Top 100: le migliori canzoni del 2023 (pt. 2)
Bentrovati con la seconda parte della nostra classifica delle 100 migliori canzoni del 2023. Per chi si fosse perso le posizioni dalla 100 alla 51, può trovarle qui. Ricordiamo che sono state presi in considerazione soltanto i brani rilasciati come singoli da gennaio a dicembre di quest’anno. Buona lettura!
50. Måneskin – Honey (Are U Coming?)
Che i Maneskin non fossero proprio tipetti tranquilli ormai l’abbiamo imparato, che gli piacesse giocare con la musica (e non solo) anche, ma qui andiamo ancora oltre. La voce di Damiano è quantomai selvaggia, c’è una punta di disperazione e oscurità maggiore di quanto ci hanno abituati, che attrae ma intimorisce pure. Dove ci vorrà portare? Nel baratro, forse? Chi può dirlo, eppure, come resistere?
49. Mannequin Pussy – I Got Heaven
I am spiteful like a god / Seek out vengeance like the rest / For what they did to you I will never lay to rest. I versi dei Mannequin Pussy, la band punk rock di Philadelphia, arrivano dritti e duri come una promessa incisa nella pietra. Missy Dabice, la frontwoman, canta con graffiante tenacia nelle strofe e con angelica delicatezza al ritornello, causando uno spaesamento nell’ascoltatore e portandoci a chiedere se sia davvero la stessa persona.
48. NewJeans – Super Shy
Fino a un anno fa non avevamo la benché minima idea di chi fossero le NewJeans, ma all’inizio del 2023 hanno conquistato non solo le classifiche (e i social), bensì anche la critica. Il motivo è presto spiegato: l’arrangiamento è pazzesco. Dentro ci sono gli echi del garage britannico e la sensazione celestiale di trovarsi a metà tra un party di compleanno e un quadro di David LaChapelle. Queste ragazze dicono di essere timide, eppure sembrano del tutto sicure di sé.
47. Róisín Murphy – The Universe
C’è poco da dire: Róisín Murphy ha voce, ha stile, ha personalità e sa usarle alla grande tutte e tre. Sempre eclettica, sempre nuova, dopo trent’anni di carriera rilascia uno dei suoi album migliori, per molti uno dei migliori dell’anno, e si fa produrre da DJ Koze, icona tedesca della musica techno. È così che ci regala un sound gioioso e giocoso, sperimentale, originale, diverso da ogni cosa che si possa trovare in circolazione.
46. Jamila Woods feat. duendita – Tiny Garden
Jamila Woods non assicura le farfalle nello stomaco o fuochi d’artificio, ma di impegnarsi a edificare un giardino che nutrirà giorno dopo giorno. Con amore, s’intende. È a questo punto – siamo al ritornello – che la canzone si rivela e cede il passo a un canto sorridente e pacifico. Se si trattasse di un matrimonio, queste sarebbero le sue promesse, pronunciate con una calma e una spiritualità illuminanti.
45. Jenny Lewis – Psychos
Benché si dichiari una discepola del rock and roll, in questa sua canzone, Jenny Lewis ne è in realtà una vera e propria sacerdotessa. Stando ai suoi versi, è anche un sacco di altre cose: una ribelle americana, Gesù Cristo e il diavolo, lo yin e lo yang, insomma tutto e il suo contrario. Più che una contraddizione, parrebbe un tormento interiore. Perciò, quando domanda how can I help you?, è piuttosto chiaro che non dobbiamo aspettarci proprio niente.
44. Janelle Monáe feat. Seun Kuti and Egypt 80 – Float
Dopo le precedenti incursioni nel funk anni Ottanta e nell’elettronica, Janelle Monáe va ora a scavare nelle radici soul della sua comunità, nel reggae giamaicano e nell’afrobeat d’oltreoceano – non a caso, si avvale della collaborazione di due musicisti nigeriani. Districandosi tra canto e rap, Monáe incarna il carisma di quelle persone che riempiono un’intera stanza con la loro sola presenza. Incredibile pensare che una volta non fosse così:I used to walk into the room head down / I don’t walk, now I float.
43. Wednesday – Chosen to Deserve
I Wednesday hanno praticamente inaugurato il 2023, con questo singolo distribuito nel mese di gennaio. Quando si suol dire iniziare col verso giusto. Certo, per la buona riuscita della canzone, e non perché sia un inno alla positività: la canzone parla di un’adolescenza travagliata fatta di alcol, droghe ed esperienze di overdose. Non c’è alcun riscatto in tutto questo, come se il narratore fosse consapevole di meritarsi nient’altro che sofferenza.
42. Zach Bryan feat. Kacey Musgraves – I Remember Everything
Zach Bryan è partito in sordina, dall’indifferenza generale che circondava le prime uscite fino al clamore suscitato dal nuovo album, che piace al pubblico, alla critica, insomma a tutti. Ci sono molti brani promettenti all’interno, nel frattempo ci accontentiamo di questo primo singolo, in cui Bryan e Musgraves alternano differenti visioni della stessa relazione. Il duetto colpisce, l’emozione va alle stelle.
40. Charlie Puth – Lipstick
Charlie Puth non è mai stato così sensuale prima d’ora. Il ragazzo con la faccia d’angelo è praticamente diventato un uomo: lo ascolti e ti sembra già di vederlo mentre caccia fumo dalla bocca a petto nudo, anche senza avere davvero uno schermo davanti agli occhi. La temperatura è cocente e voluttuosa al punto giusto.
39. Colapesce Dimartino – Splash
Colapesce e Dimartino sono i maestri italiani dell’arte di camuffare parole gravissime con finta leggerezza (che, del resto, era già nel titolo della loro hit più famosa). Le parole gravi, in questo caso, sono in uno degli slogan più riusciti e canticchiati di quest’anno, Ma io lavoro per non stare con te. L’impronta del duo è ancora riconoscibile, nella loro interpretazione drammaticamente intensa e nel richiamo a un cantautorato d’altri tempi. Loro, però, sono attualissimi.
38. Jack Harlow – Lovin on Me
Jack Harlow sostiene di essere appena entrato in una nuova era della sua carriera. E come dargli torto? Oltre all’immediata orecchiabilità del motivo, ciò che spicca di più è un rinnovato carisma e una consapevolezza del proprio potenziale invidiabili, che si manifestano tramite un atteggiamento nei confronti del proprio interlocutore – che in ultima analisi saremmo noi – che è quasi tangibile.
37. Gracie Abrams – I Know It Won’t Work
La giovane cantante che piace a Lorde, Billie Eilish, Taylor Swift e Olivia Rodrigo, di cui le ultime due l’hanno già scelta per aprire i loro tour. Con un entourage come questo, era chiaro che sarebbe finita candidata ai Grammy come rivelazione dell’anno. Il brano parla di una difficile rottura tra ex innamorati, in cui la ventiquattrenne di Los Angeles mette tutta sé stessa. C’è qualcosa nella sua voce che suona profondo e onesto, e a cui non si può non credere.
36. Baustelle – Contro il mondo
Non sono i Baustelle più innovativi, ma certamente sono sempre i Baustelle al loro meglio. Quelli di Charlie fa surf e La guerra è finita, canzoni di cui si avvertono gli echi in lontananza, insomma, quelli di cui sentivamo la mancanza. Dentro c’è sempre il solito nichilismo e la sensazione che siamo tutti perdutamente ipocriti e sconfitti, ma in un modo in cui sanno dirlo soltanto loro. Grazie, e a presto (si spera).
35. Guitarricadelafuente – Romancera
Le radici ispaniche si sentono tutte, e non solo nel nome: Álvaro Lafuente Calvo, in arte Guitarricadelafuente, prende in mano la chitarra e sprigiona subito un intero catalogo di immagini. Questa sua dichiarazione d’amore per Barcellona è a tal punto sentimentale, intima e personale da farci desiderare che la stia cantando per noi. Benvenuto, Álvaro, siamo pronti a sognare.
34. Tyla – Water
Bisogna ammettere una cosa: senza l’aiuto di TikTok e di Instagram, ultimamente, rischieremmo di perderci molte novità interessanti provenienti da ogni parte del globo. La sudafricana Tyla è una di queste. Water è il singolo che l’ha fatta conoscere al grande pubblico, procurandole una nomination ai prossimi Grammy. Con un mix sensualissimo di amapiano e afrobeat, Tyla sembra avere così tanta confidenza con le capacità espressive della sua voce (e del suo corpo) da farci dimenticare che ha solo 21 anni.
33. Levante – Canzone d’estate
L’estate può essere un posto terribile e depressivo. Lo sa bene Levante, a cui la stagione del sole provoca ricordi spiacevoli di un amore che finisce male. Quando canta bella l’estate, sta ovviamente facendo dell’ironia: e infatti, ecco arrivare subito le mille bracciate di malinconia a toglierci evetuali perplessità. Il look è così gioviale che vi sembrerà stia intonando un tormentone, ma non lasciatevi ingannare: è solo finzione.
32. boygenius – True Blue
L’album del supergruppo indie boygenius era una delle promesse musicali più attese di quest’anno, e c’è da dire che l’esito è stato all’altezza delle aspettative. Il trio tutto al femminile è il protagonista di una delle più clamorose standing ovation del 2023. Molti diranno che Not Strong Enough è il loro singolo migliore, noi abbiamo scelto quest’altra in cui, trainati dalla voce di Lucy Dacus, ci trasportano negli abissi di un amore puramente sofferente.
31. Christine and the Queens – To Be Honest
Un nome, un programma. In To Be Honest, Christine and the Queens si rivela con una tale sincerità, non solo in quel che dice, ma per come lo dice, che è disarmante. I am trying to love / But I’m afraid to kill: questa è un’ammissione di vulnerabilità vera e propria. Il controcanto, in cui alterna l’inglese al francese naturale, è soave. Sul finale s’intravede una luce, e possiamo così asciugarci le lacrime.
30. McKinley Dixon – Run, Run, Run
Questo è uno dei migliori sound che avremo ascoltato quest’anno. Nella sua personale rivisitazione del genere, il cantante originario dello stato della Virginia (patria del gospel e di Ella Fitzgerald) traghetta il jazz verso una nuova era. La strumentazione tipica risuona in tutta la sua magnificenza – su tutti, domina il piano, a cui viene affidata anche l’apertura – e davanti agli occhi compaiono le strade, i ghetti, le gradinate e i ponti dell’immaginario americano.
29. Arlo Parks feat. Phoebe Bridgers – Pegasus
L’incontro tra due persone che si mettono a nudo e si riconoscono, si guardano negli occhi e si apprezzano reciprocamente per quello che sono. C’è una sensazione, in Pegasus, di accettazione, intimità e conforto che è rincuorante e si presenta come se fosse tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Non importa di che tipo sia la relazione, è semplicemente gratificante sentirsi in pace con gli altri. Il duetto con Phoebe Bridgers (che è nel suo periodo più fortunato) è una calorosa carezza al cuore.
28. Bully – All I Do
Sheryl Crow che incontra Alanis Morissette e stringe la mano a Kurt Cobain. Questa è Bully, in principio una rock band, a oggi corrispondente al solo membro superstite, la voce di Alicia Bognanno (non fatevi ingannare dal nome, non è italiana). Comunque sia, lei è una vera e propria forza della natura, con uno stile che ricorda i fasti del grunge anni Novanta e la voce di una che non le manda a dire. Meglio non farla mai incazzare.
27. Big Thief – Vampire Empire
I Big Thief appartengono al novero delle grandi rock band contemporanee, sebbene sia un enorme mistero il motivo per cui non abbiano ancora la grande fama che meritano. Vampire Empire parla di una relazione d’amore, di sesso e incomprensioni che prosegue con enormi, disastrose conseguenze emotive per la protagonista, che ha la voce di Adrienne Lenker, forse mai così intensa. Prima o poi dovranno sbagliare un colpo. Fortunatamente, però, quel momento non è ancora arrivato.
26. the Rolling Stones feat. Lady Gaga and Stevie Wonder – Sweet Sounds of Heaven
Tecnicamente, è il matrimonio perfetto tra rock e soul che non ci saremmo mai immaginati. La sua dote principale, però, sta nella performance dei due interpreti, laddove Mick Jagger ruggisce ancora come un leone e trova nel controcanto con Lady Gaga nuove forme di esaltazione. A metà del brano, quando pare che stia per partire un assolo di piano e avviarsi alla conclusione, riparte con straordinaria potenza. I suoni angelici sono quelli delle loro voci.
25. Troye Sivan – Rush
Ci sono molti modi di considerare questo brano. Per esempio, come una canzone perfetta per i vostri party. Oppure, come l’inno ideale dei prossimi gay pride. O ancora, come la rinascita del disco-funk. Comunque la mettiate, le reminiscenze retro, la suadente voce di Troye Sivan, il coro mascolino – e, perché no, il videoclip con quel balletto inimitabile – la rendono assolutamente eccitante. In tutti i sensi.
24. Labrinth – Never Felt So Alone
Con un titolo così sinceramente deprimente, non si può già non amarla. Poi Labrinth inizia a cantare, e in un attimo stiamo già piangendo. Il testo è immediato, nella sua semplicità, ma non servono molte parole quando hai una voce così e sai perfettamente come usarla. A proposito di voci, si riconosce chiaramente quella di Billie Eilish, seppur non accreditata come vocalist ma soltanto tra gli autori, insieme a suo fratello Finneas. Se non è una garanzia questa…
23. Jungle – Back on 74
Ovvero, uno dei migliori sound, parte seconda. Manco a farlo apposta, anche qui siamo in un territorio molto vicino al jazz. La band elettronica di Londra si avvicina al soul forse più di quanto non abbia mai fatto prima, proseguendo un cammino iniziato dieci anni fa e mixando la musica nera per eccellenza con la disco anni Settanta. Nelle loro mani, diventa tutto squisitamente nuovo e moderno. Completa il quadro un incredibile progetto visivo che accompagna tutto l’album: vietato ascoltarlo senza guardare il video.
22. Hozier – Eat Your Young
Se Eat Your Young fosse un colore, sarebbe certamente il nero. È così che Hozier dipinge il futuro delle prossime generazioni, in una canzone che lamenta delle condizioni in cui stiamo lasciando il mondo – sebbene il cantautore non si impegni a dichiararlo fin dal principio. Complici anche i riferimenti biblici a cui è affezionato, e un’intonazione sommessa, quasi sconfitta, lo scenario è estremamente sconfortante.
21. Dave and Central Cee – Sprinter
Se dici hip-hop, dici America, giusto? Non proprio. Da oggi, anche la Gran Bretagna ha i suoi paladini del genere. Central Cee è la stellina che l’anno scorso si fece notare con Doja, Dave è quello con un bel numero di nomination ai Brit Awards. Insieme, rappano su delle note che piaceranno ai fan dell’hip-hop tradizionale e ammiccano a quelli della musica latino-americana, riuscendo nell’impresa di mettere tutti d’accordo.
20. Dua Lipa – Houdini
L’artista britannica più famosa dell’ultimo lustro (Ed Sheeran permettendo) non ha intenzione di rinunciare al titolo di reginetta del ballo, ed è tornata con l’obiettivo di trascinarci tutti giù in pista insieme a lei. Con questo ritmo quasi ossessivo e così gustosamente anni Ottanta, che solo a suonarlo si aziona in automatico la palla stroboscopica, è inutile scommettere. E che nessuno provi a fermarla.
19. Madame – Il bene nel male
Due anni dopo il successo di Voce, che l’ha fatta conoscere al grande pubblico, Madame ci riprova con un brano che s’inserisce sullo stesso solco: insomma, è sempre lei, nel suo outfit riconoscibilissimo, che canta ancora di amori non corrisposti e con un tormento che credevamo giovanile, e invece è destinato a non spegnersi. Questa è una canzone che racconta una storia, triste e amara, e lei ci mette tutto il dolore e l’angoscia che ha per farli arrivare fino a noi.
18. Allison Russell – The Returner
C’è qualcosa, nella canzone che dà il titolo al nuovo album di Allison Russell, che risuona come prettamente natalizio: saranno gli archi a metà del brano, o la sensazione che ti stia mostrando una sorta di luce in fondo al tunnel. A tornare è proprio lei, (r)assicurandoci sul fatto che molto presto andrà tutto bene. È la promessa che ognuno di noi vorrebbe sentirsi dire, e se ce lo dice con questa voce ci sentiamo già meglio.
17. Calcutta – 2minuti
Calcutta sa decisamente come sorprenderci ogni volta. Quando i giochi sembravano ormai fatti, ecco che arriva con una delle migliori canzoni di questo 2023. Nel suo primo album in cinque anni, ritorna con la tipica disperazione flemmatica e la delicata goffaggine che sono la sua cifra, riuscendo però a suonare sempre originale. Con una ricercatezza e un impegno, nel testo e nella musica, che si sentono.
16. Taylor Swift – Is It Over Now?
Come faccia a mettere sempre d’accordo pubblico e critica è veramente un mistero. Sarà per il suo modo unico di cantare di rotture e colpi di fulmine, di vendette amorose e riavvicinamenti. In questo caso, però, è una separazione. Taylor sa renderla tanto appassionante che riesce a farti venire quasi voglia di soffrire insieme a lei e al contempo di risorgere come una fenice. E pensare che si tratta di una canzone originariamente composta quasi dieci anni fa: com’è quel proverbio sul vino che invecchiando diventa più buono?
15. SZA – Kill Bill
Che SZA diventasse uno dei simboli del 2023 era del tutto imprevedibile. Francamente, a un certo punto è diventato difficile immaginare una nuova superstar dell’R&B dopo i fasti di Jennifer Lopez e Rihanna, soprattutto se il tuo stile non è di quelli che arrivano immediatamente a tutti. E invece, è riuscita a fare breccia nel cuore di mezzo mondo, complice anche una congiuntura astrale che vuole che questo fosse l’anno delle vendette al femminile – ma questa è una vendetta stuzzicante e colorata (complice anche il videoclip) che non possiamo non giustificarla.
14. Rosalía – LLYLM
LLYLM è l’acronimo di Lie Like You Love Me, in una rara occasione in cui la cantante spagnola si concede di usare l’inglese. Soltanto nel ritornello, però, mentre il resto è nella sua lingua madre, come del resto l’intera struttura del brano: un flamenco spedito ed essenziale, in cui Rosalía canta sul suono di un battito di mani che rende la sua richiesta ancora più urgente: Who needs thе honesty? / Maybe at the end it becomes real enough for me.
13. Chappell Roan – Red Wine Supernova
Il tema del brano è un colpo di fulmine tra la sua interprete e una ragazza dai capelli lunghi che non indossa il reggiseno. Questo pezzo dichiaratamente queer e incredibilmente stuzzicante è la quintessenza del pop più glamour ed esplosivo. Chappell Roan è diretta, sfacciata, autenticamente coinvolta e per nulla sopra le righe mentre canta You just told me / Want me to fuck you / Baby, I will ‘cause I really want to.
12. Samia – Sea Lions
C’è una prima parte, in cui Samia, ventisette anni, di New York, canta accompagnata soltanto da poche battute di piano. A metà, il brano muta e si velocizza, e la sua interprete sparisce quasi del tutto, emettendo soltanto dei vocalizzi rarefatti, quasi a mo’ di lamento. Ciononostante, è qui che diventa ancora più toccante. Samia sostiene di essere ispirata prevalentemente dalla disperazione e dal dolore, e credeteci, si sentono perfettamente. Senza neanche bisogno di urlare.
11. Olivia Rodrigo – Get Him Back!
Non fosse che per una pura questione tecnica (ha appena compiuto vent’anni), potremmo dire che Olivia Rodrigo è l’adolescente più interessante del momento. Le sue istanze sono le stesse di qualunque altro cantante teenager sia venuto prima di lei, ma quanto a stile e personalità non ha nulla a che vedere con nessuno di loro. La sua grinta attiene al mondo della musica rock, la potenza della sua rabbia è pari a quella di una chitarra elettrica, il tutto ricamato con sonorità molteplici e una patina raggiante, con un ritornello degno di un esercito di cheerleader.
10. Baby Dave feat. Kate Nash – Telephobia
Nonostante il suo nome, di Baby non ha proprio niente: Isaac Holman, frontman della band britannica Soft Play, sceglie un nome d’arte per il suo debutto da solista che nasconde il suo timbro profondo e maturo. Abbandonato il punk e il garage rock, flirta con l’hip-hop e va in cerca di un sound più rilassato, ma anche, come in questo caso, profondamente sconfortante. Kate Nash è la controparte che aggiunge la nota dolente che ci voleva, in una conversazione a due in cui uno chiama e l’altro non risponde. Poi, sul finale, i due si fanno da parte e comincia un assolo di fiati, e siamo di colpo in un jazz club fumoso e desolante.
09. David Kushner – Daylight
Altra grande sorpresa di quest’anno è il ventitreenne di Chicago che suona la chitarra e si candida già a essere il prossimo Hozier. Mosso da notevole fede cattolica, Kushner compone Daylight ispirandosi alla figura dell’apostolo Paolo. Va da sé che la canzone sia infarcita di vocaboli e riferimenti teologici, dalla preghiera al peccato passando per l’oscurità. In realtà, il testo è malleabile e non allude poi strettamente a un argomento religioso. Cantata con seducente e profonda voce baritonale, quasi incredibile per un ragazzo della sua età, Daylight conquista per la capacità di creare un’atmosfera dark e opprimente in cui la luce è molto lontana.
08. Travis Scott, Bad Bunny and the Weeknd – K-pop
Tre superstar della musica hip-hop e R&B, con tre background diversi, provenienti rispettivamente da Houston, dal Porto Rico e dal Canada. Straordinariamente, riescono a compenetrarsi e a combinarsi senza alcun attrito, come se non stessero aspettando altro che questo. E ciò accade perché ciascuno di loro porta il proprio stile e aggiunge un tocco diverso dagli altri. Accompagnati – va detto – da un ritmo pazzesco, degno del migliore Pharrell Williams (che infatti compare nel video, a dare la sua benedizione).
07. Mitski – My Love Mine All Mine
In un anno in cui la musica country ha oltrepassato i confini degli Stati Uniti, non poteva mancare anche la variazione del gothic country, la corrente che ricopre tutto con salsa di mestizia. È ciò che fa Mitski, chiedendo alla luna di parlare di lei alla persona amata quando sarà morta. Non c’è strazio o angoscia, ma una patina vintage di tenera malinconia che ti fa venire voglia di abbracciarla. È la più alta vetta raggiunta dall’artista in tutta la sua carriera, ed è anche un brano destinato a finire nei libretti d’istruzione per musicisti, alla voce come scrivere una ballata romantica immortale.
06. Florence and the Machine – Mermaids
Una delle più stimate indie rock band dell’ultimi decennio, eppure sembra che nessuno si sia accorto di loro in quest’anno in cui, più che mai, si è parlato di sirene. Ma queste non sono sirene qualunque, no, quelle di cui parla la canzone sono donne assetate di sangue e coi denti affilati. La musica è giustamente inquietante, con un riff che sembra volerti invitare ad abbandonarti al ritmo, ammaliante e ipnotico. Proprio come una sirena.
05. Billie Eilish – What Was I Made For?
Chi sono io? E qual è il mio posto del mondo? Non sono domande semplici da porsi, e nemmeno a cui trovare una risposta. E infatti, nemmeno Billie Eilish ce l’ha. Il brano più empatico e memorabile della variopintissima colonna sonora della commedia dell’anno, Barbie, è in realtà una hit struggente e lacrimevole. Billie Eilish si conferma ancora una volta come la portavoce ideale dei nostri drammi e tormenti esistenziali, colei che sola sa dargli corpo e forma. E voce, soprattutto.
04. Doja Cat – Paint the Town Red
All’inizio dell’anno, Doja Cat iniziava a perdere follower a causa di comportamenti non del tutto allineati all’etica della ragazza della porta accanto. Insomma, non vi aspettate che si metta in posa sorridente per una foto. A metà 2023, la trasformazione si è compiuta e si è trasformata nel suo alter ego, una signora delle tenebre che non si pente di dire quello che ha detto, fan**lo tutti. Senza rinunciare, però, a una buona dose di allegria, cui contribuisce il motivo di base, un sample del brano di Dionne Warwick, Walk On By, di cui ripropone i fiati per tutta la durata della canzone, con effetto straniante, e anche molto catchy.
03. Miley Cyrus – Flowers
Sul confronto con When I Was Your Man di Bruno Mars è già stato detto tutto. I paragoni con I Will Survive pure si sono sprecati. La differenza, rispetto al primo, è che il brano di Miley Cyrus ha in sé una grinta e un fervore che ne fanno la perfetta dichiarazione d’indipendenza e d’amore verso sé stessi, e rispetto alla seconda che non è destinato esclusivamente alle piste da ballo. Difatti, Flowers è la canzone ideale da ascoltare tutto l’anno, senza la minima possibilità di averne abbastanza – ed è così che è andata, diventando la più suonata, riprodotta, trasmessa e venduta nel mondo nel 2023. Non abbiamo fatto altro che proclamare che i fiori possiamo comprarceli anche da soli, magari immaginandoci camminare trionfalmente proprio come Miley.
02. Olivia Rodrigo – Vampire
Un altro colpo messo a segno da Olivia Rodrigo, che si candida al ruolo di artista simbolo del 2023. C’è un’incredibile maturità artistica in questa ragazza che sa conservare, comunque, la sua allure da giovanissima neoadulta. Vampire comincia con la sofficità di un pianoforte accennato, come un’intima confessione che la cantante fa a sé stessa – emblematico il fatto che nel videoclip si trovi di fronte a una platea quasi incorporea – per poi deflagrare disperata e inarrestabile verso il finale, dove la musica si adegua e cede il passo alle percussioni. Man mano che avanza, Rodrigo si appropria di una veemenza che metterebbe in fuga qualsiasi ex fidanzato. Non lasciatevi ingannare dall’aspetto angelico, è più forte di quanto non sembri.
01. Lana Del Rey – A&W
Ci sono parecchie cose che, a oggi, soltanto Lana Del Rey riesce a fare così bene. Prima di tutte, diventare l’icona dell’alternative pop e conservare il titolo dopo oltre dieci anni di onorata carriera. Seconda, sfidare i canoni dell’industria musicale odierna e rilasciare un singolo che dura più di sette minuti. L’impronunciabile titolo è il nome di un marchio di birra americana, ma è anche l’abbreviazione che Lana usa per “American Whore”, attribuendolo direttamente a sé stessa. La canzone è divisa praticamente in due segmenti, separati anche quanto a stile e narrazione – folk rock la prima e di ispirazione hip-hop l’altra, ricamata sulle note di una hit R&B del 1959 – in un collage psichedelico e disturbante. Nel mezzo, ci sono abusi sessuali, uso di droghe, relazioni tossiche e sessualizzazione del corpo femminile. Il tutto visto da una prospettiva infelicemente sopraffatta. Complimenti Lana, ti sei superata ancora.