Da domani sarà disponibile in libreria Stelle di un cielo diviso di Giuseppe Raudino. La Alessandro Polidoro Editore ci ha offerto un piccolo estratto prima dell’uscita.
Le passeggiate notturne a Cipro erano piene di meraviglia, specialmente in estate. Avevano quell’odore particolare che ho riconosciuto qualche settimana fa in taxi, mentre eravamo in marcia lungo l’autostrada in direzione dell’albergo.
La campagna a Cipro è così prepotente da conquistarti con l’olfatto. Di giorno, in estate, ci sono sterpaglie basse bruciate dal sole, ma la notte il loro profumo si mischia alla leggera umidità dell’aria che bagna la terra, soprattutto se soffia lo scirocco. Se si è vicini al mare, l’aria si carica di una pungente salsedine che penetra attraverso i vestiti, attraverso i pori, fino a inebriarti come un vino buono e generoso.
Con Yasim amavo passeggiare, di notte, lontano dalla calura. La passeggiata più bella è stata attraverso un sentiero isolato nei dintorni di Morphou, o Güzelyurt come la chiamano i turchi. Yasim mi aveva portato ad ascoltare alcuni gruppi di musica locale che si esibivano nell’annuale Orange Festival. Sapeva che io non andavo matta per quel genere di musica, e allora mi aveva promesso che dopo il concerto e dopo un’abbondante degustazione di cibo locale mi avrebbe sorpreso con una passeggiata fuori dall’ordinario.
Era bello tenersi per mano e gironzolare tra bancarelle piene di dolci, frutta, carne, kebab speziato e appetitoso. Sempre tenendoci per mano ci aggiravamo tra gruppi di persone che si aggregavano disordinatamente per immergersi in discussioni animate, dove il trasporto era tale che la gesticolazione si trasformava in mimica teatrale e la conversazione in recita, come fosse d’obbligo declamare battute piuttosto che parlare normalmente. Il biondo dei miei capelli e i tratti del mio viso mi facevano passare immediatamente per quello che ero, una straniera in mezzo a un evento folkloristico, eppure tenersi per mano con Yasim faceva sorgere sguardi di approvazione e rispetto, di accettazione e benvenuto.
Lo zigzagare di Yasim era nervoso, come quello di una belva famelica che sta inseguendo tante prede facili e non vuole risparmiarne neppure una lungo il percorso. Yasim non voleva perdersi una sola bancarella, un solo artista sul palco, un solo particolare della festa. E allora andava a destra e a sinistra, battendo la piazza in lungo e in largo, attirato da quella nota o da questo profumo, oppure da una voce familiare o da un discorso sulla politica. Avidamente si nutriva di ogni cosa, con la bocca e con le orecchie; anche il tatto teneva vivo stringendo la mia mano, lasciandola sudare nella sua stretta decisa e maschia, seppure attenta a non farmi male.
Sul tardi la gente cominciava a defluire, le luci delle finestre e dei balconi si spegnevano e quelle del palco si abbassavano. Era quello il momento. Alcuni passi e lasciammo il paesino.
Solo pochi metri e già ci sentivamo immersi nel buio della periferia, con l’afa del giorno totalmente sparita e una polvere leggera che si sollevava a ogni passo. Era il riposo di un terreno che aveva sofferto l’arsura del giorno, e noi lo calpestavamo per raggiungere un uliveto posto tra due piccole colline.
Yasim sembrava conoscere bene la strada, anche con così poca luce, anche con l’aiuto quasi insignificante di una piccola torcia. La sua stretta era ancora ben salda. Mi sentivo guidata e sicura.
Ci sedemmo sotto un ulivo. Guarda, mi disse gettando un fascio luminoso verso la corteccia, avrà mille anni. Il fusto era enorme. non sarebbe bastato l’abbraccio di quattro uomini per contenerlo. Era tutto nodoso, come quello che rimane di una candela dopo una lunga serata trascorsa a far colare la cera su sé stessa. Quell’ulivo aveva visto passare i crociati di Riccardo Cuor di Leone, le truppe dei Lusignano, dei Veneziani e dei Genovesi, numerosi ottomani, gli immancabili soldati dell’impero britannico e infine i militari turchi che in quel momento occupavano l’area settentrionale di Cipro. E adesso quell’ulivo era testimone di un amore improbabile e dei baci tra me, una ragazza inglese, e Yasim, un ragazzo che provava a dare un senso alla propria identità tra isola e terraferma, tra Cipro e Turchia.
Gettai uno sguardo al cielo. sulle nostre teste vidi chiaramente alcune stelle luminosissime che formavano una croce e non troppo lontano un altro gruppo di stelle gialle che formavano una specie di linea a zig-zag. Nel primo gruppo brillava un astro di intensa luce azzurrognola; nel secondo un astro dalla forte luminosità giallastra.
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