È una carpa forte, una combattente. L’ha capito subito, appena l’ha presa. “Sei una carpa speciale” le ha detto. “E oggi è un giorno speciale”.
Da quando Vittorio non c’è più, si ritrova spesso a parlare da solo, specialmente quando sta giù al fiume. Parla con se stesso, e parla coi pesci, con le rane e con le gallinelle d’acqua. Poco fa ha parlato addirittura con dei tafani. “Smettetela!” gli ha detto. “Adesso basta, fatela finita! Che vi hanno fatto di male le mie orecchie?” In un primo momento, gli è sembrato che avessero capito, si sono allontanati, ma dopo qualche minuto sono ritornati all’attacco, ancora più agguerriti di prima. Ha evitato di parlarci ancora, non valeva la pena sprecare il fiato con loro.
La carpa lo guardava, la teneva in mano e non poteva sfuggirgli. “Ora ti metto nel secchio” le ha detto. “Lo riempio d’acqua e ti ci metto dentro. Starai comoda, è un bel secchio grande”. Stava ferma, ma di colpo ha cominciato a dimenarsi e gli è sfuggita di mano. È caduta sull’erba e sulla melma dell’argine. L’ha ripresa a fatica, prima che finisse nel fiume. “Ora starai buona” le ha detto. “Ora ti porterò a casa. Mia moglie sarà contenta, vedrai. Ti metteremo in una vasca, in giardino, sotto il pergolato. Starai bene, ti nutriremo.
Non ha fatto altro che grattarsi le orecchie durante il tragitto, dal fiume a casa. Le ha guardate nello specchietto: erano tutte rosse e gonfie. Sentiva la carpa che si dibatteva. Il secchio l’aveva incastrato per bene, ma non voleva che l’acqua si riversasse tutta nel bagagliaio, perciò andava piano, cercando di evitare le buche della strada. Su un rettilineo ben asfaltato ha superato un gruppetto di ragazze in bicicletta. Erano quasi tutte in short. Gambe sode, abbronzate. “Sei un brutto vecchiaccio,” ha detto “guardati nello specchio”. Aveva davvero un’espressione da vecchio sadico, con gli occhi iniettati di sangue, la barba lunga e quello sporco cappellaccio in testa.
Per un attimo, giù al fiume, ha avuto l’impressione che Vittorio fosse lì, alle sue spalle, col suo bel sigaro in bocca. Si è voltato e naturalmente lui non era lì. Al suo posto c’era un piccolo pioppo, un fuscello curvo e bruciacchiato.
Vittorio parlava spesso della morte e lui gli diceva che non ci dovevano pensare. “Se parliamo troppo, le carpe non abboccano” gli diceva. C’erano giorni che riuscivano a stare per molte ore in silenzio, cercando di scrutare ogni minimo movimento dell’acqua, ma nemmeno allora le carpe abboccavano. “Forse è il tuo sigaro,” gli diceva “forse sentono l’odore”. Una volta sono andati a pescare di notte, con le lampade frontali, ma hanno resistito soltanto per un’ora; il buio, tutt’intorno, dava loro un senso di stordimento.
L’aria è ferma, afosa. Un tempo ideale per i tafani. Al nord sta piovendo, l’ha sentito alla radio, dei veri e propri uragani. Rapidamente il maltempo scenderà al centro e poi al sud. La temperatura calerà di molti gradi. Arriverà la grandine. Dovrà coprire il pergolato. Non potrà andare al fiume, a pescare. Le canne moderne attirano i fulmini. L’anno scorso un tipo è stato colpito in pieno da un fulmine ed è morto sul colpo, cadendo con la testa nel fiume. Lui e Vittorio stavamo pescando a nemmeno centro metri di distanza da lui. Erano alle prime armi, due pescatori vecchi ma senza nessuna esperienza. Come quel tipo che era morto. Poteva succedere a loro. Avevano iniziato a pescare soltanto l’anno prima. Cercavano qualcosa che fosse più divertente delle bocce.
Hanno messo la carpa nella vasca da bagno, ma dovranno al più presto trovargli una sistemazione definitiva. L’idea della vasca in giardino è stata subito scartata da sua moglie, e lui non ha potuto darle torto: il gatto dei vicini è davvero un predatore feroce e sanguinario.
La carpa ha sollevato la testa fuori dall’acqua e li ha guardati. Sua moglie ha cercato di toccarla, le ha sfiorato la pinna sul dorso, la carpa ha virato, sbattendo la coda, e si è tuffata giù e ha nuotato sul fondo, cercando degli inesistenti nascondigli negli angoli della vasca. Sua moglie crede che non ce la farà a sopravvivere fuori dal suo ambiente naturale; lui crede esattamente il contrario. “È una carpa forte,” continua a ripetere “una combattente”.
Mario Greco
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Cover painting by Leonid Afremov | Afremov.com
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