«La svolta arriva sui social. Qualcuno crea il gruppo “Dominic Ardemagni for President” ipotizzando in maniera del tutto scherzosa la sua candidatura politica. È un gruppo aperto dove si prende in giro, con molto affetto il parrucchiere non vedente di Rivarolo per l’italiano sgrammaticato, la passione per la Juventus e la scarsa conoscenza della storia d’Italia. Ci mette poco il gruppo ad allargarsi a tre milioni di persone. Poi, da un giorno all’altro non si sa se per mano di un hacker o per volontà dello stesso Ardemagni, il gruppo diventa serio. “Dominic Ardemagni for President” ora è il nome di un partito politico. (…) Pochi giorni dopo la formazione del nuovo governo viene aggiunto un nuovo ministero, quello della Bellezza, affidato ad Ardemagni (…) L’avrebbero chiamata “La lunga estate della Callistocrazia”».
Vi è mai capitato di leggere un incipit e sobbalzare dalla sedia?
A me è accaduto con Il ministero della Bellezza di Marco Lazzarotto (Las Vegas Edizioni).
Sembra un romanzo innocuo e ironico ma come accade anche quando incontriamo qualcuno di bell’aspetto, non dobbiamo commettere l’errore di fermarci alla prima impressione: procedendo nella lettura l’ironia diventa sempre più amara, la storia sempre più attuale ed è difficile credere che la prima edizione di questo libro risalga al 2013.
Assistiamo attoniti all’avanzare della dittatura della Bellezza in una Torino che vieta l’accesso ai «meno belli», che tramuta le librerie in centri estetici, che invia nelle case ispettrici bionde per verificare che si rispettino i dettami della nuova Repubblica della Bellezza. E se qualcuno osa non farlo ci pensano le Camicie Bianche consegnando, nella migliore delle ipotesi, un sacchetto del pane da mettere in testa per non commettere il reato di «mancata beltà». Ed è proprio questo quello che accade a Matteo Labrozzo, protagonista del romanzo, precario scrittore e fidanzato di Lisa, che a causa della sua scarsa avvenenza inizierà sotto il regime Callistocratico a perdere ogni cosa, incluso quel talento editoriale che tutti gli riconoscono ma a cui nessuno vuole dare spazio.
«Lisa era molto cambiata, aveva guadagnato sicurezza e consapevolezza, e non lo avvertivo soltanto dal completo da notte sexy o da dichiarazioni del tipo “Perché sono bella”.
(…) Si spostava dal corridoio alla sala, dalla sala alla cucina, dalla cucina al corridoio, e conquistava gli spazi attraverso il rumore dei tacchi – i tacchi? Avevo sentito bene? – e il tintinnio dei braccialetti – braccialetti? E da quando? I suoi passi avevano la precisione di un metronomo, ed erano il segno che ogni cosa era suo posto – la borsetta, il portafoglio, le chiavi di casa, l’abbonamento ai mezzi pubblici, il tupperware con l’insalatina, il libro da leggere in metro – pronta per essere afferrata, mentre un tempo rallentava, accelerava all’improvviso, sbuffava, imprecava, frugava nella borsa, usciva, chiudeva la porta e suonava. “Ho dimenticato una cosa, cazzo sono in ritardissimo, Santacroce mi ucciderà”».
La metamorfosi di Lisa rispecchia quella della nuova società Callistocratica: all’inizio la ragazza conserva il suo spirito critico, si rende conto che gli sta accadendo qualcosa che lei stessa giudica «Troppo».Nel suo confronto, ancora sincero, con il protagonista Lisa confida le perplessità dell’inaspettata promozione concessale dagli ispettori della Bellezza, quella che ora le permetterà di guadagnare il triplo, che le concederà oltre alla quindicesima molti benefit.
È questa la fase in cui non solo Matteo inizia a perderla, ma soprattutto Lisa inizia a perdere se stessa.
Il suo sgomento, la sua resistenza, quel suo dire«Volevo solo un contratto normale…» la sua libertà di pensiero, verranno annichilite dalla dittatura estetica;capitolo dopo capitolo Lisa diventa un automa, bellissima sì, ma incapace di sostenere un contradditorio o motivare una scelta utilizzando parole diverse da quelle cinque che ormai sono più che sufficienti a spiegare ciò che sta accadendo: «È perché io sono Bella».
La lista dei divieti per «i non belli» e per le attività non approvate dalla Callistocrazia si moltiplica: viene istituito un test, dedicato alla riproduzione e al controllo demografico, che permette la procreazione solo alle coppie che saranno in grado di far nascere neonati «belli».
Una delle scene più surreali che dimostrano la forza stilistica di Lazzarotto è quella che vede Lisa, al massimo del suo splendore, con un completino sexy «scatarrare dentro un contenitore di plastica», quello del tampone Genomix, da inviare al Ministero della Bellezza per capire che percentuale di bellezza potranno avere i loro futuri eredi e se sarà sufficiente per avere un benestare.
«“Non è che mi importi molto. La questione è molto, molto più semplice. Se il libro vende già tanto così, ma perché dovremmo pubblicarlo?”. Fece una pausa “Poi, se proprio fosse necessario, potremmo mettere in commercio questo”. Aprì un cassetto e mi passò un libro, una nuova edizione rilegata della trasmissione del dolore. (…) Appoggiai il libro sulla gamba sinistra, in modo che anche Simone potesse guardarlo. Sollevai la copertina “È incollata” dissi, prima di accorgermi che il libro costituiva un blocco unico e che le pagine non erano altro che un parallelepipedo di polistirolo».
Il protagonista si ritrova escluso da gran parte della vita sociale ma continua a scrivere sperando in una rivalsa,nonostante la scarsa avvenenza.
Cerca di diffondere i suoi libri nei contesti ormai proibiti, gli unici dove è possibile «spacciare» ancora cultura. Dorme in auto con le pile di volumi, si trascura ed è inseguito dalle Camicie Bianche che lo intimano di darsi una ripulita. Uno dei passaggi più belli è quello in cui vediamo Matteo alla Sagra clandestina (la Callistocrazia ha vietato i cibi che «rendono brutti») dello Squanquarello, alimento dall’identità non svelata nella narrazione, in cui conosce Ottavia, autrice di best seller, incapace ma bellissima.
Matteo comprende che l’unico modo per essere preso sul serio dal mondo editoriale è trovare un avatar, qualcuno che lo rappresenti rispettando i parametri della Callistocrazia: lo trova in Simone, aitante seduttore che «piace alla gente figa». Come in un moderno Cyrano de Bergerac, Matteo gli affida il suo romanzo La Trasmissione del dolore, non ancora pubblicato, e il libro diventa un successo editoriale da milioni di copie prenotate. Anche se materialmente non esiste nemmeno.
La follia Callistocratica degenera e contamina deturpando ogni cosa ma, a differenza della pirandelliana Così è se vi pare, qui nessuno sembra accorgersene: solo il protagonista si aggrappa a una verità che ormai non interessa e non cerca più nessuno; sono tutti assuefatti come la sua ex fidanzata, Lisa.
Il romanzo Feel Good di Thomas Gunzig (Marcos y Marcos) del 2020 riprende la satira verso il mondo editoriale con lo stesso stile umoristico di Lazzarotto: qui i protagonisti sono due precari, come Marco e Lisanei primi capitoli, e cercano la rivalsa scrivendo una storia che possa avere tutte le caratteristiche per tramutarsi in best seller.
Anche Felicità di Will Ferguson (Feltrinelli, 2003) richiama sia la satira editoriale che lo scenario apocalittico: qui è un manuale di auto aiuto che come accade a La trasmissione del dolore nel Ministero della Bellezza, diventa un best seller in grado di liberare tutte le persone dalle insoddisfazioni con effetti collaterali imprevedibili sulla società.
Se pur con uno stile narrativo e una trama differente si ritrovano delle assonanze con Cecità di Josè Saramago ma mentre in quest’ultimo il progredire della miseria e della barbarie umana è reso con descrizioni molto crude nel Ministero della Bellezza l’angoscia deriva da situazioni che sembrano leggere ma sono altrettanto crudeli: è molto abile Lazzarotto nel dosare e gestire l’ironia, un’ironia che sfocia in una riflessione più che in una risata amara perché i protagonisti non si rendono conto dell’iperbole in cui si trovano, ma il lettore sì.
L’aspetto distopico, il totalitarismo e la politica di controllo riproduttivo sono temi correlati anche a un altro romanzo di successo del 1985, Il racconto dell’Ancella di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie) e lo scenario apocalittico di 1984 di George Orwell, dove il Ministero della Verità fa le veci di quello della Bellezza con conseguenze ancora più devastanti.
Monica Coppola
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