“Quasi una fiaba” è contenuto nel volume Racconti ritrovati pubblicato da D editore.
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Il sole saltò fuori dal lago e la Dea delle acque trainava con sé mille cavalli di luce. La Dea corse sul lago, lasciandosi dietro le sue monete d’oro, meravigliosamente grandi e luminose.
La Dea entrò nelle stanze dei bambini e nei sogni dei bambini, mentre giacevano nei loro lettini come fiori pronti per essere colti.
L’alba era fresca nel cielo e sembrava che il lago avesse un’uniforme, verde e rosa. Le bolle sulla cresta delle onde erano baci di un angelo sceso di proposito dal paradiso.
I bambini accarezzavano la sabbia con i piedi, così imponente tutt’intorno al lago. I bambini amavano il lago senza rendersene conto, come avevano fatto i bambini prima di loro.
La sabbia fine scorreva attraverso le dita dei piedi dei bambini, come un liquido prodigioso e meraviglioso. Quei bambini erano strumenti di gioia. Una gioia che è andata oltre la vita e oltre la morte.
Quando andarono in campagna, i bambini trovarono degli eserciti di piccole margherite. Piccole margherite bianche, pure e dolci, semplici e dolci, felici e dolci.
Il destino pesa su di te, bambino, come un falco o un’aquila che incombe su un uccellino. Ahimè, il tuo destino è quello di invecchiare, come lo è per tutti. E poi, anche tu morirai e si dirà di te, come degli autori dei romanzi: “chi ha scritto questo libro è morto”, e anche quelli di cui ha scritto sono morti. Perché la morte è un’intrusa eterna e inopportuna.
I bambini camminavano e il sole li seguiva, piano piano. E alla fine del loro cammino, la morte sorrise falsa. E alla fine del loro cammino, la morte era lì ad aspettarli. Anche i bravi bambini muoiono, così come i bambini che non lo sono. E questi bambini di cui parlo sono bambini comuni, non bambini speciali, protagonisti di una qualche avventura. Questi bambini comuni vestivano i sorrisi del mondo perché a volte il mondo, questo terribile e vecchio carcere, sorride anche lui.
I bambini corrono molto velocemente, ma la morte è più veloce di loro. E sembra impossibile che il vecchio Dio che era nei cieli possa tollerare che loro muoiano. Ma il mondo è triste e il mondo è stanco, così stanco da permettere che i bambini possano morire mentre egli, esausto e triste, si ferma e resta a guardare, senza dire nulla, spaventato dalla fatica, spaventato dalla lotta, spaventato dall’idea di dover contrastare, disturbare e cambiare opinione, cambiare abitudini.
I miei bambini (bambini comuni, lo ripeto) non si svegliano mai abbastanza presto per donarci lo spettacolo del loro incontro con l’alba.
I miei bambini camminavano e il sole li seguiva, piano piano. E il loro cammino senza fine è eterno e terribile.
Emanuel Carnevali
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