Nel cuore della notte, un uomo rapisce un bambino dal suo letto e scappa via in auto da un’immensa e spettrale tenuta nei boschi, in una pericolosa fuga che non li condurrà molto lontano, e durante la quale apprendiamo che i due sono padre e figlio. Dieci anni più tardi, il bambino vive ancora nella tenuta, insieme a sua madre, affetto da una condizione determinata dal trauma dell’incidente. Nient’altro sappiamo di quella fuga, del motivo per cui suo padre lo abbia trascinato via a quel modo, e soprattutto dove fosse diretto: perlomeno non subito, dobbiamo aspettare un po’. Come in ogni buon film dell’orrore, il mistero si svelerà a tempo debito.
The Nest – Il nido, opera prima di Roberto De Feo del 2019, si apre con queste premesse che annunciano fin dalle prime immagini l’appartenenza al genere – da quelle inquadrature, cioè, che fanno da tour nella villa in cui si sviluppa quasi tutto il film, maestosa e sinistra come qualunque maniero di memoria cinematografica che si rispetti. La mente, infatti, corre subito a The Others, cui certamente The Nest è debitore per setting, atmosfere e tendenza narrativa: a un certo punto, intuisci che ci sia qualcosa di paranormale nell’aria, ma non è ben chiaro di cosa si tratti.
Gli altri ambienti della storia sono i boschi e le acque che circondano la villa, che veniamo a sapere essere chiamata Villa dei Laghi e costituire una sorta di microcosmo sociale autosufficiente senza contatti col mondo esterno. Oltre a Elena e Samuel, la madre e il figlio di cui sopra, che sono i proprietari di casa, vi abitano un nugolo di amici e parenti, un temibile medico e la servitù, con tanto di guardiani incaricati della sorveglianza al cancello. L’equilibrio (già precario) della comunità è compromesso dall’arrivo di Denise, a cui Elena offrirà accoglienza affidandole le vesti di domestica. Denise alimenterà la curiosità di Samuel verso ciò che esiste al di là della villa, o che potrebbe esistere, di qualunque cosa si tratti, giacché né sua madre né gli altri ne fanno parola, e lui stesso non ha mai conosciuto nient’altro che quelle mura. Ma è una curiosità che già brucia latente, così com’è traballante l’impalcatura su cui poggia la vita di questa umanità male assortita, se basta davvero poco per scatenare una catena di eventi indicibili e devastanti.
Elena tenta di costruire una vita ordinaria per Samuel all’interno della villa, in cui tuttavia persino la celebrazione di un compleanno ha un’aria sinistra. Tra i doveri del giovane rampollo rientra l’apprendimento del fantomatico programma, un progetto di mantenimento e perfezionamento della tenuta la cui osservanza è imprescindibile. Ma cos’è che si nasconde oltre il muro che circonda la villa? Qual è il pericolo – semmai davvero ce ne fosse uno – da cui Elena vuole proteggere suo figlio?
Sebbene la risposta arrivi soltanto sul finale, non è la risoluzione del mistero in sé che conta – nonostante tutti sappiamo quanto siano importanti i finali in un film horror – che è in realtà piuttosto banale. Nel senso di comune, non di insulso, poiché lo scenario ipotizzato da The Nest dopotutto non ha nulla di nuovo per gli amanti del genere. No, quel che conta è il tragitto che conduce fino a lì, quel paziente lavoro di incasellamento che regala grande gratificazione quando anche l’ultimo tassello va finalmente al suo posto.
Al suo esordio nel lungometraggio, Roberto De Feo si dimostra già padrone della tecnica e del linguaggio, due anni prima di A Classic Horror Story, di cui curerà la regia insieme a Paolo Strippoli. Vorremmo poter dire che il suo secondo lavoro sia il compimento e la maturazione di un talento in erba, e invece no: perché in The Nest c’è già tutto, c’è il senso estetico di un cineasta deciso e la cura per la composizione visiva, la consapevolezza della fascinazione degli ambienti e dell’importanza della colonna sonora, oltre che la scelta di attori di prim’ordine benché fuori dai circuiti dello star system (ottima Francesca Cavallin, eccezionale Maurizio Lombardi, promettente Ginevra Francesconi).
Se qualcosa è imputabile al film, va rintracciato nella costruzione delle parti, colpevole di aver accantonato troppo presto degli spunti attraenti (la combriccola dei parenti di Elena e Samuel) e di aver calcato la mano su degli stereotipi non necessari (l’aspetto da signorina Rottermeier di Elena e la sua ossessione per la musica classica). Per il resto, pur volendo accanirci risulta davvero difficile non esaltarsi per uno dei pochi horror italiani ben riusciti degli ultimi anni che abbiano ottenuto davvero la visibilità che meritano, riuscendo giustamente anche a valicare i confini nazionali.
The Nest – Il Nido al momento è disponibile in streaming su Sky e Now e con la modalità di acquisto su CHILI, Google Play e Amazon Prime Video.
Andrea Vitale
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