Estratto: Tutto ciò che sappiamo sul Krondo – Luigi Cecchi
Da oggi in libreria, per Del Vecchio editore, Tutto ciò che sappiamo sul Krondo di Luigi Cecchi.
Ringraziamo l’editore per l’estratto.
II. Swift
Swift era un tipo intelligente, con una visione del mondo chiara, una filosofia di vita inattaccabile. Se ne stava immobile sulla sua roccia granulosa, che nelle ore più calde del giorno veniva levigata dai raggi del sole e dalle carezze dell’aria secca del deserto. Durante le rosee ore del tardo pomeriggio, quella roccia gli scaldava il pancino, rendendo la sua pelle fredda meno fredda, e permettendogli di articolare qualche pensiero in più sulla sua condizione esistenziale, perennemente legata a quel luogo, quelle ore, quei riti. Mentre il tepore lentamente abbandonava la massa di silice e gesso alla quale cercava di aderire il più possibile, rifletté sulla comparsa delle prime stelle della notte, sul colore bruno del cielo al tramonto, sull’origine della sabbia, sul modo in cui le proprie scaglie aguzze e smeraldine riflettevano la luce. Immaginò altri luoghi, altri tempi, roteò gli occhi e scivolò nella confortante contemplazione di mondi immaginari, fatti di lucertole robot e di blatte liofilizzate da scaldare in forni a microonde. Si soffermò sulla distopia di un deserto dominato dai cactus. Sorrise. Per modo di dire, perché Swift non aveva labbra, era una lucertola. “A proposito, quella è una mosca bella grassa!”. GNAM. E anche quella sera era andata, la roccia ormai era fredda, buonanotte.
LXVII. Tutto ciò che sappiamo sul Krondo
Nel magico mondo di Svupia esiste una creatura davvero particolare: il krondo. Si tratta di un animale a sangue caldo che agli occhi di un terrestre può ricordare un grosso uccello, come uno struzzo o un emù. In realtà è ovvio che il krondo non ha nulla a che fare con gli uccelli, trattandosi di una specie evolutasi in un mondo completamente diverso, di un universo parallelo rispetto a quello dove vivono i terrestri. Pertanto, ogni somiglianza del krondo con uno struzzo o un emù è da considerarsi solo un caso di evoluzione parallela convergente. Per capirci, è come dire che le ali di un pipistrello ricordano quelle di uno pterodattilo (anche se pipistrello e pterodattilo condividono lo stesso phylum, benché di due classi tassonomiche distinte). Il krondo invece è proprio un’altra cosa.
Il krondo (Kronduskrondo, secondo la più recente classificazione) appartiene all’ordine dei krondidi, ed è un bipede dalle lunghe zampe con il corpo coperto di setole spatolose. Dal corpo di forma fagiolosa si diparte un collo oblungo e altamente flessibile, grazie a uno scheletro composto da trentaquattro vertebre legate fra loro da diversa muscolatura incrociata. Il muso presenta cinque occhi (una caratteristica tipica degli animali di Svupia), ma nel krondo tre di questi sono ciechi e nascosti sotto le setole. Il krondo in effetti riesce a malapena a tenere aperti gli altri due. Il muso è oblungo, e labbra e naso sono fusi in una struttura che potremmo chiamare becco, ma che in realtà è una sorta di utensile che il krondo usa come scalpello quando ne ha bisogno, per esempio per rompere le proprie uova e aiutare i piccoli krondi a uscire, visto che i gusci delle uova di krondo sono costituiti da pietra calcarea.
Sotto il manto di setole spatolose il krondo nasconde anche due zampette atrofiche, un paio di appendici a forma di chela, due tentacoli e un fucile a pompa. Quest’ultimo è senz’altro un esempio di parassitismo mutatosi in simbiosi permanente: diversi millenni fa il krondo deve aver trovato utile usare il fucile a pompa per andare a caccia, e il fucile a pompa si è prestato senza problemi a essere usato dal Krondo. Nel tempo si è sviluppata la simbiosi, sicché al giorno d’oggi, tutti i piccoli krondi nascono già muniti di fucile a pompa. L’origine delle appendici a chela è invece sconosciuta.
Il krondo è un pessimo volatore, non avendo effettivamente ali. Quelle che sembrano ali sono in effetti le zampette atrofiche di cui dicevamo prima, anch’esse rivestite di setole spatolose, ma completamente inutili. Se la cava meglio come nuotatore, ma neanche tanto, perché non è capace a trattenere il fiato e non riesce ad alternare bene le bracciate. La specialità del krondo è la scalata. Nel magico mondo di Svupia, infatti, le montagne spesso si staccano dal suolo e galleggiano verso il cielo, attratte dal moto delle cinque lune che ruotano attorno al pianeta. Questo fenomeno è conosciuto come “montagne che spesso si staccano dal suolo e galleggiano verso il cielo”, ed è stato notato sin dalle prime esplorazioni di Svupia. Già Nikolaus De Lillo, considerato universalmente il primo esploratore di Svupia ad averne riportato delle descrizioni accurate registrate su un supporto cartaceo e quindi non smagnetizzabile dalle frequenti tempeste solari del settore, scrive: «Talvolta alzandomi la mattina mi sento più alto».
Le appendici a forma di tentacolo del krondo sono ottime per scalare le montagne volanti, in quanto la creatura le utilizza per aggrapparsi a liane, radici e rocce sporgenti, aiutandosi anche con le zampe artigliate e talvolta con il becco. Grazie ai tentacoli e alla sua capacità di arrampicarsi, il krondo è uno dei pochi animali di Svupia a poter cacciare anche durante i periodi di alta montagna. La sua preda preferita sono gli esploratori umani. Cosa mangiasse in precedenza, resta un mistero.
Luigi Cecchi
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