conseguenze, così come aveva fatto per “ barbari”. Lo sforzo divulgativo che adotta Baricco, non è facile, non adotta mai la prospettiva dell’esperto, dello storico, ma è e resta uno scrittore che ha vissuto in prima persona il mutamento e ne parla come parlasse della propria pelle; la sua è una storia di eventi, una serie di riflessioni sulla rivoluzione digitale.
Probabilmente però lo sforzo di semplificazione nel presentare le grandi innovazioni, come la nascita del WWW, è eccessivo e, forse anche la cornice scelta, la decisione di proseguire lungo una linea basilare: una storia, dei personaggi, dei desideri che si sviluppano lungo un arco temporale, costringe il tutto in una storia parziale. Il libro è un videogame: digitare utente e password e cominciare a giocare. Arrivati al livello up, la storia del web è scritta ma vince il gioco chi s’immerge nei Commentari, dove la scrittura, agile nella frase e opulenta nel linguaggio, diventa confessione e testimonianza.
“The game” è un libro indispensabile perché la cronaca cominci a farsi storia. È un libro affascinante perché a dispetto del tema materializza, ancora una volta, la bellezza dell’incontro con la scrittura come arte, della narrazione come irrinunciabile forma del reale.
Puoi provare a cambiare la testa della gente, ma stai solo perdendo tempo. Cambia gli strumenti che hanno in mano e cambierai il mondo.
Anna Chiara Stellato
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