Premonizioni che attraversano la Storia

Da quando ha fatto la sua comparsa sulla terra, l’uomo ha sempre cercato di indovinare il futuro e le cose occulte attraverso i segni misteriosi che aveva a disposizione nel presente. Tale desiderio è facilmente giustificabile: conoscere ciò che non si vede o quello che deve ancora accadere è la chiave per il successo economico, politico e militare di chiunque entri in possesso di tali informazioni.

Riccardo Ferrazzi ha scritto un saggio dal titolo evocativo, Premonizioni (2023, Oligo Editore), che è stato dato da poco alle stampe. Si tratta di un libro snello, di una settantina di pagine, nelle quali – come recita il sottotitolo – l’autore  passa in rassegna i «punti di contatto tra umano e divino nell’antichità».

Non è certo facile condensare in poche pagine la somma delle tradizioni, delle storie e delle riflessioni che hanno toccato l’arte della divinazione, per cui Ferrazzi ha dovuto ricorrere a una severissima operazione di sfoltimento e soffermarsi agli esempi a suo avviso più significativi. Spiccano gli aneddoti sulla Sibilla Cumana e sull’oracolo di Delfi, che Ferrazzi riporta non senza ricordarci dell’ambiguità dei loro verdetti, simili a giochi enigmistici dalla multipla soluzione per tenere a bada ritorsioni in caso di fallimento. Questo Ferrazzi lo spiega bene: la polisemia e l’ambiguità degli enunciati prodotti dagli oracoli erano suscettibili di molteplici interpretazioni, tecnicamente tutte corrette ma a volte opposte tra di loro nei contenuti. In caso qualcuno fosse incorso in un fallimento a causa di un suo verdetto, l’oracolo, per salvarsi dalle accuse, avrebbe sempre potuto obiettare di essere stato interpretato in modo scorretto.

Priestess of Delphi (1891) di John Collier

Per tutto il libro si percepisce in sottotraccia un riferimento alla divinità, in quanto la premonizione – concetto che dà il titolo al saggio – ne sarebbe prerogativa. La tesi che segue è semplice e potrebbe essere grossolanamente riassunta così: la premonizione è un dono metafisico e, in quanto tale, bacia solo i prescelti, i grandi che hanno fatto la storia. Tra i tanti protagonisti della storia, Ferrazzi ne sceglie quattro: Alessandro Magno, Giulio Cesare, Mosè e Gesù. Gli aneddoti sulla vita di questi personaggi sono interessanti e Ferrazzi li affronta con tutta l’obiettività di cui dispone per non escludere a priori la possibilità della coincidenza fortuita piuttosto che l’intervento soprannaturale in ciascuna delle premonizioni raccontate. Perfino quando si tratta di affrontare la figura di Cristo, Ferrazzi tenta di mantenersi più neutrale possibile, proponendo una lettura forse fin troppo cauta dei riferimenti evangelici alla divinità di Gesù. Lo spazio volutamente condensato dell’opera e il suo taglio prettamente divulgativo (non ci sono note ad appesantire il testo come nei saggi accademici) hanno precluso un’elaborazione teologica più sviluppata, sulla quale ci auguriamo che Ferrazzi torni a parlare in uno dei suoi futuri libri.

Riccardo Ferrazzi

L’opera si conclude con un breve capitolo sui miracoli e sulle apparizioni – rafforzando la propensione per il tema della premonizione come segno del soprannaturale – e un capitoletto dedicato al sogno, che, da un lato rivela le profondità quasi inaccessibili dell’inconscio umano, sulla scia di Freud e Jung, ma dall’altro regala un senso di fascinazione e perplessità di fronte a «un certo numero di eventi per i quali non è possibile trovare spiegazioni razionali» (p. 64).

Premonizioni rappresenta una valida lettura per lasciarsi incuriosire dall’Inspiegabile che attraversa la Storia dell’uomo e il pregio di Ferrazzi e quello di mantenersi il più obiettivo possibile senza però nascondere il proprio entusiasmo che lo ha spinto a scrivere queste riflessioni.

Giuseppe Raudino

Insegno Giornalismo e Teoria dei Media all'Università di Scienze Applicate di Groningen, in Olanda. Scrivo e racconto storie. Il mio nuovo romanzo si intitola "Quintetto d'estate" (Ianieri Edizioni, 2022). Instagram: @raudino - www.linktr.ee/raudino

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