Un anno di cinema: i migliori personaggi del 2019
I supereroi e il cinema d’autore. Se consideriamo l’anno solare appena trascorso, possiamo dire che la prima metà è stata dominata dai cinecomic e dai suoi protagonisti, non soltanto al box office, ma ogni discorso generato dagli altri media ha finito con l’esserne coinvolto: prima con Aquaman, poi con Shazam! e Captain Marvel, e ancora con X-Men – Dark Phoenix e Spider-Man: Far from Home, e soprattutto con l’ultimo capitolo delle avventure degli Avengers. Nella seconda metà, invece, hanno preso il sopravvento i festival cinematografici, le prime nomination e le previsioni per le grandi premiazioni, e tre film si sono imposti all’attenzione mediatica più di ogni altro: C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino, Joker di Todd Phillipps e The Irishman di Martin Scorsese.
La supremazia degli eroi e dei blockbuster
A ben guardare, però, la supremazia dei supereroi si è estesa anche sull’ultimo semestre, se consideriamo la derivazione fumettistica del Joker interpretato da Joaquin Phoenix – e in senso più ampio, il macrogenere del fantastico e la magnificenza del blockbuster si sono imposti su tutti i dodici mesi del 2019: nella top ten dei maggiori incassi dell’anno, nel nostro paese, ben otto film su dieci rientrano in questa categoria, tra cinecomic, fantasy e cartoon (con Il re leone al primo posto), e mentre scriviamo c’è ancora l’ultimo Star Wars a racimolare consensi nelle sale.
Più film, più gente in sala
Stando ai dati cinetel, il 2019 ci ha portato un incremento di biglietti staccati pari al 15% rispetto all’anno precedente; a questo dato, che segna una decisiva inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, va aggiunto il generale incremento di film rilasciati sul mercato, attraverso ogni canale disponibile. Complici anche le piattaforme di streaming on demand, il numero dei titoli prodotti e distribuiti è aumentato sensibilmente nell’ultimo decennio, con le conseguenze che possiamo immaginare: da una parte, diventa sempre più difficile destreggiarsi in una giungla di proposte di nuove visioni, con il rischio che molti film di valore restino schiacciati dalla scarsa pubblicità e dalla concorrenza – motivo per il quale i festival continuano a essere una vetrina irrinunciabile per una grossa fetta dell’audiovisivo.
Nuovi modi di guardare i film…
In secondo luogo, va da sé che, grazie ai moderni broadcaster, cambino anche le modalità di fruizione di un film: una volta c’era la sala, e la televisione in un secondo momento, mentre oggi chi produce un lungometraggio non può ignorare che una parte dei sui destinatari lo guarderà su dispositivi molto più piccoli, come lo schermo di uno smartphone.
Senza parlare di quei film realizzati direttamente per la tv; pensiamo al catalogo di Netflix, che oggi si è definitivamente imposto grazie al suo patrocinato di grandi autori: se l’anno scorso uno dei principali competitor agli Oscar proveniva dalla scuderia del colosso californiano, quest’anno potrebbe andare non molto diversamente grazie all’ultimo lavoro di Scorsese.
… e nuovi modi di produrli
Proprio The Irishman ci introduce in una maestosa rivoluzione contemporanea – forse la più grande del cinema, attualmente – che coinvolge il modo in cui la tecnologia sta cambiando la settima arte: grazie a nuovi strumenti messi a punto dalla Industrial Light & Magic, gli ultrasettantenni protagonisti del film hanno potuto interpretare anche la loro versione più giovane. Sono bastati dei marker applicati sul viso, e nessun alter ego in carne e ossa. Lo stesso è accaduto per Will Smith in Gemini Man. E mentre noi scriviamo una startup londinese sta lavorando a una tecnologia che consenta il lip-sync dei dialoghi, e cioè di modificare i movimenti labiali degli attori e di adattarli a ogni lingua. L’aspetto su cui bisogna riflettere, però, è che i finanziamenti necessari a quest’operazione sono stati stanziati non da una major hollywoodiana, ma da Netflix, che ha garantito all’autore tutto il tempo e le risorse necessari per la realizzazione del film; in più, si consideri l’offerta di una vetrina potenzialmente inesauribile, che, se confrontata col periodo di programmazione nelle sale, può apparire anche più allettante. Non è sorprendente che i maestri del cinema tradizionale stiano convergendo verso nuove forme di fruizione e produzione.
I migliori personaggi secondo Grado Zero
Ancora una volta, noi di Grado Zero abbiamo voluto guardarci indietro e valutare quello che più abbiamo amato nel 2019. Ancora una volta, l’abbiamo fatto attraverso i personaggi dei film, attraverso una selezione che troverete qui sotto, semplicemente in ordine alfabetico. Abbiamo fatto una scelta di testa, ma soprattutto di pancia, perché a volte ciò che ci piace, che ci fa ridere o piangere, o in cui ci immedesimiamo, non è migliore di tanto altro che resta fuori. Ma al cuor non si comanda mai.
Tony Stark (Robert Downey Jr.) – Avengers: Endgame
L’eroe di quest’ultimo capitolo della saga è lui, il nostro Iron Man dal cuore d’oro. L’uomo cinico e beffardo che si sacrifica per il bene dell’umanità. Il più umano dei supereroi è anche quello che più ci ha fatto piangere. Il posto d’onore, tra i Vendicatori, spetta a lui.
Cliff Booth (Brad Pitt) – C’era una volta a… Hollywood
Rick Dalton è la star e il suo amico Cliff è la controfigura. Ma tra i due, non c’è dubbio su chi sia quello a cui vorresti assomigliare. Cliff ha una sicurezza di sé invidiabile, tipica di colui che sembra non perdere mai la calma. In effetti, quando sfodera gli artigli, lo fa con una classe disarmante. Uno a cui non potresti mai mettere i piedi in testa e con un non so che di fashionable nell’aspetto.
Carol Danvers (Brie Larson) – Captain Marvel
Quando guardi Carol Danvers noti subito la differenza rispetto ai suoi colleghi (e colleghe). È per qualcosa nell’atteggiamento, nei movimenti, e persino nell’aspetto: Captain Marvel è intransigente, rispettabile, autorevole. Non ha bisogno di essere ammiccante o di far ridere, perché lei è venuta per salvare il mondo. È il caso di essere femministi: una donna come lei ci mancava.
Benoit Blanc (Daniel Craig) – Cena con delitto – Knives Out
Blanc è indubbiamente un detective eccezionale. Basta questo a renderlo memorabile? No. Infatti è anche avvenente e perfetto in questo ruolo comico. Potrebbe essere l’investigatore modello dei giorni nostri. Viene voglia di rivederlo alla prova in un’altra avventura.
Salvador Mallo (Antonio Banderas) – Dolor y Gloria
Di storie di artisti sull’orlo del baratro è pieno il cinema, ma i racconti di come cadono e si risollevano hanno un potenziale interessante. Salvador è uno di loro, con così tanti malanni – fisici e psicologici – che ti chiedi come abbia fatto a sopravvivere. Un regista in crisi d’identità di cui riesci a sentire la sofferenza, e che attendi che ritrovi l’ispirazione per rivederlo finalmente all’opera.
Regina Anna (Olivia Colman) – La favorita
La protagonista del film è anche la pedina nelle mani di due scaltre cortigiane: sono loro che fanno procedere la trama, mentre la regina ne subisce gli inganni. Ma le sue manie, i suoi capricci, il suo broncio infantile ne fanno un personaggio tanto compassionevole quanto ripugnante, sicuramente mai scontato o noioso.
Frank Sheeran (Robert De Niro) – The Irishman
L’ultima mezz’ora del film riassume in modo assoluto sia il tempo che passa, sia la rassegnazione che impregna chi sa di aver già controllato ciò che ha seminato nella vita, indipendentemente dall’aver raccolto o meno i frutti.
Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) – Joker
Arthur vive in una città in cui le disuguaglianze dilagano senza controllo, dove gli investimenti sui servizi sociali sono drasticamente ridotti e l’intera comunità non ha alcuna voglia di accettare, né tantomeno di comprendere, le sofferenze degli “ultimi”. Questo personaggio scuote e atterrisce poiché ci pone di fronte allo specchio di una società cinica e indifferente che somiglia tanto, troppo, a quella delle metropoli dei nostri tempi.
Adelaide/Red (Lupita Nyong’o) – Noi
Un’unica attrice per due personaggi speculari. Una performance eccezionale per Lupita Nyong’o, da cui nascono due donne così psicologicamente complesse e affascinanti che una sola visione non basta, e quando finisce il film resti a pensarci per ore.
Héloïse (Adèle Haenel) – Ritratto della giovane in fiamme
Una donna del Settecento che si oppone alle convenzioni, come quella di un matrimonio combinato. Una donna gentile e sognante, che si lancia con ardore in una relazione saffica, resa ancora più passionale dal fatto che entrambe le persone implicate sanno che presto dovrà finire.
Bert Spitz (Alan Alda) – Storia di un matrimonio
Il motivo per cui ci ha colpito è tanto semplice quanto raro: riesce a essere una persona che fa un lavoro a prescindere da esso – una naturalezza che diventa eccezionale non solo nelle stereotipizzazioni narrative, ma nel mondo circostante.
Tommaso Buscetta (Pierfrancesco Favino) – Il traditore
Probabilmente il ruolo di una vita per Favino e l’interpretazione migliore dell’anno in un film italiano. Lo spettatore sa fin dall’inizio che Buscetta è colpevole – è vigliacco e assassino come tutti gli altri – ma l’amore per la famiglia e le lacrime di un uomo ferito gli danno la profondità che ce ne ha fatto innamorare.