Il 2021 è stato un anno particolare per il cinema. Da un punto di vista meramente esistenziale, l’anno scorso la sala ha boccheggiato, restando aperta a singhiozzi, con pochi spettatori a darle aria. Certo, nulla di nuovo per noi che avevamo già visto il 2020. Da un punto di vista artistico, per così dire, le cose non sono andate meglio.
Noi italiani abbiamo potuto godere degli strascichi dell’anno precedente, con alcune uscite tardive nel primo semestre degne di nota e già variamente lodate all’estero. Per il resto, ci siamo trovati a registrare una serie di flop, di delusioni, di sconfinati deserti creati attorno a quelli che dovevano essere dei fenomeni aggreganti e dei balsami ricostituenti. Facciamo un esempio: Steven Spielberg e il suo West Side Story, un regista e un’operazione di richiamo completamente trascurati dal pubblico. Oppure l’ottimo Ridley Scott di The Last Duel e sempre il (meno ottimo) Scott di House of Gucci, deludente o ingiustamente snobbato. Ma anche altri titoli che destavano una certa aspettativa si sono risolti ben presto in una nube di fumo: il tanto atteso (e rimandato) No Time to Die è stato subito dimenticato, e quello che potrebbe essere il vero titolo dell’anno – vale a dire Dune di Denis Villeneuve – non ha l’allure dei grandi kolossal o le potenzialità seduttive dei blockbuster campioni d’incassi.
Anche un film Marvel come Eternals, un’operazione cinecomic d’autore, delude per risultati (e non stiamo parlando di soldi). Il vero vincitore del 2021 è quello Spider-Man: No Way Home trionfatore al botteghino, ma su cui bisognerebbe pure aprire una parentesi: la casa dei supereroi è un’assodata fonte di richiamo, il ragazzo-ragno è una figura ormai consolidata nell’immaginario cinematografico, e il film s’inserisce in una trilogia che sul lungo periodo è una saga estesa, infinita, rimodellata continuamente. Come per le serie tv, chi ha visto i capitoli precedenti non vuole lasciarsi sfuggire come va a finire. Facile, dunque, intuire perché anche un film come Fast & Furious 9 abbia incassato così tanto. Più difficile comprendere com’è che in un anno solo si siano concentrate così tante assenze.
Manca, per esempio, un film Pixar che abbia la volontà di rimanere nel tempo, come Coco e Inside Out. Manca il grande capolavoro fantasy. Manca il grido del black power, che pure in tempi recenti è stato capace di tirare fuori nuove voci da considerare. Manca la commedia corale e brillante. I grandi fenomeni cinematografici di quest’anno appena trascorso, invece, sono avvenuti al di fuori della sala. Pensate a Don’t Look Up e a È stata la mano di Dio: due film distribuiti dapprima sul grande schermo, e approdati nell’arco di poche settimane in piattaforma. Direttamente a casa nostra. Nonostante Sorrentino avesse fatto registrare già una buona affluenza al cinema, la distribuzione su Netflix ne ha sancito la consacrazione. È allora che i film hanno catalizzato su di sé la completa attenzione del pubblico cinetelevisivo, trasformandosi in breve in oggetti virali, fonti di meme, accentratori di dibattiti. Forse è questo l’aspetto principale di quest’anno cinematografico su cui dovremmo concentrarci: l’annullamento temporale delle distanze tra grande e piccolo schermo. Quelli di noi con qualche anno in più ricorderanno cosa vuol dire aspettare anni per vedere un film in tv. Se questo vuol dire che ci stiamo muovendo verso un dominio sempre più esteso dei servizi di streaming on demand, questo ce lo dirà il tempo. E la sensazione è che non dovremo aspettare molto per saperlo.
A ogni modo, un anno privo di capolavori non vuol dire che siano stati dodici mesi da buttare. Tra l’ammirazione totale e lo sbadiglio a bocca aperta c’è un mucchio di reazioni possibili, alcune delle quali anche positive. Ci sentiamo, perciò, di consigliarvi, in un ordine puramente casuale e tenendo conto della distribuzione italiana, quei film – buoni, buonissimi, promossi a pieni voti – che forse potreste aver perso.
01. Il ballo delle pazze (di Mélanie Laurent)
Una giovane donna viene ingiustamente rinchiusa in un istituto psichiatrico, in cui resterà tanto a lungo da partecipare all’evento più atteso dell’anno per le pazienti. Il film è stato lodato per trama e interpretazioni. Probabilmente l’opera finora più rilevante di Mélanie Laurent regista. Disponibile su Prime Video.
02. Io sono nessuno (di Il’ja Najšuller)
Le premesse ricordano un po’ quelle di A History of Violence di Cronenberg, ma in toni meno cupi. Un uomo qualunque si rifiuta di reagire alla violenza, finché non viene costretto a farlo da una famiglia che non lo rispetta. Accade di rado che un action venga elogiato dalla critica. Con un Bob Odenkirk strepitoso. Disponibile in streaming a noleggio.
03. First Cow (di Kelly Reichardt)
In patria lo hanno lodato come uno dei migliori film indipendenti del 2020. Da noi arriva direttamente in piattaforma, quest’epopea dimessa alle origini del capitalismo e del sogno americano, con uno strano trio composto da una mucca, un cuoco e un cinese nell’America dell’Ottocento. Disponibile su Mubi.
04. Fear Street (di Leigh Janiak)
In realtà è una trilogia, ambientata in tre decenni diversi da cui prendono il nome i vari capitoli. Alla critica è piaciuto, al pubblico anche, ma non ha avuto il successo che la combinazione tra horror, teen drama e Netflix poteva garantire. Per di più, a differenza di molte saghe, migliora pure man mano che andate avanti. Disponibile su Netflix.
05. Una donna promettente (di Emerald Fennell)
Il film premiato alla scorsa edizione degli Oscar per la miglior sceneggiatura originale ha diviso l’audience proprio sulla storia: c’è chi dice che sia lacunosa, chi invece ritiene il premio appropriato. Un film che divide, con un’interprete eccezionale e una storia che non va come ci aspetteremmo. Incredibile che in Italia praticamente non si sia visto. Disponibile in streaming a noleggio.
06. Il collezionista di carte (di Paul Schrader)
Un giocatore professionista di poker con un oscuro passato. E non è un modo di dire: la sua è una vicenda che ha a che fare con qualcosa di più grosso, con la Storia vera e propria. Il film è attualmente in nomination per diversi premi minori, ma più di una testata lo ha inserito tra i migliori dieci dell’anno. Disponibile per il noleggio su Rakuten TV.
07. Marx può aspettare (di Marco Bellocchio)
Un documentario intimo e sofferto su una vicenda privata del regista. Raccontare un suicidio è sempre difficile, forse in alcuni paesi, come il nostro, lo è più che altrove. Disponibile in streaming a noleggio.
08. Il capo perfetto (di Fernando León de Aranoa)
La Spagna lo ha schierato come cavallo di battaglia nella corsa all’Oscar per il film internazionale, e per ora ha superato la prima selezione. La stampa ha esaltato questa commedia esilarante, ben scritta e ben confezionata. Uscita in sala appena un mese fa, al momento non è ancora reperibile altrove: ma state attenti, potrebbe essere presto disponibile.
09. Sesso sfortunato o follie porno (di Radu Jude)
Orso d’oro al Festival di Berlino 2021, questa commedia umoristica e irriverente riflette sul sesso e sulla società in modo intelligente. Tutto ha inizio quando un’insegnante carica online un video osé girato insieme al marito. Disponibile su MioCinema.
10. Malignant (di James Wan)
Sogno o realtà? Quelli che la povera Madison vede sono realmente morti o esistono solo nei suoi incubi? L’horror è forse l’unico genere che abbia mantenuto la sua vitalità in questi due anni di pandemia, e questo qui ne è una dimostrazione. Per alcuni è il miglior horror dell’anno. La firma poi è praticamente sinonimo di garanzia. Disponibile su Infinity+.
Andrea Vitale
Nobody Wants This è una boccata d’aria fresca nel panorama delle commedie romantiche. Perché la…
#gradostory Gomito alzato, pistola in pugno. Sguardo fisso all’orizzonte – chiuso. Una flotta di navicelle…
#gradostory Somewhere Only We Know, canzone pubblicata dalla rock band britannica Keane nel 2004, è…
Condominio Ogni mattina, alle 4.50, l’inquilino dell’interno 6 prepara il caffè in cialda. Dal momento…
Quest’estate sono entrato in una libreria con la semplice intenzione di dare un’occhiata in giro,…
L’uomo davanti a me s’infila il dito indice nel naso. Avvita, avvita, avvita, fin quando…