Ultima puntata della nostra inchiesta sul cinema di genere e horror italiano contemporaneo
Si conclude qui il nostro viaggio nel cinema horror e di genere italiano di oggi, con quest’ottava e ultima puntata, dedicata ai registi da tenere d’occhio. Alcuni ve li abbiamo già ampiamente presentati nel corso delle settimane precedenti, altri invece li abbiamo appena menzionati. I dieci (o meglio, undici) nomi che trovate di seguito sono stati scelti tra le generazioni più giovani di cineasti, il cui esordio nel lungometraggio sia avvenuto a partire dagli anni Dieci del nuovo millennio. Abbiamo pertanto escluso quei registi come Pupi Avati, Gabriele Salvatores, Lorenzo Bianchini, Matteo Garrone, i Manetti Bros. e Luca Guadagnino, le cui opere prime sono antecedenti al periodo indicato.
Infine, abbiamo volontariamente escluso Gabriele Mainetti, autore di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out che, pur rientrando nella parentesi temporale in questione, hanno (giustamente) ottenuto un tale plauso di pubblico e critica da indurci a lasciare spazio a chi abbia invece avuto meno visibilità. Consapevoli che molti altri ne restano fuori, vi lasciamo a questo elenco in ordine del tutto casuale dei nuovi autori che stanno contribuendo alla rinascita del cinema di genere in Italia.
Christian Bisceglia debutta alla regia nel primo decennio degli anni Duemila, con la commedia Agente matrimoniale del 2006, di cui firma anche la sceneggiatura. Il suo primo film horror, però, è del 2012, in coppia con Ascanio Malgarini: The Haunting of Helena, noto in Italia anche come Fairytale. Bisceglia si definisce un «outsider» formatosi sia attraverso il cinema che la tv, con esperienza anche all’estero (e un progetto in cantiere con un grande nome dell’horror internazionale). Malgarini ha un passato nella produzione di commercial e videoclip ed è specializzato nella realizzazione di effetti visivi, in computer grafica e animazione. Il loro ultimo film come duo è Cruel Peter del 2019. I loro film sono radicati nella storia e nel folklore italiani e sono stati distribuiti in oltre sessanta paesi in tutto il mondo. Fairytale e Cruel Peter sono entrambi disponibili su RaiPlay.
Classe 1986, pugliese, Domenico de Feudis arriva dietro la macchina da presa dopo una gavetta nel reparto di regia di produzioni cinematografiche e televisive. Il suo primo lungometraggio è Il legame, con protagonisti Riccardo Scamarcio e Mia Maestro, rilasciato nel 2020 su Netflix dove è tuttora in catalogo. «Come spettatore mi piace guardare qualsiasi tipo di cinema, ma quando devo scrivere tendo sempre verso il genere: vado alla ricerca del macabro, della suspense, delle storie a tinte forti». Attualmente è al lavoro sulla post-produzione della sua opera seconda, con un altro grande protagonista del cinema italiano.
Nel 2015 Mauro Aragoni dirige Quella sporca sacca nera, che lo porta direttamente dalla Sardegna all’America: è dell’anno scorso la serie That Dirty Black Bag trasmessa da AMC+, ispirata proprio al suo film omonimo. Oltre a curare la regia, Aragoni ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Silvia Ebreul, Marcello Izzo e Fabio Paladini. «That Dirty Black Bag nasce proprio come film horror. Il plot originario si ispirava principalmente al concept di un cacciatore di taglie che si ritrovava vittima di un cannibale in un mondo che era come l’inferno». Gli eventi, infatti, hanno luogo in un’ambientazione western in cui sono tutti peccatori, «e il nostro cacciatore di taglie, pur essendo il buono, col tempo viene divorato da quel mondo. Io amo il cinema horror e, che lo voglia o no, per ogni genere che affronto mi viene naturale leggerlo con questo linguaggio. Ho in programma di fare più di un horror nella mia vita, li sto già costruendo». Nell’attesa, That Dirty Black Bag è disponibile su Paramount+, mentre Quella sporca sacca nera – così come il corto Nuraghes S’arena – è su YouTube.
Vincenzo Petrarolo, anche lui pugliese, finora ha diretto due lungometraggi: Lilith’s Hell, scritto da Davide Chiara, e I Follow You, di cui ha firmato la sceneggiatura insieme a Filippo Santaniello. Lilith’s Hell è stato distribuito all’estero con buoni riscontri, anche in termini di vendite di DVD, oltre a offrire una delle ultime interpretazioni di Ruggero Deodato in qualità di attore. Quanto a I Follow You, attualmente in circolazione ai festival, il regista ritiene che abbia una «struttura hitchcockiana» e ha riconosciuto Perfect Blue, l’anime del 1997 di Satoshi Kon, come una delle sue fonti d’ispirazione. Petrarolo, del resto, è un incallito cinefilo, con una collezione che vanta migliaia di titoli. Di recente, I Follow You ha vinto come miglior lungometraggio all’ultimo FIPILI Horror Festival e un riconoscimento ai Global Music Awards per la colonna sonora. Attendiamo di vederlo.
L’esordio di Alberto Mascia, dopo l’esperienza dei corti, si chiama Ipersonnia: scritto a quattro mani con Enrico Saccà, racconta di un futuro molto simile al nostro presente, se non fosse che i penitenziari sono diventati dei dormitori in cui i detenuti vengono messi a dormire forzatamente. Prima di diventare un film, con protagonisti Stefano Accorsi e Caterina Shulha, Ipersonnia ha vinto il premio Franco Solinas Experimenta. «Questa storia ha avuto una gestazione lunga, durata più di dieci anni. Ci dicevano sempre che era interessante ma che per l’Italia non andava bene, che avremmo dovuto proporla all’estero». E invece, Ipersonnia è arrivato in sala nel 2022 e dallo scorso gennaio è visibile su Prime Video, dove ha ottenuto un buon riscontro di pubblico e ha stazionato diverse settimane nella top ten.
Di Roberto De Feo, anche lui pugliese, abbiamo già parlato sia a proposito della sua opera prima The Nest (Il nido) che della seconda, famosa, A Classic Horror Story, quest’ultimo co-diretto con Paolo Strippoli. Complessivamente, i suoi film hanno ottenuto premi e nomination al Ciak D’Oro e ai David di Donatello, oltre a valergli una candidatura ai Nastri d’argento come miglior regista esordiente. Entrambi i titoli dimostrano che De Feo non soltanto è cultore dell’horror, ma sa anche utilizzarne codici e ingranaggi. Non a caso, hanno avuto una distribuzione planetaria, arrivando fino agli Stati Uniti, in Russia, in Giappone e in Brasile. The Nest è al momento disponibile su Sky e Now, mentre A Classic Horror Story è su Netflix.
Un altro pugliese, di cui abbiamo già menzionato A Classic Horror Story, la sua prima regia di un lungometraggio (vedi sopra). L’anno scorso è approdato in sala Piove, da una sceneggiatura scritta con Jacopo Del Giudice e Gustavo Hernandez, su un trauma familiare che travalica i confini domestici. L’horror, qui, è la lingua con cui raccontare la violenza di un dramma non ancora elaborato, il lutto, la rabbia e la sofferenza. A dimostrazione che il cinema di genere può offrire, forse meglio di ogni altro, la chiave per rendere visibile l’invisibile. Ottimo il cast, tra cui spicca la presenza di Cristiana Dell’Anna e dell’esordiente Francesco Gheghi. Attendiamo una distribuzione su piattaforma.
Milena Cocozza, regista di serie televisive come I delitti del BarLume e la seconda stagione di Mare Fuori, ci dà la sua prima opera cinematografica con Letto N.6, un film che lei stessa definisce più precisamente come ghost story. «Letto N.6 è un soggetto inizialmente scritto dai Manetti Bros. assieme a Michelangelo La Neve, che purtroppo ci ha lasciati lo scorso anno e con cui ho lavorato alla sceneggiatura. I Manetti avrebbero dovuto realizzarlo diversi anni fa, ma per motivi diversi lo tenevano da parte, finché non l’hanno proposto a me. Inizialmente l’idea mi lasciava un po’ perplessa, ho sempre guardato l’horror, ma senza esserne particolarmente fanatica. Però nel soggetto ho trovato una storia con molti spunti in cui identificarmi e renderla mia. L’ispirazione nasce sicuramente da Fragile di Balagueró, film a cui i Manetti si sono riferiti in fase iniziale, ma il tentativo è stato quello di rendere fruibile il film anche a chi storce la bocca appena lo si identifica come un horror». Abbiamo chiesto alla regista se le piacerebbe tornare a dirigere storie di fantasmi o simili, a cui ha risposto senza esitazione: «Assolutamente sì! Dopo Letto N.6 ho iniziato a girare serie televisive, quasi senza fermarmi, al contempo però ho scritto due possibili film, entrambi con componenti legate al genere».
Torinese di nascita, dopo il liceo Mitzi Peirone si trasferisce a New York, dove studia all’American Academy of Dramatic Arts. Dopo alcune apparizioni come attrice, Mitzi passa dietro la macchina da presa e debutta nel 2018 con Chimera, presentato al Tribeca Film Festival. Incredibilmente, in Italia il suo nome non dirà nulla ai più. Eppure è una delle poche registe che bazzicano nei territori dell’horror e del thriller (oltre a essere una dei pochi che si siano costruiti una carriera all’estero). Difatti, al film d’esordio seguirà Saint Clare, attualmente in post-produzione, con Bella Thorne e Ryan Phillippe, mentre è già al lavoro su The Uncanny, in cui dovrebbe tornare ancora Bella Thorne come protagonista. Intanto, Chimera è disponibile su Prime Video.
Una delle sfide più grandi che si possano affrontare in ambito cinematografico è quella di dirigere un film con un solo attore in una stanza. Che sia una camera d’appartamento, un bunker o, come in questo caso, un ascensore. Con The End? L’inferno fuori, Daniele Misischia vince a piene mani la scommessa. La suspense monta inarrestabile per tutto il tempo senza mai calare, e il film funziona sotto ogni punto di vista, dalla fotografia alla colonna sonora. Dopo quest’ottima prova, Misischia torna all’horror ma con una formula nuova: ovvero, mescolandolo con la commedia. Il mostro della cripta non è all’altezza del precedente, eppure dimostra che l’horror può funzionare benissimo anche in combinazione con altri generi e tendenze, arrivando alle fasce di pubblico più disparate.
Andrea Vitale
Nobody Wants This è una boccata d’aria fresca nel panorama delle commedie romantiche. Perché la…
#gradostory Gomito alzato, pistola in pugno. Sguardo fisso all’orizzonte – chiuso. Una flotta di navicelle…
#gradostory Somewhere Only We Know, canzone pubblicata dalla rock band britannica Keane nel 2004, è…
Condominio Ogni mattina, alle 4.50, l’inquilino dell’interno 6 prepara il caffè in cialda. Dal momento…
Quest’estate sono entrato in una libreria con la semplice intenzione di dare un’occhiata in giro,…
L’uomo davanti a me s’infila il dito indice nel naso. Avvita, avvita, avvita, fin quando…