La chiave più efficace per trattare gli argomenti spinosi, ma anche la più difficile, è sicuramente l’ironia. Marios Piperides ci riesce benissimo col suo film Torna a casa, Jimi!, che ha scritto e diretto per mettere in scena l’annosa questione di Cipro. In questo piccolo stato del Mediterraneo le divergenze tra la cultura greca e quella turca negli ultimi cinquant’anni si sono esacerbate a tal punto da portare a una frattura profonda nell’isola, con uno stato illegittimo e autoproclamato a nord, dove sono confluiti tutti i turco-ciprioti, e con la Repubblica riconosciuta dal diritto internazionale a sud, la cui popolazione è affine alla cultura greca.
La premessa socioculturale è importante per capire come vanno le cose in quest’angolo del nostro continente, parte dell’Unione Europea, porta aperta sul Medio Oriente (del quale fa parte geograficamente) e perla di bellezza che non riesce a trovare un’armonia e un’unità.
Il film racconta di Yannis (Adam Bousdoukos), un greco-cipriota costretto a recarsi nella parte turca di Cipro per andare a recuperare il proprio cane che ha attraversato il confine in un momento di distrazione generale. Siamo a Nicosia, ultima capitale europea divisa da barriere e filo spinato. Turchi a nord e greci a sud. Malgrado sia ormai possibile attraversare il confine, molti greco-ciprioti sono restii a farlo, perché non accettano l’idea che una potenza che occupa illegalmente la parte settentrionale della loro isola chieda loro i documenti e limiti la loro libertà di circolazione su una zona che ritengono usurpata.
Il passaggio di frontiera sembra un salto nel tempo. La Nicosia che lo aspetta dall’altra parte è visibilmente arretrata, ferma ai tempi della divisione: lo si vede dalle insegne dei negozi, dalla manutenzione delle strade, dalle facciate fatiscenti dei palazzi. La missione è riportare il cane Jimi a casa, nella Repubblica a sud, ma il protagonista si concede una deviazione verso un’altra casa, ovvero quella casa che un tempo era stata della sua famiglia e che, di fatto, è adesso occupata da una famiglia turca.
Questo è forse il punto più doloroso di ogni discorso sulla possibile riunificazione dell’isola: quando l’esercito turco occupò la parte settentrionale di Cipro nel 1974, i greco-ciprioti si videro costretti a fuggire a sud, abbandonando case e proprietà che vennero successivamente prese dai turco-ciprioti. A onor del vero, accadde la stessa cosa ai possedimenti dei turco-ciprioti che un tempo abitavano a sud, ma si tratta di un numero assai inferiore di persone e per questo ritenuto spesso irrilevante.
A distanza di oltre quarant’anni, certe ferite e certi rancori sono ancora vivi: sapere che in quella casa comprata o costruita con sacrificio ci abita adesso un turco-cipriota è fonte di grande frustrazione. Il regista Marios Piperides non ci nasconde questa frustrazione, che il tempo ha trasformato in crescente malinconia, ma la converte in una sorta di amicizia tra il protagonista e il nuovo abitante della vecchia casa di famiglia. Sia ben chiaro, questa nuova intesa è insidiata da un’innata mancanza di fiducia reciproca, perché greci e turchi sono diffidenti gli uni verso gli altri. Eppure, in momenti diversi del film, ciascuno si lascia andare a un impeto di irrefrenabile empatia o di spontanea solidarietà.
Ai due si aggiungono altri personaggi: un conoscente burbero del turco e la ex-fidanzata del greco. Ciascuno, per motivi diversi, è in fuga da qualcosa e preferirebbe abitare altrove, ma prima bisogna trovare il modo di recuperare il cane e farlo rientrare a sud. Siccome è consentito il solo passaggio di esseri umani e non è permesso portare piante o animali tra nord e sud, il cane deve essere reintrodotto nella Repubblica di Cipro clandestinamente, e allora ecco che una serie di rocambolesche avventure travolgono il quartetto, mettendo in moto l’umorismo e l’assurdità di tutta la faccenda. Soprattutto quella di un Paese con troppe restrizioni e check-point, ma ancora di più la sorprendente assurdità, di certo la più grande, di assistere a una improbabile collaborazione tra turco-ciprioti e greco-ciprioti, che sanno fare misteriosamente squadra quando tengono veramente a un obiettivo.
E forse è proprio questo il messaggio di speranza che la commedia di Piperides lancia al mondo e, prima di tutto, ai ciprioti stessi: che se l’obiettivo è importante per tutti, ci si può lavorare insieme pacificamente e in modo proficuo.
Giuseppe Raudino
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