Racconto: Il gatto immaginario – Alice Sagrati
In un incredibile giorno di sole il Signor X decise di prendersi un gatto. Ci aveva pensato a lungo, si era interrogato su tutti i pro e i contro, aveva addirittura fatto una vera e propria preparazione all’evento straordinario. Nella settimana precedente aveva comprato una lettiera, la sabbia, i croccantini, le scatolette più prelibate del negozio di animali e ogni tipo di gioco che un umano-gattaro poteva aver immaginato. Durante quella settimana, inoltre per prepararsi ancor meglio, aveva giocato con il suo gatto immaginario, invisibile agli occhi ma bianco a quelli del Signor x. S’era immaginato di averlo preso da alcuni vicini di casa di Mario, il suo collega del lavoro, e mentre parlavano del più e del meno, sarebbe apparso davanti a lui questo cuccioletto bianco splendente, elegante, regale, un lord inglese rincarnato in un gatto di provincia.
L’avrebbe messo nella sua gabbietta e, con una modesta felicità, l’avrebbe riportato a casa.
Non aveva detto a nessuno del suo gatto immaginario e nemmeno di questa storiella che aveva in testa, ma gli sembrava un’ottima preparazione per quando sarebbe arrivato il vero gatto.
Dal primo momento il signor X e il gatto immaginario andarono d’amore e d’accordo, il gatto correva per tutta la casa, voleva giocare in continuazione e il Signor X era contento di sentire finalmente dei rumori nella sua casa vuota e silenziosa. Il Signor X si sedeva sul divano, apriva il giornale per leggere le ultime notizie, e subito il gatto immaginario lo raggiungeva e si appollaiava sul giornale appena aperto. Il Signor X sorrideva, il gatto si accoccolava e allora decideva di accendere la televisione ed ascoltare le notizie al telegiornale. Questa nuova convivenza garbava particolarmente al Signor X, specialmente nella routine della sera. Infatti preparava la sua cena a base di uova o carne, mentre versava la scatoletta di salmone norvegese al gatto che si strusciava fra le sue gambe. Il gatto attendeva che il padrone mettesse il cibo nel piatto, e solo nel momento in cui entrambi potevano mangiare, allora il gatto si avvicinava alla sua ciotola e iniziava a gustare quella prelibatezza. Il Signor X era molto contento di non dover più mangiare da solo, di sentire il ciancicare frenetico del gattino, ogni tanto s’interrompeva lo guardava compiaciuto e poi riprendeva a tagliare l’uovo. Tutto continuò nello stesso modo finché la settimana di prova non finì e il Signor X doveva recarsi al vero appuntamento per prendere un gatto vero.
La sveglia suonò alle sette e quindici, si alzò di fretta, si lavò la faccia, andò a in cucina a preparare le sue fette biscottate con marmellata di fichi e si stupì di non trovare il gatto immaginario. Dov’era finito? Era successo qualcosa nella notte e non s’era accorto di niente? Iniziò a cercarlo per tutta la casa, dal bagno alla stanza da letto, ma non c’era verso di trovare il gatto finché un debole miagolio uscì dall’armadio del corridoio. “Gatto!” esclamò il Signor X “perchè sei qui dentro?”, il gatto era irriconoscibile, magrissimo, con gli occhi semi chiusi e con il pelo non più splendente ma sbiadito, sembrava stesse sparendo. Il Signor X prese il gattino tra le braccia e lo portò in cucina per farlo mangiare, gli fece bere dell’acqua fresca, ma niente sembrava migliorare la situazione del piccolo micio. Allora si mise sul divano e lo coccolò candidamente, improvvisamente capì. Prese il telefono e chiamò il suo amico Giovanni, il vero collega che doveva dargli il vero gatto, “Ciao, scusami ma non se ne fa niente, mi dispiace, è che ho trovato un altro gatto”, dopo un’esitazione, “grazie lo stesso, a presto”. Riagganciò il telefono e vide che il gatto era ritornato normale, giovane, bello, non stava più sparendo. Il signor X sorrise e il gatto immaginario si appollaiò tra le sue braccia.
Alice Sagrati