La colpa dei padri: “Lezione di tedesco” di Siegfried Lenz
“Non si può scappare dalla propria storia, e ciò vale anche per la maggior parte dei miei coetanei; non si può scappare dalle proprie esperienze biografiche, non si può scappare nemmeno da tutto ciò che abbiamo vissuto.” [1]
Siegfried Lenz, insieme a Günter Grass, Heinrich Böll e altri nomi celebri della letteratura tedesca, era membro del famoso Gruppe 47, l’assemblea di scrittori che per oltre vent’anni fu “il polo d’attrazione della vita letteraria della Germania Federale”[2]. Così come quella del suo amico Grass, anche l’opera di Siegfried Lenz è attuale e, come i veri capolavori letterari, resiste alla prova del tempo. In questo articolo parliamo di Lezione di tedesco (Deutschstunde), la sua opera più famosa pubblicata in Germania nel 1968 e oggi edita in Italia da Neri Pozza nella traduzione di Luisa Coeta.
Le gioie del dovere
Il titolo del primo capitolo, “La punizione”, pone già il lettore in un determinato ordine di idee: un giovane di nome Siggi Jepsen racconta in prima persona di trovarsi in punizione per non aver consegnato il compito di tedesco. Viene messo in una cella di isolamento, da cui non uscirà finché non avrà consegnato il tema assegnatogli: “le gioie del dovere”. Andando avanti nella lettura, capiamo che Siggi non solo è in castigo, ma si trova anche all’interno di una sorta di riformatorio giovanile situato in un’isola. Siggi comincia a scrivere il tema che durante l’ora di tedesco non ha scritto perché sopraffatto da tutto ciò che aveva da dire sull’argomento. “Le gioie del dovere” non è, difatti, un titolo dato per caso. Siamo negli anni del Secondo Dopoguerra tedesco e l’isola in cui si trova può essere intesa come simbolo di una società postbellica che vuole rimanere isolata, non turbata da avvenimenti esterni: vuole essere un luogo in cui si deve ricostruire una società riempiendo di cliché e luoghi comuni la mente dei giovani [3]. Tuttavia, ciò non sembra funzionare con Siggi, a causa di un passato che il lettore conoscerà tramite il tema che scrive, lungo tutto il romanzo.
Il divieto di dipingere
Quando il protagonista comincia a scrivere il suo tema, il lettore viene trascinato nel suo passato, nel piccolo villaggio di Bleekenwarf sul Mare del Nord. Siggi è figlio di un agente del polizia, Jens Jepsen, e migliore amico di quest’ultimo è Max Ludwig Nansen, un pittore. L’equilibrio tra i due amici viene interrotto quando il padre riceve una lettera con il cosiddetto Malverbot, il divieto di dipingere: i quadri del pittore Nansen vengono classificati come entartete Kunst, ovvero arte degenerata. Nonostante l’amicizia che lega i due, il padre si attacca ossessivamente al rispetto di tale divieto. Siggi si trova al centro di questo conflitto: deve scegliere se obbedire al padre e spiare il pittore oppure se rispettare l’amicizia con quest’ultimo, che per lui è come un secondo padre. Siggi decide ben presto di diventare complice di Nansen e inizia a rubare i suoi quadri per salvarli. Tale abitudine, però, diventa man mano una ossessione (parallela a quella del padre), una sorta di malattia che lo porta al riformatorio in cui lo troviamo all’inizio.
Romanzo di formazione…
Lezione di tedesco è un libro dalle mille anime. Categorizzarlo solamente come un romanzo di formazione potrebbe essere riduttivo: un romanzo di formazione vede normalmente uno sviluppo, una Entwicklung che in questo romanzo non avviene, anzi, proprio il contrario: è dal conflitto tra il padre e il pittore che Siggi sviluppa la sua ossessione cleptomane. La colpa che lui sente è in primo luogo la colpa del padre, quella che lui vorrebbe espiare tramite la scrittura. Siggi parla al lettore attraverso un lungo monologo interiore: lui è protagonista, personaggio, ma allo stesso tempo scrittore e narratore (e aggiungerei un narratore inaffidabile: per esempio, non sempre il titolo del capitolo corrisponde completamente al suo contenuto). Vuole mettere nero su bianco quel passato che non lo abbandona mai, nemmeno nel presente. Nel passaggio che segue si può notare la percezione labile tra presente e passato, dicotomia che caratterizza l’intera opera lenziana:
Quando sentii bussare la prima volta pensai: non può essere nessun altro se non la guardia della stazione di polizia di Rugbüll che batte il manico della scure contro la pietica per fissarla, ma il rumore era lì nella mia cella.
…o romanzo dell’artista?
Per concludere, Lezione di tedesco potrebbe essere considerato anche un Künstlerroman, un romanzo d’artista, data la centralità della figura del pittore Nansen, personaggio che Lenz ha modellato sulla vita del pittore Emil Nolde (il cui nome di battesimo era appunto Hansen; gli altri artisti a cui lo scrittore rende omaggio sono Max Beckmann e Ernst Ludwig Kirchner, due grandi esponenti dell’espressionismo). Nel romanzo i suoi quadri vengono banditi perché la rappresentazione distorta della realtà apre gli occhi e, in un regime nazionalsocialista in cui si deve manipolare la mente, ciò non può accadere [4]. Nel romanzo sono disseminati lunghi brani in cui Nansen spiega la sua visione del mondo attraverso gli occhi dell’arte (esponendo in quelle pagine alcune teorie dell’espressionismo tedesco). Uno dei brani più affascinanti è sicuramente quello in cui il pittore spiega cosa significa vedere:
Sai cosa significa vedere? Moltiplicare, significa. Vedere è penetrare e moltiplicare, o anche inventare. Per assomigliare a te stesso devi inventarti di continuo, a ogni sguardo. Solo se inventi concretizzi. Qui in questo azzurro nel quale niente oscilla, nel quale non c’è inquietudine, non si concretizza niente. Niente si moltiplica. Se vedi, nello stesso momento anche tu sarai visto. Lo sguardo ti torna indietro. Vedere, eh già! […] La forma deve fluttuare, tutto deve fluttuare. La luce non è poi saggia come la si immagina.
Nansen, sin dall’inizio, è determinato a non osservare il divieto: celebre è l’episodio in cui gli vengono perquisiti dei fogli bianchi che lui avrebbe dipinto con ‘colori invisibili’. Il ritiro di quadri ritenuti “depravati” durante il Terzo Reich è un avvenimento storico reale: lo scorso anno il Kunstmuseum Moritzburg di Halle (Saale) ha organizzato una mostra dedicata proprio ad alcuni quadri recentemente ritrovati della entartete Kunst (a questo link, inoltre, è possibile accedere a un progetto della Freie Universität di Berlino in cui si possono visualizzare la maggior parte delle opere che furono classificate dal regime come entartet).
Una recente trasposizione cinematografica di valore e di successo uscita lo scorso anno ha dato nuova luce a Lezione di tedesco nel proprio paese di origine. È un’opera caleidoscopica che ha ancora tanto da dire al pubblico tedesco e che merita di essere riscoperta da quello italiano.
Giovanni Palilla
Fonti
[1] Schwarz, Wilhelm Johannes (1971): Der Erzähler Siegried Lenz. Bern, Francke, p. 131.
[2] Zmegac, Viktor/Skreb, Zdenko/Sekulic, Ljerka (1995): Breve storia della letteratura tedesca. Torino: Einaudi.
[3] Kontje, Todd (1980): “Captive Creator in Siegfried Lenz’s Deutschstunde: Writer, Reader, and Response”. In: The German Quarterly, Vol. 53, No. 4, pp. 458-466.
[4] Paslick, Robert H. (1973): “Narrowing the Distance: Siegfried Lenz’s Deutschstunde”. In: The German Quarterly, Vol. 46, No. 2, pp. 210-218.