10 band che non torneranno più insieme come prima
La storia delle girl e delle boy band è, in qualche modo, anche la nostra storia. A volte è la storia della nostra infanzia, altre quella della nostra adolescenza, ma tutti noi ne abbiamo avuta una di riferimento. O perlomeno abbiamo vissuto un momento che aveva le sue girl e boy band di riferimento. È una storia che comincia molto tempo fa, nello scorso secolo, e raggiunge un picco nel periodo a cavallo tra gli anni Novanta e i primi Duemila, quando i gruppi di siffatta fattura – i cui membri, cioé, sono tutti cantanti e nessun musicista, perlopiù teenager o comunque giovanissimi, messi insieme (a volte a tavolino) per un pubblico altrettanto giovane – aumentano a dismisura, dominano le classifiche e diventano fenomeni da emulare e idolatrare.
Chiunque conosce i Backstreet Boys, o le Spice Girls, o i Take That, o le Destiny’s Child, per citarne alcuni. Sono i grandi nomi del periodo d’oro, quello che ha sfornato gruppi indimenticabili da cui, spesso e volentieri, sonno venuti fuori solisti di successo (non c’è bisogno che vi citiamo Robbie Williams e Beyoncé, vero?). Gli anni Dieci hanno visto un consistente declino del fenomeno, con la diminuzione di band significative, finché non ci hanno pensato i nostri cugini dall’Asia a riempire un mercato che, evidentemente, era ancora affamato di nuovi beniamini. Ed ecco arrivare i BTS, le Blackpink, Le Sserafim e gli Stray Kids, anche qui, solo per dirne alcuni.
La storia di queste pop band è una storia lunga e affascinante, fatta di gioventù, di costumi indimenticabili e di dischi di platino. Ma, soprattutto, di rotture. C’è un filo conduttore che sembra infatti accomunare i percorsi individuali di ogni singolo gruppo di questo tipo, ed è che presto o tardi, prima o poi, tutti arrivano a separarsi. Spesso più prima che poi.
Le ragioni sono molteplici, e a volte coesistenti: i giovani diventano adulti, e non si identificano più col progetto, o preferiscono lasciare prima che il pubblico cresca e lasci loro; qualcuno inizia a non sopportare più lo stress della fama e di un lavoro dai ritmi martellanti; qualcuno invece diventa più popolare degli altri, e la disparità si fa sentire; oppure, semplicemente, preferiscono prendere strade separate per conseguire carriere individuali. È una questione artistica, si tratta delle volontà di avere maggiore controllo, o magari, comprensibilmente, del fatto che ciascuno di loro vorrebbe più spazio, anziché limitarsi a cantare una sola strofa ogni tanto.
Di solito, si comincia con l’abbandono di uno dei membri, che è il segnale della fine imminente: a quel punto, sappiamo che a stretto giro seguiranno anche gli altri. Ma è per iniziativa comune che, ogni tanto, alcuni di loro tornano anche insieme. A volte in pompa magna, altre volte solo per la durata di un tour. Un’occasione, però, che non a tutti è concessa, quella di tornare sulle scene.
C’è un’altra caratteristica che ritorna nella storia di molte girl e boy band – e, per la verità, in quella di molte altre band in generale: uno dei membri della line-up originale perde la vita in giovane età. A differenza delle rock band tradizionali, però, in cui la sostituzione dei musicisti è all’ordine del giorno, in un gruppo composto da soli cantanti, in cui ciascuno di essi è equiparabile a un frontman, l’assenza è un fardello non indifferente. Ed è per questo che quasi mai vengono rimpiazzati (abbiamo detto quasi: abbiamo presenti i Queen).
Non soltanto, quindi, i One Direction: quella che segue è una rassegna di quelle girl band e boy band che erano in attività tra i Novanta e i Duemila, i cui membri erano poco più che ragazzi, poi sono cresciuti, e alla fine hanno perso tragicamente uno dei loro compagni (talvolta persino prima del fatidico scioglimento). Con l’aggiunta di un paio di rock band dello stesso periodo, che la generazione Y non può aver dimenticato.
Rob Pilatus e i Milli Vannilli
Nel 1988 il duo Milli Vannilli, composto da Fab Morvan e Rob Pilatus, conquistò le classifiche di mezzo mondo, riuscendo nella difficile impresa di travalicare i confini e arrivare dalla Germania agli Stati Uniti. Dopo due soli album di successo (o meglio, uno e mezzo), arrivò lo scandalo: nessuno dei due cantava realmente le loro canzoni. In sostanza, loro ci mettevano la faccia, ma non la voce. La carriera crollò inesorabilmente a picco, con tanto di revoca del loro Grammy. I due tentarono di risalire la china, provando a ricostituire la loro immagine come duo e lavorando a un nuovo album, ma prima che potesse vedere la luce Pilatus fu trovato morto in una stanza d’albergo per overdose. Era il 1998. Aveva 34 anni.
Lisa Lopes e le TLC
Le TLC sono arrivate nel 1992, e dopo di loro l’R&B non è più stato lo stesso. L’apice del successo fu registrato pochi anni dopo, quando rilasciarono i singoli Waterfalls e No Scrubs, rispettivamente nel 1995 e 1999: oltre a raggiungere la vetta della classifica negli Stati Uniti e in molti altri paesi, sono state utilizzate nella colonna sonora di svariati film e serie tv fino ai giorni nostri, come simbolo dell’enorme impatto che hanno avuto sulla musica. Difatti, sono oggi riconosciute non soltanto come uno dei gruppi di maggior successo degli anni Novanta, ma anche come la seconda best selling girl band di sempre negli USA secondo Billboard, dopo le Supremes e prima delle Destiny’s Child. Sfortunatamente, nel 2002 Lisa “Left Eye” Lopes, la rapper del trio, morì in un incidente d’auto. È riconosciuto che fosse il membro portante della band, oltre alla principale autrice: le altre due sono rimaste insieme, ma non sono più riuscite a bissare il successo. Aveva 30 anni.
Stephen Gately e i Boyzone
Se dici Boyzone dici inevitabilmente Ronan Keating. Si tratta di uno di quei gruppi che siano riusciti a produrre un cantante solista di successo e distintamente riconoscibile dai suoi colleghi. Dopo tre album fortunati, tra il ’95 e il ’98, i Boyzone si separano, salvo poi tornare insieme nel 2010, un anno dopo la scomparsa del compagno Stephen Gately, con un album intitolato Brother in suo onore. Da allora, i Boyzone sono stati un quartetto e hanno rilasciato altri tre album, ma non sono più riusciti a produrre un’altra hit come ai tempi della formazione originale. Gately se n’è andato a 33 anni a causa di un edema polmonare acuto. Ultimamente si è vociferato di una reunion della band in occasione del trentennale, ma Keating ha smentito quest’ipotesi, citando come motivazione proprio la mancanza di Gately.
Paul Cattermole e gli S Club
In origine c’erano gli S Club 7, gruppo di sette ragazzi e ragazze messo su da Simon Cowell (quello delle Spice Girls, per intenderci). In Italia la loro fama non è mai arrivata, ma nel Regno Unito erano una potenza, generando diverse number one hit tra il ’99 e il 2003. Il primo ad andarsene fu Paul Cattermole, nel 2002. Un anno dopo il gruppo non esisteva più. Una decina d’anni fa ci fu la prima, brevissima reunion di tutti i membri originari, a cui ha fatto seguito un’altra nel 2023, ma stavolta senza lo stesso Cattermole, scomparso nell’aprile dello scorso anno per problemi cardiaci, a 46 anni. Dopo che anche Hannah Spearritt si è tirata indietro, sono rimasti in cinque e si fanno chiamare semplicemente S Club. Ma il loro ultimo singolo ha lasciato il pubblico indifferente e un nuovo album sembra assai lontano all’orizzonte (difatto, l’ultimo risale ai tempi della formazione originale al completo).
Sarah Harding e le Girls Aloud
Altro gruppo popolarissimo in Gran Bretagna, le Girls Aloud arrivavano dritte dritte da quella breve esperienza televisiva che è stata Popstars. Tra il 2002 e il 2012 hanno macinato un successo dopo l’altro, per poi decidere di perseguire carriere soliste. L’unica che ce l’abbia fatta davvero è stata Cheryl Tweedy, prima nota come Cheryl Cole, poi a un certo punto soltanto Cheryl: oltre a qualche singolo di successo, si è reinventata come giudice di X Factor, nella versione inglese come in quella americana, attrice, icona di stile, finendo per avere anche la sua copia al museo delle cere Madame Tussauds. Ha avuto una relazione con l’ex One Direction Liam Payne (ci arriveremo), ma prima ancora aveva perso un’altra compagna di viaggio: Sarah Harding, che nel frattempo era diventata un noto personaggio televisivo, se n’è andata nel 2021 a 39 anni per un cancro al seno. Le sue colleghe si sono prodigate a raccogliere fondi per la ricerca, e nel frattempo nel 2023 sono tornate insieme. Non si sa, però, se e quando rilasceranno materiale nuovo.
Simone Battle e le G.R.L.
Dietro la nascita delle G.R.L. c’è la mano di Robin Antin, la coreografa che è anche la principale responsabile della nascita delle Pussycat Dolls. Il loro esordio è del 2013, con un unico singolo di successo nei paesi anglofoni (tranne che in patria, negli USA). Nel 2014 la tragedia: Simone Battle si suicida all’età di 25 anni. Battle era stata una partecipante alla prima edizione di X Factor prima di unirsi alle G.R.L. e si stava affacciando anche al mondo della recitazione. Dopo la sua morte, le altre ragazze le dedicano il singolo Lighthouse, e poi si separano. Poi tornano insieme, in formazione ridotta: oltre a Battle, anche Paula van Oppen si tira indietro, e così da un quintetto sono diventate un trio. E si separano di nuovo. Al momento non c’è traccia di ulteriori progetti comuni.
Tom Parker e The Wanted
Con tre album tra il 2010 e il 2013, la boyband inglese dei The Wanted fa parte di quella ondata di cantanti britannici che nei primi anni Dieci conquistarono le classifiche d’oltreoceano, grazie soprattutto alla hit Glad You Came. Nel 2014, l’annuncio della separazione: ufficialmente, per consentire a tutti loro di perseguire progetti solisti; ufficiosamente, perché la stella dei One Direction brillava talmente forte da oscurare ogni altra boy band. Nell’era post-Covid, il gruppo si rimette insieme, anche attraverso una serie di concerti di beneficenza per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro, dopo che a Tom Parker era stato diagnosticato un grave glioblastoma. Purtroppo, Parker non ce la fa e si spegne a marzo 2022 a 33 anni. Il gruppo resta unito, e gli dedica un singolo che, però, resta fuori da ogni classifica. Nessun progetto futuro rilevante neanche per loro, al momento.
Liam Payne e i One Direction
È notizia degli ultimi giorni quella della scomparsa di Liam Payne, spentosi a soli 31 anni in circostanze ancora da chiarire – è noto, comunque, che sia precipitato dal balcone di una camera d’albergo mentre si trovava a Buenos Aires, dove si era tenuto un concerto dell’ex compagno di gruppo Niall Horan. Pare che Payne stesse tentando di rilanciare la sua carriera da solista che, dopo un inizio promettente, stava procedendo a rilento: il suo ultimo singolo non era andato bene, e l’uscita del nuovo album era stata posticipata. Insieme ai One Direction, aveva raccolto nell’arco di appena sei anni una celebrità e un successo imperituri: impossibile dimenticare una band che ha scalato le classifiche mondiali infrangendo record e conquistando primati, premi e dischi di platino praticamente ovunque, e i cui membri fossero individualmente riconoscibili e popolari anche dopo lo scioglimento. Coi BTS contende il titolo di boy band di maggior successo del nuovo millennio.
Dolores O’Riordan e i Cranberries
Quando Dolores O’Riordan se n’è andata, a 46 anni, nel gennaio del 2018, ha lasciato tutti senza parole. Nessuna malattia preannunciata, nessun segnale che potesse lasciarci così presto: la sua morte fu dovuta, infatti, ad annegamento nella vasca da bagno mentre era sotto l’effetto di alcol. La sua voce è una delle più caratteristiche e una delle più potenti e sofferte della storia del rock al femminile – ma, potremmo dire, dell’intera storia del rock senza distinzione di generi. Una voce così è difficile da sostituire, e infatti nessun membro della band ci ha mai pensato: dopo la sua scomparsa, quel che resta dei Cranberries si è limitato a pubblicare remix e compilation dei loro successi. Nessun altro potrà mai reintepretare Linger, Dreams o Zombie come lei.
Per chiunque abbia trascorso la propria adolescenza negli anni Novanta, i Linkin Park sono una band imprescindibile: tutti conosciamo le loro canzoni, e almeno una di esse ci è entrata nel cuore. Per intenderci, i Linkin Park sono quelli che hanno rivoluzionato il punk e il metal portandoli dritti alle masse e nelle radio, che combinavano il rock con il rap (complice l’alternanza tra i due vocalist Chester Bennington e Mike Shinoda, ma anche un riuscito feautiring con Jay-Z) e che esprimevano meglio di tutti la rabbia e il disagio giovanile. Poi, un giorno d’estate del 2017, Bennington se ne va, suicidandosi a 41 anni, e lasciando il mondo in lacrime. Il suo timbro era così marcatamente riconoscibile e potente che sembrava impossibile sostituirlo, perché Bennington era i Linkin Park. E invece, nel 2023 entra a far parte del gruppo Emily Armstrong, direttamente dalla rock band Dead Sara. Nonostante le polemiche (relative anche al suo passato con Scientology), il loro ritorno sta andandano bene: i primi due singoli hanno avuto buoni piazzamenti. Forse perché, in realtà, hanno fatto ciò che era più sensato: anziché tentare di sostituire Chester Bennington, hanno puntato su una nuova identità.
Andrea Vitale