Capire è raccontare di nuovo. Le lezioni di Ricardo Piglia
Teoria della prosa di Ricardo Piglia (a cura di Federica Arnoldi e Alfredo Zucchi, traduzione di Loris Tassi) è il testo che fa da apripista a Ostranenie, la collana di saggistica di Wojtek editore, nonché punto di partenza per un progetto che – per i titoli annunciati – già esprime tutta la sua ambizione. A Piglia seguiranno scritti di Danilo Kiš, Alberto Laiseca e Viktor Šklovki.
La posizione occupata da questo volume all’interno della collana è interessante perché pone una prospettiva: è indicazione di quanto il progetto accoglierà e di cosa il lettore potrà, o dovrà, aspettarsi.
Teoria della prosa
Il libro raccoglie un ciclo di lezioni che Piglia tenne tra l’agosto e il novembre del 1995 all’Università di Buenos Aires il cui tema principale era l’opera di Juan Carlos Onetti. Nove lezioni che da un lato si mostrano come un atto d’amore dello scrittore-critico verso Onetti e dall’altro sono occasioni per seguire delle tappe fondamentali per riflettere intorno a temi che riguardano da vicino il processo di composizione di un testo narrativo.
Sebbene Piglia rifugga dall’elaborazione di formule precise per l’analisi del testo, il processo d’indagine critica risulta segnato da alcune parole chiave che, nella lettura delle opere di Onetti, fungono da grimaldelli utili a squarciare il testo e comprenderne i meccanismi interni. A sintesi di questo metodo si pone una frase dell’argentino pronunciata nella prima lezione e che riecheggia nelle successive: «Capire è raccontare di nuovo».
Come per ogni testo critico, un suggerimento ragionevole sarebbe consigliarne semplicemente la lettura: il tentativo di raccontare quanto accade lezione dopo lezione, al di là della presa di coscienza di trovarsi di fronte a un testo capace di rifondare – o almeno rimodulare – il punto di vista del lettore verso la materia narrativa, potrebbe essere vano; e in molti casi svilente verso la proprietà espositiva di Piglia.
Le lezioni
Il racconto degli ingranaggi sottesi all’opera narrativa di Juan Carlos Onetti parte da una constatazione fondamentale riferita alla lunghezza del testo. Onetti è autore di nouvelle (Gli addii, Triste come lei, Il pozzo), forma la cui definizione è strettamente legata all’estensione per numero di pagine; e che spesso si confonde nelle categorie merceologiche di “racconto lungo” o “romanzo breve”. Tale punto di partenza, cioè comprendere cosa sia nouvelle nel processo creativo diventa punto di partenza anche per capire attraverso quali regole un autore (nel nostro caso Onetti) opera per definire il respiro della storia da narrare; a prescindere da categorie editoriali e prospettive di pubblicazione. Piglia ci dice che ogni storia ha una forma ideale e che ciò accade anche per quei testi che si pongono in posizione intermedia tra romanzo e racconto. E per la nouvelle individua un tema predominante, quello del segreto:
la nouvelle è un tipo di narrazione in cui ciò che conta è l’esistenza del segreto in sé e il fatto che esista uno spazio vuoto, se possiamo dire così, qualcosa di oscuro all’interno della narrazione.
Il segreto è qualcosa di omesso all’interno del testo verso cui la narrazione tende e che non richiede necessariamente un’esplicazione. La storia può procedere per omissioni e il punto di vista del narratore creare cortocircuiti capaci di generare confusione tra lo scrittore, il lettore e i personaggi che abitano la storia. Una confusione, volutamente basata sul fraintendimento (molto interessanti sono le pagine sulla gestione dei finali aperti), che però è sintomo della dinamicità del testo.
Partendo da questi presupposti Piglia si muove nelle lezioni successive alla ricerca di criteri che possano aiutare il critico, e il lettore, a comprendere come questi ingranaggi possano porsi all’interno delle altre forme, dei generi, dei temi e della letteratura in generale; fino anche a prendere coscienza delle possibili complicazioni verso cui lo scrittore può incorrere. Il tono, però, nonostante la materia, resta quello del narratore: la capacità espositiva, il procedere lineare, misto alle esemplificazioni e alle fonti citate, infatti, fanno di Teoria della prosa, un pratico e fruibile racconto sull’arte di raccontare storie.
Antonio Esposito