La verità su tutto: il nuovo viaggio letterario di Vanni Santoni
Inizia l’avventura: “Non so voi che rapporto abbiate con la pornografia…”
Una domanda secca, per alcuni potrebbe risultare scomoda, ma che ci propone l’evento scatenante che dà inizio all’ultima fatica di Vanni Santoni.
Cleopatra Mancini, la protagonista del romanzo, ha con la pornografia un rapporto sporadico. La utilizza solamente quando Laura, la sua fidanzata, è lontana da casa. Crede che non ci sia niente di male a sbirciare qualche sito hard, filtrare le categorie e guardarsi un bel video, se non fosse che la ragazza protagonista del filmato che sta guardando ha qualcosa di familiare.
Non è solo il caschetto di capelli rossi, ma anche quella cicatrice particolare, per non parlare di quei tre nei… E gli occhi.
Sì, è la sua ex ragazza. Com’è possibile che Emma sia in quel video?
La connessione con il passato si attiva spontaneamente, un fulmine che getta Cleopatra in una dimensione governata dal dubbio: il porno è forse diretta conseguenza del male che ha fatto al suo vecchio amore?
Questo è solo l’evento iniziale, una rottura con il passato che dà vita a un percorso interiore che la protagonista decide di intraprendere non solo per scoprire il motivo che ha spinto la sua ex ragazza a girare un filmato estremo, ma anche per capire quanto il male che ha fatto, direttamente o indirettamente nel corso della sua esistenza, abbia condizionato le persone che ha conosciuto e soprattutto lei stessa.
In un viaggio metafisico, mistico e irresistibilmente divertente, la protagonista ripercorre le tappe esistenziali che l’hanno portata a essere la donna che è diventata e a esplorare nuove realtà e consapevolezze, cercando di venire a capo di un mistero che attanaglia l’essere umano praticamente da sempre: che cos’è il bene e soprattutto, cos’è il male?
Scoprire la verità su tutto: lo stile.
Dopo il romanzo-mondo “I fratelli Michelangelo” (Mondadori) e successivamente al pamphlet “La scrittura non si insegna” (Minumum fax), Vanni Santoni torna in libreria con “La verità su tutto” un romanzo edito ancora una volta da Mondadori e approdato sugli scaffali il 18 gennaio scorso.
Il nuovo romanzo ha una mole nettamente inferiore al precedente, ma non per questo risulta essere meno intenso, coinvolgente e profondo.
Cleopatra Macini, la figura centrale di questo nuovo libro, è un personaggio già apparso in “Muro di casse” un volume importante all’interno dell’opera di Santoni, un testo in cui viene raccontata la cultura dei rave party e che ibrida la forma romanzesca al saggio.
In queste pagine, troviamo una Cleopatra invecchiata, nostalgica di alcuni dei tumulti che l’hanno segnata durante la giovinezza, ma con un lavoro, quello di sociologa, che la impegna molto, oltre a vivere una relazione appagante con Laura, quella che ritiene essere la compagna giusta.
Tutto questo però non basta a farla desistere a un richiamo interiore per scoprire una verità che in principio sembra riguardare solo il suo vecchio amore, ma che poi si rivela un percorso alla ricerca della propria spiritualità, quella che forse, nel corso degli anni ha smarrito, o solo messo da parte.
Attraverso una prosa ricca, incalzante e affilata come un rasoio, Santoni ci regala un’esperienza in cui la realtà e il fantastico si mescolano, un percorso in cui le certezze che hanno rappresentato i pilastri della vita di Cleopatra, traballano improvvisamente davanti all’eccitazione di un lungo pellegrinaggio che la porterà alla scoperta di un’altra dimensione e di un’altra vita.
La scrittura di Santoni è densa, stratificata, capace di far breccia nei gusti di diverse categorie di lettori, da quelli più giovani alla cosiddetta elite letteraria, sempre ammesso che esista, ma questo è un altro capitolo…
In questo romanzo, lo scrittore fiorentinomostra ancora una volta il suo lucidissimo sguardo di antropologo senza però nascondere il piglio da romanziere che lo contraddistingue: i dialoghi fulminanti e il ritmo serrato, sono elementi che caratterizzano tutti i libri dell’autore toscano, e che qui non mancano ma anzi, ritroviamo in abbondanza, insieme a una quantità infinita di suggestioni, irruzioni del fantastico all’interno della quotidianità, e una grande dose di ironia.
Molto spesso i romanzi di Vanni Santoni sono corali, basti pensare al precedente “I fratelli Michelangelo” oppure a “Gli interessi in comune”.
Nonostante la moltitudine di personaggi che Cleopatra incontra durante il suo cammino, la protagonista rimane sempre lei, ed è la sua interiorità che detta le linee della struttura drammaturgica. Un approccio stilistico che per certi versi fa assomigliare questo romanzo a uno dei libri precedenti di Santoni, “L’impero del sogno” (Mondadori) , ma che allo stesso tempo racconta una vicenda completamente nuova.
La generazione del 2001: G8 di Genova, rave party e occidente.
Nel percorso alla scoperta di se stessa, Cleopatra abbandona le sue consapevolezze e il suo modo di vivere, inevitabilmente influenzato dalla cultura occidentale, per ripercorrere alcune tappe del suo passato, ritrovando così vecchi compari coi quali non solo condivideva i rave party, veri e propri riti dionisiaci, ma anche gli ideali. Figure vecchie e nuove che le permettono di rispolverare all’interno della sua memoria, alcuni degli eventi decisivi per lei e per un’intera epoca.
Le violenze del G8 di Genova, rappresentarono un vero e proprio choc non solo per l’Italia, ma soprattutto per quella generazione di ventenni, di cui Cleopatra faceva parte, che nel 2001 rimase paralizzata dopo la brutalità di quei giorni di luglio.
Vanni Santoni riesce a rievocare quel momento di rottura e di trauma generazionale senza però scivolare nel macchinoso, senza cioè contaminazioni politiche o meglio, di partito, le quali spesso offuscano la drammaticità di quegli eventi, che già all’epoca sfumò, almeno a livello mediatico, davanti alla tragedia dell’undici settembre e il conseguente tracollo della società occidentale.
Dopo quel trauma, Cleopatra ha cercato di ricostruire una sua identità, una nuova coscienza e una sua visione politica che forse si è ammorbidita con il passare degli anni, ma che non ha mai cessato di esistere. È appunto quella coscienza a far scoccare la scintilla che accenderà un nuovo fuoco dentro di lei, una fiamma da domare solo attraverso la ricerca e la conoscenza.
Discipline orientali e religione.
“Era curioso, a pensarci, che l’istituzione che aveva dettato il fronte d’onda dell’estetica occidentale per ottocento anni si fosse ridotta a spacciare striscioni gialli, scritte pastello, angioletti, murales inneggianti all’amicizia e arcobaleni; forse al di là del fatto che aiutavano a far dimenticare i roghi e le sale di tortura, c’era di mezzo un discorso non banale, nella prospettiva della chiesa, quello della riconciliazione tra le varie fazioni cristiane…” (p.112)
Uno dei meriti del libro, sicuramente è quello di riuscire a trasformare la materia vasta e spesso ermetica delle religioni orientali, in racconto letterario.
“La verità su tutto” arriva in un momento in cui l’attenzione nei confronti della meditazione e più in generale delle discipline orientali, è nettamente maggiore rispetto a qualche tempo fa, quando queste pratiche non solo venivano guardate con sospetto, ma addirittura con scherno.
Per alcuni, questo libro potrebbe essere letto come un manuale di meditazione in forma di romanzo, oltre a costituire una sorta di punto di incontro tra oriente e occidente.
Questo testo ci fa capire quali sono i limiti di una religione, quella cattolica, in cui tutto è proiettato all’esterno di noi, fuori dalle nostre possibilità, mostrandoci invece i paradigmi delle filosofie orientali, in cui il centro è, solo ed esclusivamente, dentro di noi.
Tematiche difficili da trattare se pensiamo ai molti dogmi che ancora, purtroppo, governano la nostra società, ma che in questo romanzo, Santoni riesce a sviscerare con abilità e intelligenza.
Le influenze letterarie.
Chi lo segue sui social o conosce la sua attività di giornalista, sa che oltre a essere uno scrittore estremamente prolifico, Vanni Santoni è un lettore instancabile e vorace.
“La verità su tutto” è un conglomerato di influenze letterarie di diverso genere. Sono moltissimi gli omaggi, uno dei quali palesi, a Mircea Cartarescu nella scena in cui Cleopatra appoggia i piedi al termosifone bollente e inizia a fantasticare, una scena ricorrente nella trilogia di “Abbacinante”.
Ma sono tanti gli scrittori citati, come Thomas Bernhard per esempio, o anche autori che sono riusciti a trattare il male senza eguali come il grande Breat Easton Ellis e Cormac McCarthy. Non ci sono solo le influenze occidentali però, vengono citati infatti testi di natura diversa, per esempio alcuni saggi di Thích Nhất Hạnh, monaco vietnamita nonché pilastro della meditazione zen, per poi arrivare a citazioni squisitamente popolari come la serie anime “I cavalieri dello zodiaco”.
Nonostante la quantità di influenze, Santoni riesce a mettere ordine e creare qualcosa di estremamente personale, riuscendo a filtrare tutto quello che ha assimilato da lettore creando qualcosa di assolutamente effervescente.
Leggendo “La verità su tutto” non si ha l’impressione di avventurarsi in uno sterile esercizio di stile o in un polpettone citazionista, tutto il contrario, l’autore usa la sua erudizione per creare una struttura coinvolgente e ritmata, che alterna momenti di grande divertimento a istanti di pura commozione.
Perché leggere “La verità su tutto”?
Non esistono ragioni uniche che ci spingono ad acquistare e leggere un libro, per ogni lettore è qualcosa di estremamente intimo e personale, ma l’ultimo romanzo di Vanni Santoni rappresenta davvero una lettura di altissima qualità, un’esperienza totalizzante e a tratti mistica.
Con questo libro ci si ritrova immersi in un vortice psichedelico in cui i colori, i personaggi e le situazioni, riescono a catapultare il lettore in una dimensione diversa, regalandogli una sensazione paragonabile all’estasi che si prova davanti alla grande letteratura.
“La verità su tutto” rappresenta un’altra grande prova per lo scrittore originario di Montevarchi. Forse un libro meno ambizioso nella struttura narrativa rispetto al precedente “I fratelli Michelangelo”, ma sicuramente un altro importante tassello all’interno dell’opera di un autore italiano originalissimo, e con una voce e uno stile, diventati inconfondibili.
Jacopo Zonca