Il nome di Gilda Manso può inserirsi a pieno titolo nella storia letteraria dell’Argentina con la sua voce ineguagliabile: infatti, rappresentando la tradizione dei microracconti argentini, Manso ha reso quest’arte ricca di narrazioni intense ed evocative.
La microfinzione è un genere letterario vero e proprio, con radici nelle favole greche e nei bestiari medievali. Esattamente come accade con la poesia, ci sono molti più autori che lettori. Per scrivere microstorie che valgano la pena, bisogna avere molta immaginazione, una elevata capacità di sintesi ed essere anche un vorace lettore. Quasi gli stessi ingredienti necessari per scrivere qualsiasi altra opera letteraria.
Le origini della microfinzione sono ancora oggetto di dibattito. Ad esempio c’è chi l’ha associata ai primi aforismi, favole ed epitaffi funebri della letteratura e della mitologia grecolatina. Altri ai racconti di tradizione orale di stampo favolistico del secolo VII. Altri ancora, più di recente, alle pratiche di scrittura nelle reti sociali. Nella tradizione latinoamericana, vi si sono cimentati grandi autori come Jorge Luis Borges, Julio Cortázar, ma anche il bulgaro Gospodinov. La struttura, la ricerca della perfezione e della parola, in questo genere narrativo, affascinano il lettore per un legame di complicità sul non detto carico di pathos, passione e poesia.
Attraverso i suoi lavori, Manso non solo ha riportato in auge la forma del microracconto nella narrazione letteraria argentina, ma ha anche mostrato come sia possibile espandere i limiti del genere per rappresentare temi come la libertà e l’emancipazione, la realtà quotidiana che si sviluppa in un mondo altro fatto di tensioni e di immaginazioni. In racconti come Matrioska o La prigioniera, il tema della violenza contro donne e bambini è rapportato in poche frasi che arrivano dritte al cuore.
Questo tipo di narrazione invita ad aprire gli occhi su storie che non sono sempre valorizzate o prese in considerazione dai generi letterari classici, offrendo così nuovi punti di vista che potrebbero contribuire all’evoluzione della narrativa argentina e non solo.
I microracconti di Gilda Manso raccolti in Flora e Fauna, tradotti da Antonella Di Nobile per Wojtek Edizioni, sono l’insieme della precedente opera letteraria di microracconti della stessa Manso.
I suoi lavori sono eccezionali per la capacità di creare storie intense ed efficaci attraverso l’uso di pochissime parole, con una scrittura ricca e straordinariamente evocativa.
Flora e Fauna si presenta come una combinazione inimitabile di racconti brevi e poetici che affrontano temi profondamente radicati nella cultura locale. È un tributo alla tradizione, con argomenti di interesse generale ma affrontati da una prospettiva singolare. Manso rivisita storie popolari con riferimenti a miti, antiche credenze e superstizioni, mentre allo stesso tempo introduce tematiche più moderne come la famiglia, i bambini, l’amore e la speranza. Grazie all’opera di traduzione accurata che è stata fatta sul testo possiamo anche noi lasciarci trasportare dal tempo sospeso e dilatato dei suoi racconti.
Perché i suoi sono racconti unici, che sfidano i tradizionali canoni della letteratura. La sua abilità nel mescolare stili e generi ha portato a nuovi ed emozionanti modi di raccontare storie, riuscendo a rivelare la complessità dell’animo umano in modi inaspettati. Ognuno di questi microracconti offre un nuovo modo di vedere il mondo, aprendosi a riflessioni profonde e introspettive. La sua magia si trova nella capacità di condensare in pochi paragrafi grande espressività e una sensibilità profonda.
Anna Chiara Stellato
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