È ormai lontano l’anno in cui Netflix esordiva nel mondo della produzione della serialità televisiva con House of Cards: parliamo del 2013 e da allora Netflix ha cambiato le nostre vite. Ma non siamo qui per parlare dell’impatto della piattaforma statunitense, bensì dei prodotti proposti negli ultimi anni, in particolare delle produzioni italiane originali.
Recentemente sono state aperte sedi in diverse parti del mondo: Brasile, India, Giappone, Corea del Sud, e per l’Europa nei Paesi Bassi e Italia, per un totale di oltre ottomila dipendenti letteralmente sparsi per il mondo. Lo stesso vale per i suoi utenti, arrivati a quota 180 milioni secondo le ultime stime.
Nel corso del tempo molti Paesi hanno cominciato a proporre loro contenuti, non ultima l’Italia che si è affacciata nel 2017 sia con un lungometraggio, sia con una serie. Poteva essere una grande occasione per gli italiani, visto il pubblico globale della piattaforma: per altri paesi lo è stata. Nazioni che raramente raggiungono i nostri cinema o le nostre Tv hanno trovato in Netflix un’opportunità più unica che rara per arrivare a un pubblico potenzialmente globale, vedasi la serie tedesca Dark o addirittura La casa di carta, snobbata originariamente nei canali generalisti spagnoli e poi acquistata da Netflix e trasformata in un successo internazionale.
Per l’Italia non è stato affatto così. La prima co-produzione originale targata Netflix Italia è stata infatti la commedia sentimental adolescenziale Slam- Tutto per una ragazza di Andrea Molaioli, seguita dal drammatico Rimetti a noi i nostri debiti di Antonio Morabito.
Bisogna aspettare l’anno successivo però, con Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, per trovare un film capace di lasciare in qualche modo il segno, almeno a livello nazionale. Peccato poi siano seguiti film che non hanno trovato in Netflix il loro pubblico: Lo spietato, L’uomo senza gravità e Ultras, nonostante nomi di richiamo come Riccardo Scamarcio o Elio Germano, sono passati abbastanza inosservati tra film da Oscar come Roma e The Irishmen. Paragone troppo impietoso?
Passiamo allora alle serie: tra una stagione e l’altra di Orange is the new black e Black Mirror esordisce Suburra, ispirata all’omonimo film del 2015, che presto giungerà a un’ultima, terza stagione. Sulle orme del grande successo di Gomorra, Netflix si propone di parlare della criminalità romana e riesce a trovare un suo pubblico.
L’anno seguente è la volta di Baby, ispirata allo scandalo delle baby squillo della Roma bene. Nonostante le recensioni negative, la serie, complice l’età dei personaggi e l’argomento pruriginoso, riesce ad arrivare a una terza stagione conclusiva, temporaneamente rimandata (causa pandemia).
Il fenomeno Skam-Italia è invece un progetto della rivale TIMvision, ripreso da Netflix per una stagione conclusiva invocata dai fan: anche qui il pubblico è adolescenziale e l’ambientazione è Roma.
Il 2020 sembra l’anno della svolta: non solo per il numero di serie in cantiere, ma anche per l’ambizione dei progetti. La prima serie a debuttare è Luna nera, che si propone di rievocare storie di streghe e stregonerie dell’Italia del XVII secolo: sulla carta un prodotto in grado di attirare un pubblico trasversale, tra l’altro con una base letteraria alle spalle (un trilogia di Tiziana Triana) e un trio di registe (Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Rondi) e sceneggiatrici che faceva ben sperare, ma nei fatti una delusione su tutti i fronti.
Curon invece è un chiaro tentativo di ingraziarsi il pubblico adolescenziale con non troppo velati richiami a Stranger Things e Locke & Key, di cui non ha però i budget o la forza narrativa, pur contenendo motivi di interesse di apprezzamento per aver tentato di portare la serialità italiana in generi e ambientazioni differenti.
Diversa sorte sembra invece toccare a Summertime, che partendo da rischiosi e temibili presupposti (era stata annunciata come un adattamento seriale di Tre metri sopra il cielo), è riuscita dove le precedenti avevano fallito: la confezione. In Summertime tutto ciò che non è trama e recitazione è perfetto: musica, montaggio e fotografia sono finalmente degni di competere con altre produzioni internazionali. La fotogenia degli interpreti e delle location ha fatto il resto e la serie si è aggiudicata un immediato rinnovo per una seconda stagione.
Sarà il fascino sempreverde della riviera romagnola, ma anche l’ultimo lungometraggio targato Netflix, Sotto il sole di Riccione, si è rivelato un successo in termini di visualizzazioni. Il film ripropone in chiave adolescenziale una versione aggiornata di Sapore di mare con canzoni dei Thegiornalisti, così innocua e ingenua da risultare perfino riuscita.
Un elemento dunque è chiaro: il target più assecondato da Netflix Italia è quello teen, dunque il salto di qualità sarebbe superare una suddivisione così netta di generi e pubblico e puntare a qualcosa di più innovativo, ma con solide basi su cui poggiare.
I prossimi progetti sono senz’altro ambiziosi e sono ancora più coraggiosi: partono entrambi da due casi letterari degli ultimi anni, il premio Strega Fedeltà di Marco Missiroli e Le bugie degli adulti di Elena Ferrante, già bestseller in tutto il mondo. Riusciranno anche questi titoli a oltrepassare i confini nazionali?
Carlo Crotti
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