Il libro Tutte le vecchie difese marce. Biografia non convenzionale di Goliarda Sapienza (Villaggio Maori Edizioni, 2024) di Martina Ásero è una narrazione che combina riflessione autobiografica, saggistica creativa e ricostruzione biografica in un unico flusso narrativo denso e sfaccettato. L’opera si propone come un omaggio intimo e consapevole – nel centesimo anniversario della nascita – a una figura letteraria e umana straordinaria, Goliarda Sapienza, artista complessa e spesso incompresa.
La scelta di raccontare la vita di Sapienza attraverso un filtro autobiografico non convenzionale rappresenta sia il punto di forza che una delle maggiori sfide di questo libro. Martina Ásero si avvicina alla figura della scrittrice e attrice catanese in un modo profondamente personale, quasi dialogico, stabilendo un confronto continuo tra le proprie esperienze e quelle dell’autrice scelta come oggetto di studio. Questa prospettiva soggettiva e narrativa permette di esplorare l’eredità umana e culturale di Sapienza in modo innovativo e coinvolgente, sebbene la narrazione possa risultare meno accessibile per un lettore in cerca di una biografia tradizionale.
Attraverso il tessuto narrativo, si evidenzia l’abilità dell’autrice nel ricostruire gli ambienti e le atmosfere che hanno caratterizzato la vita di Sapienza: la Sicilia del primo Novecento, le sue contraddizioni, e il teatro come simbolo di speranza e ribellione. Ogni scena è raccontata con un linguaggio evocativo, spesso lirico, che però non rinuncia a una vena critica e ironica, specialmente quando l’autrice riflette sulle proprie insicurezze e sul suo percorso come scrittrice.
Al cuore del libro c’è un’esplorazione delle identità frammentate, non solo quella di Goliarda, ma anche dell’autrice stessa, che si riflette nel suo sguardo verso la Sapienza. Questo intreccio di autoanalisi e ricerca biografica si traduce in un’opera metatestuale, dove i confini tra la vita raccontata e quella vissuta dall’autrice si fondono, creando un effetto specchio.
Al centro dell’(auto)analisi spicca il rapporto conflittuale con la figura materna, alla quale Martina Ásero dedica alcune pagine molto schiette e dolorose, ma non per questo scevre di amore e dedizione. È come se l’autrice proiettasse dunque su Goliarda i contrasti e le sofferenze della propria anima, scovando in lei tutti i punti in comune, riconoscendosi in lei come in uno specchio. Quasi a conferma di ciò, scrive l’autrice, in vena di confidenze: “[M]i sono accorta che ancora una volta, persino con Goliarda Sapienza che madre non è mai stata, ho imbastito un perfetto conflitto madre-figlia”.
Esplorando le notizie biografiche di Goliarda Sapienza, e interrogandone gli scritti e i taccuini, Martina Ásero riesce a dare forma a una figura ben più complessa e dettagliata di quella che la maggior parte della gente vede in lei, ovvero “una portabandiera della gioia”, come se l’ultimo romanzo postumo, che si intitola per l’appunto L’arte della gioia, avesse di colpo obliterato ogni dolore e sofferenza dalla sua vita e dalla sua produzione artistica.
La prosa della Ásero è fluida e stratificata, ma non manca di asperità, con passaggi che potrebbero risultare volutamente frammentari. Questa struttura narrativa richiama alla mente lo stile di Goliarda Sapienza stessa, con la sua predilezione per una scrittura che non segue regole tradizionali ma che si nutre di intuizioni profonde, spesso lasciate sospese.
Per concludere, Tutte le vecchie difese marce è un libro che non si limita a raccontare Goliarda Sapienza, ma che invita a riflettere sul significato della narrazione stessa, sull’eredità culturale e sull’identità. È un testo ambizioso, decisamente anticonformista, che di certo soddisfa i lettori capaci di lasciarsi affascinare dalla complessità di un sottile gioco tra vita e letteratura.
Giuseppe Raudino
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