Venticinque anni di Labanof
A un anno dall’uscita di Naufraghi senza volto torna in libreria Cristina Cattaneo con Corpi, scheletri e delitti (Raffaello Cortina Editore). In questo nuovo libro la prospettiva della Cattaneo si amplia, analizza tout court la professione del medico legale, tenendo conto delle sinergie che si innescano quando questo mestiere s’incrocia con quello di antropologi, biologi, odontoiatri, naturalisti e archeologi; in particolare, qui, l’autrice si concentra sulle attività, e le storie, del LABANOF (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense) dell’Univesità degli studi di Milano.
L’idea iniziale…
Fondato venticinque anni fa, il LABANOF si occupa dello studio di resti scheletrici di cadaveri per capire in che modo, quelle persone, hanno vissuto o come sono morte. Scrive la Cattaneo:
L’idea iniziale del “mio vecchio Prof.” Marco Grandi era quella di creare un laboratorio di antropologia con lo scopo di fare ricerca su resti di interesse medico-legale; il che poteva benissimo esaurirsi nel misurare crani e valutare l’affidabilità delle varie metodiche per stabilire sesso, razza ed età di uno scheletro. Poi la “cosa” si è espansa […] fino ad arrivare (tra sopralluoghi, autopsie e indagini di laboratorio) a occuparci di riscoprire il passato, recente o remoto, attraverso l’esame di corpi viventi, di cadaveri o di un mucchio di ossa, spesso nel contesto del crimine e della violazione dei diritti umani, ma anche in quello della storia della nostra città.
Corpi, scheletri e delitti
Come nel libro precedente, l’impegno preliminare dell’autrice è, quindi, dimostrare lo scopo del proprio lavoro: cioè cercare di abbattere i pregiudizi di tutti quei lettori che, nel lavoro del medico legale, vedono solo un “taglia-morti” (l’espressione è mutuata dal volume Naufraghi senza volto, a cui pure rimando, in particolare per un interessante capitolo dove si evidenzia la contraddizione di vivere con passione e dedizione il continuo e ravvicinato rapporto con la morte). E ciò riesce perché ad emergere è la vita, l’enorme portata che l’elemento umano impone a tale professione; un elemento umano che nel caso di Corpi, scheletri e delitti non è unicamente circoscritto a chi finisce sul tavolo autoptico ma si allarga a chi quel lavoro lo svolge e ne fa ragione di vita o ai “vivi” che arrivano nelle sale del LABANOF, cioè tutto quelle persone che al laboratorio ci arrivano per identificare un rapinatore, stabilire se un giovane è minorenne o maggiorenne, se un sospettato porta addosso elementi che lo collegano a un reato o capire se una ragazza è stata vittima di violenza sessuale.
Non mi tormentano le immagini di cadaveri martoriati, lesioni deturpanti o vestiti insanguinati. Piuttosto rimango incantata dal groviglio meraviglioso
e terribile allo stesso tempo dei rapporti fra le persone che il mio lavoro rivela: impulso ad amare, a uccidere, a ignorare.
Il libro si muove quindi tra passato (la ricostruzione di alcuni aspetti della vita di un personaggio celebre) e presente (lo studio dei segni di una violenza sessuale); tra i vivi (chi reclama verità per un caro o ancora i segni su un corpo che concedono alle indagini di procedere) e i morti (i resti di una ragazza vittima della criminalità organizzata solo per aver provato a cambiare vita)… un continuo movimento, infatti, quello messo in scena dalla Cattaneo che sembra ricondurci anche stavolta all’idea che le storie, ciò che ci accade, resta scritto sul nostro corpo. E che la verità è lì scritta: serve solo cura, passione, professionalità.
Antonio Esposito