I nuovi episodi di BoJack Horseman (Stagione 6, Netflix) lasciano intendere, utilizzando diverse inquadrature e situazioni, due concetti riproposti in loop.

Il primo rappresenta lo scorrere inarrestabile dei granelli di sabbia, imprigionati nella clessidra che contiene il Tempo a nostra disposizione.

Il secondo riguarda i vari personaggi della serie, intenti a osservare la sparizione dei granelli in un ipotetico Niente.

Il Niente

Nell’episodio 7 “Il volto della depressione”, Diane si sfoga con BoJack riassumendo la situazione del loro esistere.

«Il mio ragazzo dice che dovrei prendere gli antidepressivi.»

«E pensi di prenderli?»

«A quale scopo?»

«A scopo antidepressivo. L’obiettivo credo sia l’antidepressione.»

«Certo. O magari vai a scavare il Niente e scopri che lì sotto non c’è… Niente. Allora guardi sotto quel Niente e sotto c’è solo dell’altro Niente. Così continui a guardare sotto Niente e un altro Niente per tutta la vita perché continui a pensare che sotto quel Niente qualcosa ci deve pur essere, ma tutto quello che trovi è Niente.»

«Certo. Ma guardi sotto la scatola della pizza e toh!, guarda!, un divano.»

Politically correct

Il Niente percepito dai personaggi è lo specchio della nostra moderna inquietudine, generata da un abominio: il pensiero politicamente corretto. Questo sta causando un impoverimento qualitativo della letteratura, in quanto l’uniformità di pensiero equivale a una mancata manutenzione del linguaggio, condizione necessaria per la creazione di nuove domande o nuove prospettive su concetti considerati erroneamente già esauriti. Accettare di pensare in maniera politicamente corretta equivale a cancellare le sfumature insite nelle parole, arrendersi alla pigrizia, al “non sforziamoci a trovare nuove definizioni”, “non cerchiamo nuove domande”, “non pestiamo i piedi alla Reginetta del Ballo”, “non ascoltiamo la voce della Luna”. Il Niente e il Pensiero Comune arrugginiscono il nostro senso d’essere, e come insegna Neil Young: «La ruggine non dorme mai.»

Limitando il lessico si limitano i pensieri e quando si finisce col non trovare più la parola adatta per descrivere una situazione o un sentimento, questo incomincia a evaporare. Se non esiste una parola specifica, il concetto diviene prima inesprimibile e in seguito impensabile.

Essere pus

Un dovere dello scrittore è di fare a botte con le parole, farle sanguinare e cogliere le metafore che germoglieranno dal sangue caduto.

La scrittura deve continuare a essere una ferita aperta, il dovere dello scrittore è di perseverare nell’essere infezione. Per autocurarsi, il linguaggio dispenserà immagini, domande, parole e pensieri non imbrigliati dalle sabbie mobili del politicamente corretto. Lo scrittore deve regalare stimoli all’umanità e per riuscirci deve combattere – o patteggiare con – l’inquietudine, deve imparare a riconoscere il Niente, a dargli del tu.

Rehab

Il percorso di riabilitazione che affronta BoJack lascia intendere anche una sorta di miglioramento della consapevolezza del Tutto, oltre alla solita ammenda e all’accettazione di sé. E per divenire “Consapevoli del Tutto” è necessario ravvivare la fiamma del linguaggio: in tal senso, non esiste un episodio della serie privo di monologhi, né avrebbe senso di esserci.

Così come per BoJack, anche la Letteratura – di conseguenza, e soprattutto, gli scrittori – necessita di una Rehab, con la finalità di accettare e fare proprio quel Niente in cui sguazza il linguaggio e il nostro essere.

BoJack ci sta a modo suo insegnando inconsapevolmente che è solo trovando il coraggio di passeggiare a braccetto col Niente entreremo a fare parte del Tutto.

O, per dirla come l’inarrivabile Nietzsche: “Se un giorno si vuol essere una persona, bisogna tenere in onore anche la propria ombra.

Luca Pegoraro

Luca Pegoraro

Editor e ideatore della linea editoriale Jeet Write Do. In attesa della frase perduta e di dare il la alla Ballata della Rivoluzione letteraria, gratto la superficie delle parole. Email: lucaskywriter@gmail.com

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