Marzo 1976 Francisco Franco è ormai morto da quattro mesi.
La televisione spagnola trasmette “La hora de Raffaella”. Una trasmissione di quattro puntate, un’ora ciascuna che va in onda dopo partite di calcio ad alto richiamo e fu subito successo. Raffaella Carrà diventò un idolo, un’icona di libertà per la Spagna; le sue canzoni, i sui balli, l’avanguardia che rappresentava la rese per gli spagnoli inevitabilmente legata al concetto di democrazia.
Raffaella Carrà è stata ed è un’icona culturale che ha rivoluzionato il mondo dello spettacolo italiano. Riusciva a cantare, ballare e recitare perfettamente. Influenzando la cultura e la nuova musica pop italiana. Tanti erano i cantanti italiani in quegli anni, anche più abili vocalmente ma Raffaella superava tutti.
1970 e il varietà italiano subisce il grande scossone di Raffaella. Era la prima volta che qualcuno mostrava lo stomaco in televisione, famosissimo divenne l’ombelico della Carrà grazie al Tuca Tuca ballato con Enzo Paolo Turchi. La coreografia vede un uomo e una donna uno di fronte all’ altro che si toccano fronte, spalle, fianchi e caviglie. La canzone divenne famosa anche perché si concentrava sulla libertà femminile come gran parte dei suoi testi.
Passano le generazioni, ma i suoi intramontabili successi, famosi in tutto il mondo perché hanno insegnato alle donne a prendere l’iniziativa in amore, restano degli ever green. Così la grinta di Raffaella viene esportata in tutto il mondo, in particolar modo in Spagna ed ecco che nel 2021 arriva il film omaggio che è sbarcato su Amazon Prime il 25 gennaio.
Ballo Ballo il musical del regista ispano-uruguaiano Nacho Álvarez ambientato a Madrid durante la dittatura di Francisco Franco, quando la censura era implacabile e soffocante.
Racconta la storia di Maria che, dopo avere abbandonato il suo promesso sposo sull’altare a Roma, sceglie di tornare a Madrid, dove riesce a entrare nel corpo di ballo del programma del momento, Las noches de Rosa. Si innamora di Pablo, figlio del temibile censore Tv Celedonio.
La protagonista rappresenta la libertà, la voglia di vivere e il futuro, mentre il censore Celedonio incarna il passato, bigotto, soffocante, colmo di pregiudizi sulle donne.
Àlvarez racconta che per scrivere la sceneggiatura ha scovato il libretto della censura della televisione spagnola, che compare anche in una scena: le gonne non potevano salire più di otto centimetri sopra il ginocchio ed era vietato ballare tenendo entrambi i piedi a terra perché questo significava dimenare i fianchi, il che era davvero troppo sexy!
Attorno a Maria si sviluppano una serie di numeri musicali per strada, in casa, in aereo e in metropolitana, tutti basati sui grandi successi di Raffaella Carrà.
Maria, la protagonista, diventa in qualche modo il doppio di Raffaella Carrà. È Una donna che in molte occasioni è stata censurata per ciò che diceva, per come vestiva o per gli ideali che voleva trasmettere, ma lottando e perseverando riesce ad averla vinta e ad essere ascoltata.
Raffaella ha rappresentato il cambiamento, la rottura delle convenzioni e l’apertura di un mondo in trasformazione, quali colonne sonore migliori per questo musical allora?!
Seppur la trama possa apparire banale e prevedibile, i colori sgargianti e l’atmosfera allegra, le canzoni di Raffaella rendono spensierata e godibile la sua visione.
Non mancano i momenti divertenti e quelli che fanno riflettere come le molestie sul lavoro, e l’invito ad andare oltre la visione bigotta della censura. Ciò che colpisce di Ballo Ballo é l’attento utilizzo delle canzoni di Raffella Carrà, brani intorno alle quali si sviluppa narrativamente la trama: da Adios Amigo intonata a bordo del volo che riporta Maria a Madrid, a Tanti auguri protagonista di una scena romantica.
Ci si sente trasportati all’interno dei coloratissimi anni ’70 grazie alla scenografia, alla cura per i costumi e i colori.
Buona ma non eccelsa la recitazione dei protagonisti di Ballo Ballo; tra le occasioni mancate citiamo il doppiaggio italiano, purtroppo nella versione nostrana notiamo delle mancate sincronizzazioni nei momenti musicali, probabilmente sarebbe stata più corretta lasciare l’esecuzione dei brani nella loro versione originale spagnola.
Non perdetevi il finale di Ballo Ballo che, tra un omaggio palese a Vacanze Romane, regala una gradita e autorevole sorpresa.
E poi resta ancora l’irrisolta domanda: come mai all’ estero sono così amati e venerati personaggi che qui in Italia quasi snobbiamo?
Gli stereotipi della televisione italiana anni ‘70/’80, il nostro varietà possono essere spunto di ironia e satira nei confronti del nostro paese ma anche venerazione di personaggi che hanno fatto la storia della televisione e della musica Italiana ma che noi tendiamo a non considerare,
come si dice “ nemo profeta in patria”
Quello che il musical di Nacho Álvarez vuole mostrare non è niente di diverso dai grandi insegnamenti che la Raffa Nazionale ha voluto trasmettere con i suoi successi. Dire alle donne che avere libertà in camera da letto non è scandaloso, che non è un problema innamorarsi di un uomo gay e che non tutte le relazioni sono proprie sane.
“Credo che Raffaella Carrà abbia fatto molto di più per liberare le donne che molte altre femministe”, ha dichiarato l’artista Francesco Vezzoli, il curatore di TV70, una mostra sulla televisione italiana degli anni ’70 per la Fondazione Prada nel 2017
E Alverez lo mostra degnamente in questo musical.
Anna Chiara Stellato
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