Ci sono serie che arrivano alla terza o quarta stagione concludendo degnamente il loro arco narrativo (tipo Pose o Unbreakable Kimmy Schmidt). Altre invece si trascinano stancamente dopo aver perso lo smalto degli esordi. Infine, ci sono quelle che proseguono brillantemente senza farci pentire di aver stipulato con loro un patto pluriennale. La fantastica signora Maisel è una di queste. Dopo essere sbarcata sugli schermi televisivi ben cinque anni fa (sui nostri un anno dopo grazie a Prime Video), arriva adesso alla quarta stagione promettendoci ancora una volta di non farci annoiare.
D’altronde, era prevedibile. Un po’ perché quando vinci un Emmy e un Golden Globe come miglior serie nella categoria dedicata alle commedie, qualcosa vorrà pur significare. Se poi la firma è quella di Amy Sherman-Palladino, si capisce perché a scommetterci su non si sbaglia. La fantastica signora Maisel si è districata attraverso tre stagioni di alti e bassi, diegeticamente parlando, tra le sbarre di una prigione e i riflettori di un promettente tour internazionale. Ma un buon padre sa che non bisogna essere sempre magnanimi coi propri figli, e così ha interrotto lo sfavillio sul più bello, lasciandoci a bocca aperta sulla pista di un aeroporto, mentre guardavamo assieme a Midge i suoi sogni decollare via lontano.
Com’è giusto che fosse, la quarta stagione riprende esattamente da dove eravamo rimasti. Midge Maisel ha perso l’occasione della vita per aver detto una parola di troppo su Shy Baldwin, vedendosi annullare il suo posto nella tournee che avrebbe lanciato definitivamente la sua carriera. Ed eccola quindi insieme alla sua amica e agente Susie, in un taxi, tra vestiti che volano via dal finestrino, in una conversazione a due che ha dell’incredibile – ma gustosamente delirante come al solito. Da qui in poi, la vita della signora Maisel sarà tutt’altro che fantastica.
Sembra che l’opinione diffusa su quest’ultimo ciclo ci episodi sia che giri un po’ intorno a sé stesso. Opinione che trova consensi anche su queste pagine, ma senza alcuna connotazione negativa. Non è detto, infatti, che sia necessariamente un male, se la sensazione combacia con lo stato in cui la vita di Midge versa attualmente. Nella quarta stagione, infatti, l’intera esistenza di Midge Maisel è a un’impasse. Non ha un ingaggio, non ha un locale in cui esibirsi, ha ricomprato il vecchio appartamento di famiglia e ha deciso di tornarci a vivere e ospitare i genitori, ma l’etichetta la costringe a dire che siano loro ad averlo riacquistato e a dare ospitalità alla figlia, e per giunta è indebitata fino al collo con il suocero, col lattaio e con chiunque sia stato disposto a farle credito.
Il solo palco che calca abitualmente è quello di un locale per adulti che serve cocktail e spogliarelli di classe, di quelli che negli anni Sessanta non ammetteresti mai di frequentare, ma soprattutto che non hanno niente a che vedere con la stand-up comedy. Midge si limita a fare i suoi numeri tra uno striptease e l’altro, snocciolando qualche battuta prima di introdurre la prossima performance. E a differenza delle stagioni precedenti, non c’è neanche (se non sul finalissimo) un interesse amoroso a consolarla. Intanto s’illude che vada bene così, se questo è il prezzo da pagare per poter dire tutto ciò che le passa per la testa. Rifiuta la proposta di aprire per Tony Bennett per non incorrere in un’altra delusione – o un’altra censura. Ci vorrà il solito Lenny Bruce a rimetterla in discussione, con un rimbrotto affettuoso che è tra i momenti migliori della serie. Forse è riuscito nel suo intento, forse no: se i semi che ha gettato nella coscienza di Midge germoglieranno, lo vedremo nella prossima stagione.
In realtà, Midge non è neanche più così tanto centrale rispetto ai suoi comprimari. Benché continui a meritarsi la titolarità della serie, gli altri personaggi guadagnano territorio e a differenza di lei progrediscono eccome. Sua mamma Rose ha avviato una fruttifera attività di combina-matrimoni, suo padre Abe si è lanciato nella sua nuova carriera di giornalista, certo meno redditizia della precedente, ma sicuramente più appagante. Persino la sua migliore amica Imogene ha trovato come far valere le competenze acquisite alla macchina da scrivere. E poi c’è Susie, che non se la passa certo benissimo: è sotto shock a causa di una perdita personale, ha perso i soldi che doveva a Midge e contrae affari con gente poco raccomandabile, e tutti noi sappiamo che queste cose prima o poi verranno a chiederle il conto. Eppure mette su una propria agenzia, assume una segretaria, ingaggia clienti e non perde la verve con cui era riuscita a portare Sophie Lennon a Broadway.
Proprio Sophie Lennon è al centro di uno dei più graditi ritorni. Ogni volta che appare sullo schermo è ilarità allo stato puro. Il suo battibecco con Midge in diretta tv è una di quelle scene che non dimenticheremo, insieme a quelli in cui Rose si imbatte nella mafia dei matrimoni combinati, Abe redige inutilmente il suo necrologio per il consuocero Moishe, l’omelia funebre pronunciata da Susie e un certo numero di magia di cui non vi diremo alcunché. Ovviamente, anche Midge ha i suoi momenti. I suoi dialoghi sono sempre stupefacenti, la sua comicità è irresistibile, eppure è più perfettamente imperfetta che mai.
Miriam Maisel è sempre stata cocciuta e vanesia – e d’altronde, se non lo fosse stata, non si sarebbe mai ostinata a diventare una stand-up comedian, con l’intera famiglia che non fa che ripeterle di non essere divertente. Adesso la ritroviamo anche incredibilmente permalosa, attaccabrighe, infantile e presuntuosa. È in conflitto con il mondo intero. L’intera popolazione di New York City che prima pareva muoversi a tempo coordinato coi suoi passi, adesso urta e si scontra con lei. E sapete una cosa? Ci non per questo ci piace di meno. Midge è una Bojack Horseman in gonnella coi cappellini coordinati, dall’animo buono e pronta a commettere sempre qualche errore. Sappiamo che prima o poi cadrà di nuovo (letteralmente, a volte), così come sappiamo che troverà il modo di rialzarsi. Quando viene inaspettatamente invitata al matrimonio di Shy Baldwin, vogliamo che lei ci vada per alzare un polverone. Non vediamo l’ora che dia spettacolo. E quando ha la chance di esibirsi davanti alla first lady Jackie Kennedy, ci dispiace che le cose si mettano male, ma siamo coscienti di stare sui carboni ardenti, e ci piace.
Perché Midge ci ricorda che quegli errori di valutazione li abbiamo fatti anche noi, eccome. Ci ricorda di quanto è bello sbagliare con la propria testa e infischiarsene dei consigli, anche se dopo dovrai pagarne le conseguenze. Di tutte le volte in cui la fortuna non è stata dalla nostra parte, o avremmo dovuto prendere decisioni diverse. Di cosa significa mettercela tutta e non arrivare da nessuna parte. E se vogliamo che ce la faccia, se continuiamo a tifare per lei, è perché se lo merita, perché alla fine sa fare sempre la cosa giusta, perché è la persona su cui puoi sempre fare affidamento, l’amica che ti ritrovi vicino quando tuo padre è in ospedale o non hai un posto in cui andare. E perché è stramaledettamente divertente.
Se la quarta stagione rappresenta lo stadio di tramite verso la quinta e ultima stagione, non vediamo l’ora di vedere quale direzione prenderà Midge. A tutti è concessa una fase di rallentamento, poi però tocca rimboccarsi le maniche. Siamo certi che Midge non ci deluderà, e siamo pronti a salire di nuovo sulla ruota panoramica insieme a lei – stavolta, lo diciamo in senso figurato, e sì, anche in quello letterale. Chi ha già visto tutti gli episodi, avrà colto perfettamente l’allusione. Per tutti gli altri, non resta che un solo modo per scoprirlo.
Andrea Vitale
Nobody Wants This è una boccata d’aria fresca nel panorama delle commedie romantiche. Perché la…
#gradostory Gomito alzato, pistola in pugno. Sguardo fisso all’orizzonte – chiuso. Una flotta di navicelle…
#gradostory Somewhere Only We Know, canzone pubblicata dalla rock band britannica Keane nel 2004, è…
Condominio Ogni mattina, alle 4.50, l’inquilino dell’interno 6 prepara il caffè in cialda. Dal momento…
Quest’estate sono entrato in una libreria con la semplice intenzione di dare un’occhiata in giro,…
L’uomo davanti a me s’infila il dito indice nel naso. Avvita, avvita, avvita, fin quando…