Simone Innocenti: L’anno capovolto
La sera di capodanno una comitiva di amici storici si ritrova nella villa sul mare in Toscana di Giulio, il ricco del gruppo, e la sua bellissima moglie Francesca. Da sempre la notte di capodanno porta inevitabilmente a fare bilanci. Siamo lì a tirare le somme della nostra vita, di quello che abbiamo realizzato nel corso dell’anno e di quello in cui abbiamo fallito: lavoro, amici, famiglia, amori. Se però questo bilancio dobbiamo farlo in presenza di altri, saremo portati a mentire più di quanto non facciamo già naturalmente a noi stessi.
Una comitiva di amici non è che un insieme di tante solitudini che si scelgono pur essendo molto diversi tra loro. In L’anno capovolto (Edizioni Atlantide, 2022) Simone Innocenti ci racconta infatti di 20 personaggi, tutti molto diversi e con mestieri particolari, che però sono amici da una vita. C’è chi commercia lampadine, chi scrive per la settimana enigmistica, il commercialista, il notaio che deve far fronte ad una notizia devastante, la modella che spera nella storia d’amore della vita, il maestro di tennis nel pieno di una crisi spirituale, l’assicuratrice ludopatica, il poliziotto perennemente in servizio, il gioielliere cocainomane, la proprietaria dello stabilimento balneare in cui tutti loro si sono conosciuti e hanno iniziato a frequentarsi fin dall’adolescenza.
Nella villa di Giulio e Francesca vige una regola: i telefonini devono restare tutti ammucchiati in un paniere in soggiorno. La coppia vuole gli occhi degli amici tutti per sé. Quale altra grande occasione avrebbero potuto avere, se non questa festa, per mostrare la grandezza di questa casa, i quadri, gli argenti, le opere d’arte esclusive, i mobili antichi?
Le solitudini che si incontrano e scontrano in questa notte portano ognuna una storia, un alone di malinconia, di rassegnazione, ma soprattutto ognuno porta il tempo della propria vita.
Abbiamo tutti un ritmo che varia durante la nostra vita, a volte è frenetico, a volte è lento, a volte sinuoso. L’incontro, di tutti questi tempi e ritmi diversi, nella sera di capodanno, crea un tempo comunitario, dilatato che sembra non avere mai fine.
Gli invitati alla festa non solo sono costretti ad abbandonare i cellulari ma, in qualche modo subdolo, creato da Giulio, sono chiamati anche a riflettere sul tempo stesso. Ossessionati dalla vista di una clessidra, strumento che fisicamente mostra lo scorrere dei minuti, diventa un’estensione di sé stessi per chiunque la guardi. La notte di capodanno è la notte in cui il tempo è determinato come non mai: presente, passato e futuro stanno insieme in un unico istante. La clessidra non ti permette di soggettivare il tempo come con gli orologi, che più o meno segnano tutti la stessa ora se proviamo a sincronizzare le lancette: qui, al contrario, qualcuno sarà sempre in anticipo, qualcun altro in ritardo.
La clessidra è il tempo. Nel momento in cui i protagonisti di questo romanzo la toccano e vedono i granelli scorrere iniziano a porsi domande, a trovare soluzioni anche drastiche e assurde e a rimuginare sul passato.
Chi sia il vero protagonista di questo romanzo è impossibile dirlo. È un romanzo corale, fatto di venti voci e venti ritmi che ci parlano insieme. Ogni capitolo è la storia di un personaggio, più o meno tutti della stessa lunghezza, ma i ritmi di lettura e di presentazione sono diversi.
Ogni personaggio è profondamente caratterizzato, si arriva ad anticipare o addirittura ad aspettarsela quella frase, quella domanda, quelle battute, come se anche noi facessimo parte della comitiva, o come se ci fosse toccato l’invito speciale, quello che ci permette di vedere tutto – anche quello che gli altri, occupati a mascherarsi, non vedono.
Complicato è anche parlare dello stile di Innocenti in questo romanzo. Dovendo presentarci venti voci ha usato ovviamente stili diversi, rappresentativi di diverse emozioni e diverse vite. È uno stile diretto, senza fronzoli, quotidiano, ironico come deve essere tra amici; ma anche uno stile schietto, poetico e divertente.
In una sfilata di tradimenti, decisioni da prendere e rivelare, antichi dissapori e vendette consumate, tutti hanno qualcosa da nascondere, tutti vorrebbero confessare qualche cosa, nel momento della fine e dell’inizio che è questa notte di capodanno. Ne L’anno capovolto Simone Innocenti grazie ai suoi personaggi può portare avanti il suo punto di vista aspramente critico e sconsolato verso i rapporti nella società contemporanea, le sue ipocrisie, le apparenze da salvare prima di tutto e un tempo focalizzato sull’immediato, su ogni istante che va vissuto ma dal quale non dobbiamo mai farci attraversare.
Vi avevamo già parlato di Simone Innocenti: giornalista e autore, si occupa di cronaca nera e giudiziaria e ha scritto per Il Corriere, La Nazione, Il Giornale della Toscana, Avvenire, L’Espresso e Sette. Attualmente lavora al Corriere Fiorentino e collabora con La Lettura. Abbiamo presentato qui la sua opera prima Puntazza (L’Erudita editore) e poi la sua seconda affascinante opera Firenze Mare (Guido Perrone Editore), una guida turistico-letteraria che mostra la Firenze dei fiorentini, quella un po’ scura e contraddittoria, scostante e accogliente allo stesso tempo come tutte le città di mare, e il romanzo Vani d’ombra.
Anna Chiara Stellato